Occhi lucidi, mani veloci e decise che sembravano mosse da forze ignote su tamburelli e organetti, nessuna "barriera" tra pubblico, organizzatori, familiari e suonatori. Un'unica, grande manifestazione collettiva di condivisione del dolore e del ricordo. La comunità di Serra San Bruno non dimenticherà mai il 25 giugno di quest'anno, il giorno in cui la tragica morte di Bruno Vavalà e Nicola Callà in un incidente sulla Trasversale ha scosso l'intera comunità. Ancora oggi nessuno, tra quanti li hanno conosciuti, si fa una ragione di aver perso due amici veri, due persone leali accomunate dalla dedizione al lavoro e da un sorriso disarmante. Il senso di comunità acceso dalla loro perdita, manifestatosi già in occasione dei funerali e della fiaccolata del 16 luglio, si è ripetuto lo scorso 17 agosto nella piazzetta dell'associazione "Il Brigante".
LA RIBELLIONE DEI RAGAZZI PER I DIRITTI NEGATI
"Chi lotta può perdere, chi non lotta ha già perso". Gli amici e i familiari di Bruno e Nicola hanno deciso di lottare perché non si può perdere prematuramente la vita in un incidente stradale. Hanno deciso di lottare perché è assurdo dover reclamare diritti che ancora si tenta di spacciare per favori. Ragazze e ragazzi pressoché 20enni, già promotori della fiaccolata silenziosa per dire "basta" alle morti sulla strada, hanno presentato nella piazzetta del Brigante il "Gruppo 25 giugno" che da quella data fatidica ha tratto la forza per impegnarsi civicamente a favore della propria comunità. È stato un momento di confronto dall'alto valore umano e politico. Ed è stato toccante vedere dei giovani così determinati che in un'assemblea pubblica, in maniera orizzontale e senza esibizioni da palco, hanno voluto metterci la faccia, ciascuno con un intervento organico e mirato, al fine di spiegare quale fosse il senso della loro azione collettiva, dai primi passi compiuti agli obiettivi futuri. L'assemblea ha permesso al neonato collettivo di fare rete assieme ad altre realtà e di comprendere che i fronti sono tanti (a partire da ambiente e sanità) ma che la lotta deve essere una sola, quella in difesa del territorio, dei beni comuni, e per la creazione di una società diversa da quella imposta dai modelli dominanti.
LA MUSICA COME FORMA DI DIALOGO CON L'ALDILÀ
Quest'anno non c'era nulla da festeggiare per l'associazione "Il Brigante" e la stagione volutamente sottotono lo ha dimostrato. Non è però mancata la presenza sul territorio e lo spirito, anche se fiaccato dagli eventi, è rimasto quello che conosceva chi oggi non c'è più. Proprio per questo, in serata, l'organetto di Bruno ("Lice") - che in quella piazzetta è cresciuto e si è formato - ha continuato a suonare. Alcuni tra i suoi più cari amici (Patrick Pisani, Mattia Tassone, Giacomo Gallè, Bruno Vavalà, Bruno Lazzaro, Salvatore Mangiardi, Bruno Polito, Pasquale Pileggi, Davide Tassone, Bruno Timpano) hanno preso in mano gli strumenti per animare quell'angolo del centro storico serrese che per tanto tempo è stato allietato dalla musica di Bruno. La partecipazione è stata straordinaria e commovente. Dalla piazzetta, gremita di gente, si è alzato verso il cielo un afflato di passione e affetto che ha avvolto i familiari di Bruno e Nicola presenti alla serata. Una simile "festa", per salutare con note, lacrime e sorrisi coloro ai quali il sorriso non mancava mai, era necessaria e ha rappresentato anche un momento unico, raro proprio perché legato a una tragedia immane. Lo ha ben spiegato Valentino Santagati, ricercatore e musicista sempre ospite gradito del Brigante assieme a Elena Gallo e a Giovanni Donato (figlio dell'indimenticato suonatore Peppino). Ricollegandosi alla tradizione della vita rurale, ha raccontato come in realtà da sempre la musica abbia fatto da ponte con l'aldilà, uno strumento privilegiato di dialogo anche con i defunti. La musica ha fatto sì che Bruno diventasse un attivista del Brigante e attraverso la musica, insieme alla comunità intera, l'associazione lo ricorderà ogni anno dialogando con il linguaggio che lui stesso ha preferito da quando, all'età di sei anni, ha preso per la prima volta in mano il suo indimenticabile organetto. Che continua e continuerà a suonare.
***
Di seguito il testo della struggente suonata "alla Nicastrisa" improvvisata da Santagati con parole tramandate da un cantante popolare di Gioiosa Ionica, Vincenzo Calabrese (rappresentante, come Peppino Donato, della cultura musicale delle campagne), a sua volta apprese da un costruttore di lira calabrese, Domenico Romeo, che le aveva cantate in punto di morte.
E pe Brunu e pe Nicola ora sonamu
e Piepp' e Costata puru salutamu
e chi ' facìanu iddi nui facimu
sonamu nsin'a chi a stu mundu simu
ma nc'è la morti chi ndi veni appressu
e ognunu voli pe mu staci arrassu
o morti non mu veni tantu prestu
dassami n'atru pocu mu mi spassu.