Sabato, 12 Dicembre 2020 10:55

Il neuro-marketing come nuova frontiera della comunicazione

Scritto da Bruno Greco
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Le frontiere della comunicazione hanno confini decisamente plasmabili. Dai Millennials alla Generazione Z, internet ha contribuito a “sovvertire” anche le regole della socialità meno propensa al vis à vis. Di conseguenza i professionisti del settore hanno cercato nuove vie per rendere più efficaci le loro campagne di comunicazione. La monterossina Caterina Fanello, fondatrice di CheTesta, è la titolare della prima agenzia di neuro-marketing del Sud Italia, formata da 7 professionisti tutti calabresi e con varie competenze nell’ambito della comunicazione: dagli psicologi, ai grafici fino ai giornalisti per garantire una consulenza trasversale.

Nell’intricato mondo della rete, affinare maggiormente l’affidabilità di un messaggio dandogli una valenza scientifica, e che possa contare anche su fattori empatici ed emozionali, è un percorso necessario. Fanello ha raccontato la propria esperienza professionale al programma “Detto tra noi”, in onda ogni giovedì su Radio Serra e condotto da Daniela Maiolo e Sergio Pelaia per la regia di Bruno Iozzo. Tutto è cominciato grazie a un finanziamento pubblico utile all’acquisto di strumenti sofisticati applicabili al neuro-marketing da un punto di vista pratico e non solo teorico. Come si fa, dunque, ad analizzare la mente umana per comprendere quale sia il messaggio/prodotto recepito meglio dal cliente? «Il neuro-marketing – ha spiegato Caterina Fanello – è l’unione tra il marketing e le neuroscienze. Si tratta di capire quali siano le leve su cui puntare per rendere più efficace la strategia comunicativa». Un lavoro, questo, che non riguarda solo il feedback del potenziale cliente ma si fa in sinergia anche con i committenti delle campagne, intenzionati a veicolare un certo tipo di messaggio. «Più efficace – ha continuato Fanello – non significa necessariamente “vendere di più” perché se facciamo riferimento a progetti sociali l’obiettivo sarà anche migliorare il benessere collettivo. Questo per chiarire che il marketing non è un mostro che manipola le persone».

Rispetto alle difficoltà che possano derivare dal fattore territoriale e dalla scelta di creare questo tipo di agenzia proprio in Calabria, Fanello ha precisato: «Ho deciso di vivere in Calabria e non mi sono posta mai questo limite. Il Covid ci ha fatto reinventare con lo smart-working e in più penso che il nostro sia un terreno molto fertile e pronto a scoprire cose nuove. Dal punto di vista della consulenza aziendale si possono riscontrare ovvi problemi per quanto concerne il posizionamento sul mercato, però noi lavoriamo anche fuori dai confini regionali. La scelta di stare qui la considero anche uno sponsor per la nostra regione».

Sul target di riferimento l’esperta di comunicazione ha continuato: «Spesso si pensa ad aziende con grandi numeri e invece non è così. Anche una piccola impresa che parte da zero potrebbe avviare una ricerca per comprendere quale possa essere la giusta strategia comunicativa o avere una semplice consulenza. L’importante è essere aperti all’innovazione e avere già un buon grado di digitalizzazione d’impresa. Quest’ultimo potrebbe essere un problema per il nostro territorio».

LA CALABRIA DI MUCCINO SOTTO ESAME Una delle ultime ricerche di CheTesta si è concentrata sull’efficacia del corto di Muccino, “Calabria Terra mia” (ne abbiamo scritto qui), commissionato dalla Regione. «La nostra ricerca ha testato le reazioni cerebrali di un campione di 20 persone (indagine qualitativa). Da un punto di vista tecnico abbiamo utilizzato tre livelli di strumentazione: l’EyeTracking, per tracciare i movimenti oculari, l’Eeg, l’elettroencefalogramma che studia i livelli di attenzione e il Facial coding che legge le espressioni facciali. Alla fine della ricerca è stato esposto un questionario ai soggetti e il dato più interessante è che più del 40% degli intervistati ha sostenuto di avere provato rabbia e paura, emozioni non ricavate dalle strumentazioni che hanno invece rivelato la gioia come emozione preponderante. Questo mi ha spinto a dire che il corto emoziona anche chi lo critica. È chiaro che il video, anche in questo caso, può non piacere ma dal nostro punto di vista se doveva emozionare è riuscito nell’intento. Un esperimento che ci fa capire anche quanto le nostre azioni siano mosse dal nostro inconscio».

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