Domenica, 07 Maggio 2023 07:57

Il cantiere aperto del "Monumento". Il vero restauro e il senso di comunità

Scritto da Bruno Greco
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Anche stavolta è un cantiere storico. E anche stavolta è un cantiere "aperto". A cento anni dalla sua realizzazione, il "Fante vittorioso" bronzeo che campeggia dal 1925 nel centro di Serra San Bruno è "sceso" per la prima volta come a voler guardare negli occhi i compaesani, che ricambiano ammirati. La statua è stata rimossa a causa dei problemi al perno che la sosteneva perché completamente corroso (qui il video). L'intervento, reso necessario dagli evidenti problemi strutturali di un’opera inaugurata ormai un secolo fa, rientra nel restauro avviato da pochi giorni nell'ambito del quale è previsto un cantiere didattico.

Come già avvenuto con il restauro del busto di San Bruno, nella cittadina della Certosa queste occasioni risvegliano un senso di comunità molto forte. Va messo sicuramente in risalto il valore collettivo di un'opera che è stata realizzata grazie alle donazioni dei serresi (emigrati compresi) e arricchita da un ulteriore contributo della comunità locale (quella dei veri màstri di un tempo e non certo dei commentatori social di oggi): nei primi anni 50, sfruttando l'occasione di un bando ministeriale, Giuseppe Maria Pisani riunì le maestranze locali per la realizzazione della stupenda cancellata che ancora oggi possiamo ammirare. 

A questo grande lavoro collettivo si aggiunge oggi anche il piccolo (ma disinteressato e gratuito) contributo offerto dal Vizzarro, che ha avuto l'onore e il privilegio di occuparsi dei contenuti dei pannelli che nel cantiere didattico sono dedicati alla storia del nostro "monumento". Grazie al recupero delle carte d’archivio portato avanti dall'amministrazione comunale, e grazie al prezioso lavoro di Salvatore Costa che quotidianamente esamina e cataloga quei documenti storici, sono venuti alla luce fatti singolari e finora poco o per nulla noti. Tra questi, ad esempio, l’attribuzione del progetto del basamento granitico allo scultore serrese Giovanni Scrivo, un'opera nell'opera – alla stregua della cancellata – che, come ben specificato nei pannelli didattici, è stata poi materialmente realizzata dagli scalpellini locali tra cui primeggiava l'indimenticato Biagio Lomoro.

COME SI INTERVIENE SU UN’OPERA D’ARTE

Il cantiere didattico inaugurato da qualche giorno rievoca quello dei primi anni 50 dell’artista Pisani con le maestranze serresi. Gli studenti hanno cominciato ad affiancare il direttore dei lavori Pasquale Rachiele e il restauratore Antonio Adduci (che si è occupato anche dei lavori riguardanti il busto di San Bruno custodito nella Certosa). Trattandosi di cantiere didattico è importante spiegare anche cosa sia il restauro, parola che viene usata spesso impropriamente quando qualcuno (che non può definirsi restauratore) si dedica ad improbabili rifacimenti che nulla hanno a che vedere con questo tipo di lavoro. 

Interpellato dal Vizzarro, Adduci lo ha spiegato così: «Il restauro, propriamente inteso quale intervento di neutralizzazione delle cause di degrado, deve rispondere ad alcuni requisiti fondamentali. È, anzitutto, un intervento interdisciplinare, in cui alle abilità tradizionali si affiancano l'interpretazione storico-artistica e la diagnostica scientifica. In secondo luogo deve essere un intervento orientato alla reversibilità, non deve modificare in maniera permanente l’originale, deve essere riconoscibile e documentato ove prevalessero esigenze di mimetizzazione. Non è ammesso l'impiego di nessun materiale che possa, anche in prospettiva, essere causa di ulteriori fenomeni di alterazione del manufatto. Infine, deve garantire un'adeguata durevolezza».  

Quante volte abbiamo visto statue antiche riportate completamente a nuovo da qualcuno? Si tratta di interventi che, seppur fatti in buona fede e per dare nuova vita ad alcune opere, finiscono per creare dei “falsi storici” e rovinare le opere originali. «Allo scopo di tutelare i beni di eccezionale rilevanza storico-artistica – ha spiegato ancora Adduci – lo Stato provvede alla formazione di restauratori che iscrive in un elenco pubblico, consultabile sul sito del Ministero dei Beni Culturali». Adduci è specializzato nell’ambito dei manufatti in metallo nobile e il suo incarico è assegnato dalla Soprintendenza. Quelli che effettuerà sul "Monumento ai caduti" saranno interventi tradizionali ma anche moderni, realizzati per esempio con la tecnologia laser per la pulitura. Ogni fase sarà puntualmente relazionata e sottoposta al vaglio dei funzionari della Soprintendenza.

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