Giovedì, 25 Aprile 2013 13:31

Andreacchi, petizione nel vuoto

Scritto da Alessandro De Padova
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mini pasquale_2SERRA SAN BRUNO - Erano da poco passate le 19 dell’ 11 ottobre di tre anni fa. Pasquale Andreacchi, dopo essersi ritirato dal maneggio in compagnia del padre Salvatore, esce per comprare le sigarette ad un distributore poco distante dalla propria abitazione. Purtroppo, però, non fa più ritorno. La mattina seguente, la madre Maria Rosa non vedendo Pasquale a letto, si preoccupa e così inizia il tam-tam di telefonate a parenti e amici per capire se qualcuno lo avesse visto. Non avendo notizie, i familiari del gigante buono, amante dei cavalli, si recano presso il commissariato di Polizia per sporgere denuncia. Dopo una serie di attività investigative, è emerso che Pasquale avrebbe avuto dei problemi con un pregiudicato della zona per la compravendita di un cavallo non pagato.

Due mesi dopo e, precisamente, il 9 dicembre 2009, la macabra scoperta: alcuni operai comunali si accorgono, in un cassonetto della spazzatura, della presenza di un cranio con un foro provocato da un colpo di pistola ed un femore spezzato piuttosto lungo. Passano due settimane e, sempre nei pressi del cassonetto, in via Corrado Alvaro, vengono ritrovati altri resti umani. Nelle vicinanze un portafoglio e dei vestiti poggiati su una pagina di giornale. «Quei resti non sono di nostro figlio», hanno affermato poche ore dopo il ritrovamento Salvatore Andreacchi e Maria Rosa Miraglia. Il 15 gennaio 2010, però, dall’ esame del Dna arriva la conferma: quelle ossa scarnificate appartengono proprio al giovane amante dei cavalli. Pasquale non ha mai avuto problemi con la giustizia. Era un giovane come tanti. Ucciso da mano ancora ignota. A tre anni e mezzo di distanza, la famiglia Andreacchi, attende ancora quella verità e giustizia che tarda ad arrivare. Pasquale, probabilmente, è morto la sera stessa della scomparsa. Fatto inginocchiare su una pagina di giornale, gli assassini lo hanno ucciso, sparando un colpo di pistola in testa, e poi è stato dato in pasto ai cinghiali. Ciò che desta maggiore preoccupazione, però, non è tanto l’omertà dei serresi, che hanno sempre dimostrato totale indifferenza di fronte ad un caso analogo, bensì il fatto che oggi Pasquale non viene considerato una vittima di mafia. Lunedì 17 febbraio, presso il salone di palazzo Chimirri, si è tenuta una giornata interamente dedicata alla legalità, nel corso della quale è stata ricordata la figura di Pasquale e delle tante vittime innocenti. Al termine dell’iniziativa, il testimone di giustizia Rocco Mangiardi ha consegnato simbolicamente al presidente del consiglio comunale, Giuseppe De Raffele, le firme raccolte con le quali si chiedeva all’amministrazione comunale di intitolare una via del paese al ‘gigante buono’.

Ebbene, sono trascorsi più di due mesi da quel 17 febbraio e ancora della via neanche l’ombra. Maria Antonietta Napoli, la zia del giovane ucciso tre anni fa, contesta l’inerzia che l’esecutivo guidato dal sindaco Bruno Rosi ha dimostrato in queste settimane. I tempi per l’intitolazione, infatti, dovevano essere brevi. Così, però, non è stato. «La mattina del 9 aprile - fa sapere la Napoli - mi sono recata dal sindaco, il quale mi ha consigliato di rivederci dopo dieci giorni. Mercoledì scorso, però, sono stata nuovamente in Comune ed il primo cittadino si è defilato. Al momento, non è stata fatta alcuna richiesta in Prefettura per l’intitolazione. Per questo motivo, assieme all’ avvocato Giovanna Fronte, legale della famiglia, provvederemo da qui a breve a presentare una lettera all’ Utg». Gli Andreacchi, però, non intendono mollare. Vanno avanti fino in fondo, perchè un ragazzo come Pasquale «merita una via che, a chiedere, non siamo solo noi familiari, ma 600 cittadini che, liberamente, hanno deciso di firmare la petizione».

 

articolo pubblicato su Il Quotidiano della Calabria

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    Dopo il successo dell’anno scorso, che ha visto i volontari del WWF impegnati nell’opera di sensibilizzazione alla conservazione del nostro patrimonio naturalistico nella suggestiva cornice del vivaio forestale “Rosarella” di Serra San Bruno, l’associazione ambientalista invita tutti ad un nuovo appuntamento con la biodiversità e il contrasto alle minacce che incombono su di essa. Attivisti, soci, simpatizzanti e cittadini, domenica prossima, dalle 10,30, saranno ospiti delle splendide strutture di Villa Vittoria a Mongiana, messe a disposizione dal Comando Provinciale del Corpo Forestale che ha risposto con entusiasmo alla proposta del WWF Calabria.

    La tradizionale manifestazione del WWF assume quest’anno un carattere particolare, essendo legata alla campagna del WWF Italia denominata “Stop ai crimini di Natura”, una iniziativa finalizzata a far conoscere all’opinione pubblica i pericoli gravissimi che minacciano la biodiversità in tutto il mondo, senza sottovalutare gli attacchi continui che subisce la Natura d’Italia e della nostra regione. Il programma prevede, oltre alla presentazione della campagna nella sala conferenze, l’allestimento di tavoli per raccogliere adesioni, percorsi di interesse botanico e faunistico (a cura del CFS) e una visita al museo delle Ferriere.

    Distruzione, alterazione e frammentazione degli habitat naturali, caccia eccessiva, bracconaggio, commercio illegale e introduzione di specie “aliene”, oltre alla minaccia globale rappresentata dal riscaldamento del pianeta determinato dall’effetto serra, sono le sfide quotidiane che il WWF è impegnato a contrastare , con la sola forza dei suoi volontari, degli scienziati e dei milioni di persone, che, in tutto il mondo, sostengono concretamente questa autentica guerra per salvare il pianeta e le irripetibili e meravigliose creature che lo popolano e lo rendono straordinario.

    Un impegno di civiltà e di amore che il WWF combatte dal 1961 in ogni regione della Terra per salvare dall’estinzione le ultime Tigri in Asia (ne sopravvivono in tutto 3200) o gli ultimi Rinoceronti sterminati per l’utilizzo del corno nei paesi orientali (della specie che vive a Giava, ne sono rimasti appena una cinquantina!); per non parlare delle poche centinaia di Gorilla di montagna rimasti, che vengono ancora braccati e massacrati per la carne o minacciati dalla distruzione delle loro foreste. Gli stessi elefanti africani, il simbolo stesso della savana, vengono crudelmente abbattuti dai bracconieri al ritmo impressionante di 22.000-25.000 all’anno . Ma l’elenco delle specie animali e vegetali che la terra rischia di perdere in breve tempo è sconvolgente e si allunga ogni giorno che passa, tanto da aver indotto gli scienziati a parlare di una “sesta estinzione di massa ”, dopo le cinque che hanno sconvolto la vita sul pianeta nelle passate ere geologiche. Con la differenza che stavolta, ad essere responsabile della fine di migliaia di specie, è un’altra specie: la nostra.

    Del resto gli Italiani e i Calabresi sanno benissimo che l’assalto alla natura e agli animali ha assunto anche da noi il livello di allarme rosso, considerato il continuo massacro del territorio e le minacce che gravano sulla nostra fauna. Un assalto contro cui agiscono, spesso a rischio della vita, i Ranger del WWF in tutto il mondo e, in Italia, 300 eroiche Guardie Venatorie Volontarie che , dalle Alpi alla Sicilia, sacrificano il loro tempo e i loro soldi per salvare orsi e lupi, uccelli migratori o per denunciare gli innumerevoli “Crimini di natura” che vengono commessi quotidianamente in ogni parte dell’ex “Bel Paese”, mettendo a repentaglio la salute dell’ambiente e, con essa, quella degli stessi abitanti. Un drappello di queste autentiche sentinelle dell’ambiente, sotto le insegne del Panda, opera da tempo in Calabria ed è anche al loro impegno quotidiano, così come all’insostituibile ruolo svolto tradizionalmente dal Corpo Forestale dello Stato, che l’appuntamento di Mongiana è dedicato.

    Per arrestare la folle corsa verso la distruzione del pianeta (l’unico che abbiamo!), il WWF chiede il sostegno di tutti: sul sito www.wwf/criminidinatura chiunque può informarsi maggiormente sul fenomeno e sostenere la campagna del WWF con una donazione, oltre a diffondere le informazioni e sottoscrivere la petizione per chiedere sanzioni più severe contro chi uccide specie selvatiche.


    WWF Calabria


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