Domenica, 05 Novembre 2017 09:42

I Templari tra noi. Il neomedioevo delle Serre tra storia e invenzione

Scritto da Tonino Ceravolo
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Indossano costumi e abiti che sembrano provenire da mondi lontani e partecipano con una certa frequenza ai riti religiosi della comunità, in file ordinate, silenti, con una compostezza d’altri tempi, i volti distesi in una inequivocabile serietà. Talvolta, com’è accaduto di recente, si presentano come “custodi” di venerate reliquie della cristianità, che sorvegliano come antichi cavalieri del tempio e che “proteggono” non si sa da cosa né da chi.

Le denominazioni che assumono possono persino variare nel tempo, ma rimandano a un sostrato comune, quello che Tommaso di Carpegna Falconieri, in un volume brillante e ben documentato (Einaudi, 2011), ha chiamato il “Medioevo militante”. Neocrociati, neotemplari, neocavalieri di qualche Ordine iniziatico che affonda le proprie origini in un passato mitico e remoto, per definizione nobile e ideale, intriso della suprema virtù dell’onore, contrapposto alla viltà e alla decadenza dei tempi presenti: “Il punto di partenza consiste sempre nel convincimento che il presente è un tempo di crisi, mentre il passato medievale racchiude tesori di sapienza e verità. – osserva Carpegna Falconieri – Riscoprire, tramandare e mettere a frutto questo patrimonio della Tradizione è un dovere per coloro che sono stati illuminati dalla conoscenza. Molti di questi lasciti spirituali affondano in un’antichità remota, durante il medioevo sono stati preservati e resi noti a gruppi d’illuminati – catari, templari, streghe, alchimisti, Fedeli d’Amore – e poi durante le età successive sono rimasti segretamente in vita, attraverso una catena ininterrotta d’iniziazioni che hanno assicurato il mantenimento della philosophia perennis, del sapere autentico e originario” (p. 146). L’anacronismo non li preoccupa, perché il loro problema non è la storia, ma la Verità, di cui si sentono depositari e interpreti, così come non li preoccupa nessuna smentita fattuale e documentale che si sforzi di collocare l’ordine templare o il movimento crociato nel proprio tempo storico. Dal loro punto di vista, templarismo e spirito di Crociata sono categorie eterne dello spirito, di volta in volta visibilmente rappresentate da singoli uomini che ne incarnano, si direbbe oggi, la mission. In una indimenticata “Bustina di Minerva” Umberto Eco, grande studioso di fenomeni esoterici, a proposito dei tanti libri che, per così dire, aderiscono alle ragioni attuali dei neotemplari annotava: “Niente è più facile che trovare un libro sui Templari. L’unico inconveniente è che nel 90 per cento dei casi (mi correggo, 99) si tratta di bufale, perché nessun argomento ha mai maggiormente ispirato le mezze calzette di tutti i tempi e di tutti i paesi quanto la vicenda templare. E via con la continua rinascita dei Templari, con la loro costante presenza dietro le quinte della Storia, tra sette gnostiche, confraternite sataniche, spiritisti, ordini pitagorici, rosacrociani, illuminati massoni e Priorato di Sion. […] L’unico modo per riconoscere se un libro sui Templari è serio è controllare se finisce col 1314, data in cui il loro Gran Maestro viene bruciato sul rogo”. C’è poi un’aggiunta, che non è solo locale, ma che da queste parti è ben visibile pubblicamente: neotemplari e neocrociati, lo dicevamo all’inizio, accompagnano taluni riti della religiosità popolare, guidano le processioni intorno e a fianco del sacerdote, si dispongono talvolta durante la messa, in particolari occasioni, ai lati dell’altare. E, incidentalmente, si potrebbe notare in tutto questo un curioso paradosso, se soltanto si pensa che alla fine del XIX secolo le confraternite laicali di Serra si ritrovarono l’una contro l’altra “armate” nel rivendicare la precedenza nel corteo processionale che accompagna San Bruno (e ci volle, addirittura, un accordo scritto e sottoscritto per riportare la pace e stabilire chi dovesse disporsi prima e chi dopo), mentre oggi si fanno tutte bellamente precedere da qualche “congregazione” neocrociata o neotemplare praticamente senza fiatare. In un informato articolo su “Il Giornale” del luglio 2005, Andrea Tornielli, attuale vaticanista della “Stampa”, ha efficacemente descritto questo fenomeno: “Sarà la moda del Codice Da Vinci, sarà il fascino dei misteri medioevali, sarà la fregola di poter indossare ampi mantelli e maneggiare qualche spada, sarà la debolezza per le processioni, i primi posti in chiesa e i riti dal sapore antico: in Italia si moltiplicano a vista d’occhio sedicenti ordini templari che si rifanno alla tradizione interrotta nel 1307 con la crudele persecuzione attuata da Filippo il Bello contro i cavalieri del Tempio. Ne spuntano in ogni città, sono già una quarantina, la metà dei quali nati nell’ultimo decennio, e ogni gruppo sostiene di essere l’unico autentico. Ovviamente sono quasi tutti in lotta tra di loro e si scomunicano a vicenda. Basta navigare qualche ora nel web per rendersene conto e visitare un mare di siti Internet con lo stesso stemma cavalleresco, le stesse croci rosse e lo stesso motto «Non nobis Domine» («Non a noi, Signore, ma al tuo nome dà gloria»). Si sprecano gran maestri e cerimonie d’investitura, si rincorrono per tutta la Penisola frati e vescovoni disposti a celebrare una Messa per i cavalieri e a farsi immortalare al loro fianco, si invoca l’autorità del Papa”. Ma qualche conto, a ben vedere, non torna e sembra strano che non sempre si traggano le dovute conclusioni. Lasciamo la parola ancora a Tornielli: “Tutti si definiscono cattolici, qualcuno «ecumenico», qualcun altro ammette che tra i suoi affiliati vi sono «fratelli massoni», qualcuno assicura di possedere addirittura l’autentico Santo Graal, la coppa usata da Gesù per l’ultima cena. […]. Il fenomeno ha assunto dimensioni tali che a Roma nei giorni scorsi è dovuto scendere in campo il Vicariato guidato dal cardinale Camillo Ruini, che ha invitato le chiese della capitale e della diocesi a non ospitare cerimonie dei cosiddetti «Ordini templari» non riconosciuti dalla Santa Sede. «Per incarico del cardinale vicario - si legge nella lettera del segretario generale del Vicariato, monsignor Mauro Parmegiani - mi premuro di informarvi che, come più volte l’Osservatore romano ha precisato, la Santa Sede riconosce e tutela solamente il Sovrano militare ordine di Malta e l’Ordine equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme»”. Ecco, il problema è anche questo (e non si tratta di cosa secondaria, nello specifico contesto): la Santa Sede non li riconosce. Le varie “congregazioni” di neotemplari, neocrociati e neocavalieri di qualcosa, non sono altro che associazioni private, più o meno come le bocciofile o i club dei tifosi della squadra del cuore. Perché collocarli al posto d’onore nelle processioni e nelle chiese durante alcune celebrazioni? Cosa c’entrano con i riti pasquali e con San Bruno? E, soprattutto, perché non fanno proprio, se sono così intrise di spiritualità monastica, l’antico motto dell’esicasmo, “fuge, tace, quiesce”?

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