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VIBO VALENTIA Il Partito democratico vibonese viaggia sempre più spedito verso l’implosione. Siamo infatti ormai alle porte di una deflagrazione interna che di fatto scinderà il partito in due anime distinte, condannandolo all’estinzione. Il quadro attuale, propedeutico alle prossime amministrative, fa presagire infatti che sulla scheda elettorale per l’elezione del nuovo consiglio comunale di Vibo Valentia non vi saranno liste a simbolo Pd. La spaccatura, ormai nell’aria da tempo, si è fatta via via sempre più concreta, voluta in particolare dall’area “censoriana” dei democratici pronta a sostenere la candidatura a sindaco dell’ex presidente del consiglio comunale Stefano Luciano, schierato alla guida di Vibo Unica. Un grosso calderone dove troveranno spazio non solo lo stesso Bruno Censore, ma anche il consigliere regionale del Partito democratico Michele Mirabello, l’esponente del Movimento per la Sovranità Domenico Arena, l’ex senatore di Alleanza Nazionale Francesco Bevilacqua e il segretario generale della Cisal Francesco Cavallaro.
Insomma, un’intesa trasversale – che di fatto mette insieme “zingarettiani” e “salviniani” – per nulla occulta, esibita anzi con forza ieri alla convention “Prove di dialogo per la Vibo del futuro” tenuta proprio nella città capoluogo e contraddistinta dalla presenza in prima fila di tutti i citati “pilastri” dell’emergente progetto pro Luciano.
Alla fine l’intesa sarebbe da inquadrare sia come un tentativo da parte dell’area maggioritaria del Pd di portare il partito all’anno zero e preparare poi nel prossimo futuro la ripartenza scevra dalla presenza della minoranza interna ostile all’ex deputato serrese (Michele Soriano e l’ex capogruppo Pd Giovanni Russo in primis), sia come una sorta di premio di riconoscenza a favore di Luciano, che alle Politiche dello scorso 3 marzo favorì la candidatura nella lista di Beatrice Lorenzin, all’interno della coalizione di centrosinistra, del suo braccio destro ed ex assessore all’Ambiente Vincenzo De Filippis. Con l’intento, chiaramente, di portare acqua al mulino di Censore, candidato da “capolista” all’uninominale.
Ma se Atene piange, Sparta non ride perché l’altra metà del partito, capeggiata proprio dall’ex consigliere comunale d’opposizione e capogruppo del Pd Russo, già da giorni pare abbia trovato un posto comodo al tavolo del senatore forzista Giuseppe Mangialavori, anche lui pronto a varare la sua lista per la conquista di Palazzo Luigi Razza.
Sullo sfondo resta quindi la terza parte del centrosinistra, impersonata principalmente da Antonio Lo Schiavo che tenterà di garantirsi spazio elettorale guardando alle aggregazioni civiche.
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