Venerdì, 08 Marzo 2013 10:51

Gaetano Bruni nell'occhio del ciclone: 'Intrattiene legami con il clan Mancuso'

Scritto da Salvatore Albanese
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mini 4052_12_mediumLe intercettazioni telefoniche rilevate dai Ros dei Carabinieri di Catanzaro, nell’ambito dell’operazione che ieri ha condotto in arresto ben 24 esponenti della cosca Mancuso di Limbadi, hanno fatto emergere, alla base dello stesso clan, un’articolata rete di rapporti fra ’ndrangheta, massoneria, amministrazione pubblica e settore imprenditoriale. Tra i 24 finiti in manette, infatti, oltre ai vertici del clan, spiccano anche i nomi di diversi imprenditori impegnati nella siderurgia e nel settore turistico. Ma a scuotere il vibonese sono soprattutto le rivelazioni emerse riguardo ai presunti rapporti fra i Mancuso ed il Consigliere regionale Ottavio Gaetano Bruni, già per ben due mandati consecutivi Presidente della Provincia di Vibo Valentia (dal 1999 al 2008), nonché Presidente del Consorzio di Sviluppo Industriale provinciale (dal 2009 al 2010). Sembra che i rapporti fra Bruni e i Mancuso fossero coordinati soprattutto dagli uomini politicamente “operativi” del clan: il Consigliere provinciale Aurelio Maccarone e suo nipote Antonio Maccarone (genero di Pantaleone Mancuso).

In particolare il primo avrebbe fatto fulcro sulle proprie conoscenze e relazioni istituzionali per rafforzare il dominio della famiglia Mancuso nel vibonese, giocando quindi un ruolo importante all’interno dell’ambito politico provinciale e regionale, e contribuendo in maniera importante a rafforzare il “controllo del territorio da parte di un'organizzazione mafiosa sorretta da trasversali appoggi esterni”. Infatti, oltre ai saldi rapporti fra lo stesso Aurelio Maccarone ed alcuni Consiglieri comunali vibonesi (tra cui il capogruppo Udc Antonio Daffinà), secondo gli inquirenti, emergono anche dei “particolari” legami proprio con l’ex Presidente Bruni.

Ciò si deduce in maniera eloquente anche dal fatto che proprio Antonio Maccarone, come riportato nella relazione dei Ros, “svolge stabilmente attività politica nella sua qualità di Consigliere provinciale a Vibo Valentia, eletto nella lista di centrosinistra Autonomia e Diritti, con riferimento diretto il Consigliere regionale Ottavio Gaetano Bruni”, e che “Pantaleone Mancuso intrattiene occulti legami personali con alcuni esponenti politici locali, fra i quali proprio Ottavio Gaetano Bruni, esponente di vertice dello schieramento politico in cui milita anche Aurelio Maccarone”.

La relazione offre inoltre la prova esplicita di quanto fosse imponente l’influenza dei Mancuso anche su diverse amministrazioni comunali, come quelle di Ricadi, Joppolo e Limbadi, dove “i Mancuso hanno insediato dei propri Consiglieri, anche di schieramenti politici opposti fra di loro”. Nel caso specifico di Limbadi, nel 2011 Pantaleone Mancuso avrebbe personalmente “sostenuto la campagna elettorale del candidato sindaco, poi eletto, Francesco Crudo ed ha parimenti osteggiato la candidatura dell’esponente dello schieramento politico avverso”.

Tornando ai presunti rapporti tra i Mancuso ed  il Consigliere regionale Bruni, a cui gli inquirenti dedicano un capitolo specifico, ancora dalle intercettazioni emerge come durante le consultazioni regionali del marzo 2010, quando ancora Bruni era nel centrosinistra, i Mancuso avrebbero apportato il loro pieno appoggio alla elezione dell’ex Presidente provinciale:  “Con l’ex presidente della… del nucleo industriale eh… siamo amici, amici”. Per la Dda nella conversazione intercettata si fa riferimento proprio a Bruni. Altro segnale di vicinanza emerge dalle registrazioni operate nel post elezioni regionali del 2010. Nella circostanza, venivano intercettate più telefonate che confermavano la sostanziale ed effettiva unitarietà del tessuto relazionale che lega a Ottavio Gaetano Bruni più soggetti di rilievo emersi nell’indagine, quali gli stessi Antonio ed Aurelio Maccarone, nonché Francesco Staropoli, legato direttamente al boss Pantaleone Mancuso.

 

Quella delle amicizie “particolari” non è per Bruni una novità: nel luglio 2008 la figlia Francesca, durante un blitz notturno della Polizia, fu trovata in compagnia del latitante Francesco Fortuna (affiliato al clan dei Bonavota) a casa di quest’ultimo, con cui sembra fosse stata legata in quel periodo da una relazione sentimentale. In seguito la ragazza venne assolta dall’accusa di favoreggiamento, ma lo scandalo costrinse comunque Bruni, all’epoca Sottosegretario alla presidenza della Giunta regionale, a rassegnare le dimissioni.

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