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Direttore responsabile: Bruno Greco
Redazione: Salvatore Albanese, Alessandro De Padova
Reg. n. 4/2012 Tribunale VV
VIBO VALENTIA - La dirigenza rossoblu è a lavoro per rafforzare ulteriormente l'organico a disposizione e, soprattutto, per venire incontro alle esigenze del tecnico Antonio Soda. L'allenatore della Vibonese, può contare su un altro giovane valido e promettente, proveniente dalla Berretti del Taranto. Si chiama Pietro Cibelli, napoletano classe '84, che ha convinto Soda, il quale ha dato il via libera per il trasferimento. Cibelli ricopre il ruolo di esterno sinistro basso ed è già a disposizione del tecnico rossoblu. 'Arrivo a Vibo con motli stimoli e tanta voglia di far bene - queste le prime parole del neo acquisto - e sono convinto di poter dire la mia, dando un giusto contributo alla causa. Ho scelto la Vibonese perchè sono a conoscenza della serietà e poi c'è un bel progetto del quale intendo essere parte integrante'.
SERRA SAN BRUNO - Così tanta neve la ricordano in pochi. Le precipitazioni che hanno colpito la zona delle Serre negli ultimi giorni, infatti, rappresentano un evento storico. L'ultima grande nevicata, a Serra San Bruno, si è verificata nel 1986, ma è opinione unanime che sia stata meno considerevole di quella di quest'anno. Andando indietro nel tempo, quindi, per rintracciare eventi che possano essere paragonabili alle nevicate di questi giorni bisogna arrivare al 1965 e, ancora prima, al 1956. Il 2012, dunque, verrà ricordato a lungo: la nevicata più abbondante deglu ultimi 50 anni. Di seguito proponiamo un reportage fotografico che da un lato documenta i disagi affrontati dai serresi, e dall'altro consegna alla storia momenti ludici e a volte poetici che solo eventi del genere regalano.
di Dante il Sapiente
Canto primo
Nel mezzo del cammin di nostra vita
ci ritrovammo in culo il pidielle,
ché la "sinistra" via era smarrita.
Ahi quanto a dir qual era è cosa dura
esta pena selvaggia e aspra e forte
che nel pensier rinova la paura!
Tant’è amara che poco è più morte;
ma per trattar di quello ch’i’ vi trovai,
dirò de l’altre cose ch’i’ v’ ho scorte.
Io non so ben ridir com’i’ v’intrai,
com'arrivai in quello municipio,
che la verace via abbandonai.
Ma poi ch’i’ fui al piè di San Brun giunto,
là dove terminava quel corso
che m’avea di paura il cor compunto,
guardai in alto e vidi le mie palle
gonfiate già quanto un pianeta
le palle mie e tutte l'altre palle.
Allor fu la paura un poco queta,
che nel lago del cor m’era durata
la notte ch’i’ passai con tanta pieta.
E come quei che con lena affannata,
uscito fuor dell'Alaco a la riva,
si volge a l’acqua perigliosa e inquinata,
così l’animo mio, ch’ancor fuggiva,
si volse a retro a rimirar il bossol
che non lasciò già mai persona viva.
Poi ch’èi posato un poco il corpo lasso,
chi mi cacai per la piaggia diserta,
sì che ’l piè fermo sempre era ’l più basso.
Ed ecco, quasi al cominciar de l'erba,
una canna leggera e presta molto,
che di pel russiciedhi era coverta;
e non mi si partia dinanzi al volto,
anzi ’mpediva tanto il mio cammino,
ch’i’ pimmu mi ripigghjiu stetti molto.
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