Giovedì, 20 Luglio 2023 15:55

Serra crocevia dell'inclusione sociale con “Casa di Deborah” e “Il Bullone”

Scritto da Bruno Greco
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Il tempo, questo sconosciuto. Oggi non si riesce più a trovare il tempo giusto per affrontare le cose e soprattutto si rinuncia a diritti che dovremmo riconoscere come fondamentali quali la pausa e, perché no, anche la noia. L’attività frenetica a cui abbiamo abituato i nostri corpi e le nostre menti hanno dato vita perfino a una serie di malattie che un tempo non erano nemmeno concepibili. I sodalizi “Casa di Deborah” di Verona e “Il Bullone” di Milano, dopo aver consolidato da tempo la loro sinergia, si sono dati appuntamento a Serra San Bruno, coinvolgendo i propri ragazzi (circa venti) in un progetto dedicato al tempo. L’una si occupa di dare la possibilità a giovani e adulti di trovare un posto in cui poter stare insieme e aiutarsi nei momenti di difficoltà. L’altra accoglie adolescenti e adulti che hanno, o hanno avuto, l’esperienza di malattie gravi o croniche. Quale migliore location se non la cittadina della Certosa che del tempo ha fatto la sua fortuna con la sapiente spiritualità dei certosini e la paziente arte dei carbonai.

Si è tenuta stamattina nella sala giunta del Comune di Serra la conferenza stampa di presentazione del progetto: “Riprendiamoci il tempo”. Il sindaco Alfredo Barillari ha accolto i referenti di entrambi i gruppi (ospiti presso “Villa Bonitas”, alle porte del santuario di Santa Maria) ponendo l’accento su come il Comune di Serra auspichi a portare avanti progetti nobili dal punto di vista sociale. Risale infatti allo scorso anno la collaborazione, manifestata in più incontri, tra “Casa di Deborah” e l’amministrazione serrese rappresentata al tavolo dei relatori anche da Sabina Maiolo.

Giuseppina Vellone, psicoterapeuta e scrittrice di origini serresi nonché fondatrice della “Casa di Deborah”, ha introdotto la mission del sodalizio che si occupa da tempo di colmare la disgregazione sociale nel comune di Verona, dove l’associazione ha sede. «“Casa di Deborah” – ha spiegato Giuseppina Vellone – accoglie al proprio interno persone con problematiche sociali non psicofisiche o di natura sanitaria. Persone che a causa di un lutto o altro rischiano di rimanere da sole». Ad oggi ne fanno parte 35 persone e si è arrivati ad accogliere all’interno del sodalizio 14 diverse etnie. All’interno sono molteplici le attività che si possono svolgere, spaziando dai laboratori d’arte, alla scrittura fino alla cucina. Importante connettore con il sodalizio sono i servizi sociali territoriali o anche le parrocchie ad esempio, che venendo a conoscenza di situazioni di grave disagio sociale fanno da tramite con la “Casa di Deborah” per offrire aiuto. Un ruolo fondamentale è stato attribuito anche all’istituzione scolastica. Durante il dibattito si è riparlato della possibilità di aprire un punto “Casa di Deborah” proprio a Serra San Bruno. Un centro che darebbe la possibilità di colmare la disgregazione sociale sul territorio ma anche di creare reddito a favore dei tanti professionisti che potrebbero essere coinvolti nel progetto. 

Giuseppina Vellone ha poi ceduto il testimone a Lorenzo Carpanè, scrittore e docente dell’Università di Bolzano, il quale ha riportato un’attività svolta dai ragazzi della “Casa di Deborah” e de “Il Bullone”: «Abbiamo detto loro – ha spiegato Carpanè – di utilizzare un oggetto che per loro rappresentasse il tempo. È stato sorprendente vedere come ciascuno abbia svolto quel compito aprendo finanche una profonda riflessione che in primis non era prevista». Per questo motivo il docente universitario ha evidenziato come sia estremamente importante l’incontro, parola chiave che può essere la soluzione a tanti problemi. 

Da parte sua Sofia Segre, rappresentante e redattrice de “Il Bullone”, come esempio di integrazione ha parlato del progetto editoriale svolto dagli attivisti dell’associazione. Si tratta di una testata registrata, nata a dicembre 2015 da un progetto pilota in collaborazione con il Corriere della Sera. Un mensile realizzato insieme a studenti, volontari, illustratori e giornalisti professionisti. «Ogni mese – ha detto la Segre – affrontiamo un tema cruciale della nostra società da un punto di vista “umano”, portando riflessioni e inchieste che nascono da incontri, interviste, esperienze condivise, storie, esempi ispiratori per i giovani e per un mondo migliore». Oltre alla realizzazione del giornale si può partecipare anche a una riunione di redazione aperta. In più, come si legge sul portale, i ragazzi e i volontari contribuiscono alla realizzazione del giornale coprendo a rotazione il ruolo di “vicedirettore” de “Il Bullone”. 

Serra San Bruno diventa ancora una volta crocevia di importanti collaborazioni culturali dal punto di vista sociale, con la speranza che progetti simili possano presto nascere anche nella cittadina della Certosa.

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