mini logo_USB_67df92_03Dopo le promesse, il silenzio. L’imponente manifestazione dell’8 maggio scorso a Catanzaro aveva costretto l’assessore al Lavoro Nazzareno Salerno ed il presidente Giuseppe Scopelliti a rendersi autori di dichiarazioni rassicuranti per il futuro occupazionale degli Lsu ed Lpu calabresi. Annunci esclusivamente verbali che, di fatto, ad oltre un mese di distanza, non sono stati seguiti da alcun provvedimento concreto. In quell’occasione si era garantita la copertura finanziaria per il pagamento degli stipendi solo fino al prossimo 15 luglio, data sempre più vicina oltre la quale si intravede per i 5200 Lsu ed Lpu calabresi un futuro ancora più avverso.
 
L’Unione Sindacale di Base, in una nota diffusa nella mattinata di ieri, ha rinnovato la piena intenzione di lottare senza sosta al fianco dei precari calabresi in servizio presso molti enti locali: “Riteniamo grave il silenzio della Regione Calabria sia rispetto alle nostre richieste di incontro, sia rispetto alla reperibilità dei fondi necessari per la prosecuzione dei progetti fino al 31 dicembre 2013 promessi dal presidente Scopelliti e dall’assessore Salerno”.
 
Le promesse dei due politici regionali erano arrivate propria a culmine della manifestazione promossa dallo stesso Usb l’8 maggio scorso ed a seguito della quale si era tenuto un incontro fra Regione e Governo nazionale sul tema occupazione. Un incontro che in realtà non ha partorito alcuna notizia rassicurante per i precari calabresi, anzi la questione sembra sia stata volutamente affrontata in maniera generica ed astratta in un grosso calderone concernette tutte le problematiche legate al lavoro in Calabria. 
 
L'Usb ha quindi rivolto l’ennesimo sollecito all’assessorato regionale competente in materia “a prendere atto della realtà del precariato calabrese e del suo ruolo essenziale e produttivo in tutti i settori degli enti locali della regione, nonché per far ristabilire la legalità contrattuale e previdenziale vergognosamente violata, da organi di Stato, in quasi due decenni di umiliante utilizzazione in nero”. 
 
Altra grana per i lavoratori è quella della questione normativa scaturita in seguito alla bocciatura della Corte Costituzionale sulla legge regionale che rinvia i termini per la stabilizzazione: “Questa organizzazione sindacale – scrive ancora l'Usb – pretende l’attuazione di un nuovo e serio provvedimento legislativo che permetta di procedere alla definitiva e complessiva stabilizzazione dei soggetti attivi al 31/12/2012, al loro riconoscimento previdenziale pregresso ed inserimento contrattuale e salariale nelle deficitarie piante organiche degli enti utilizzatori”.
 
In conclusione della nota stampa, l’Usb - rivolgendosi a tutti i lavoratori - ha invitato a mantenere alta la guardia e a non farsi abbindolare da promesse che fino ad ora non hanno avuto alcun riscontro concreto, invitando alla mobilitazione nel caso si protraesse ulteriormente il silenzio sulla questione da parte della regione Calabria e del Governo nazionale.
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mini precari 4Un’anomalia dell’assistenzialismo all’italiana. Per migliaia di lavoratori, appesi all’incubo della precarietà, è un dramma che dura da 15 anni. Per la politica, che ha partorito quest’ennesima bomba sociale, oggi è diventato un fardello pesantissimo, difficile da portare (e da scaricare). Il Consiglio di Stato (sentenza n. 1253/2007) ha decretato che l’attività dei lavoratori socialmente utili e di pubblica utilità non può qualificarsi come un vero rapporto di impiego, “e ciò per la considerazione che il rapporto dei lavoratori socialmente utili trae origine da motivi assistenziali e riguarda un impegno lavorativo certamente precario”. Un responso impietoso, difficile da accettare per chi svolge quotidianamente servizi essenziali in migliaia di enti locali - per poche centinaia di euro al mese e senza alcun contributo previdenziale - ed è ciclicamente costretto a scendere in piazza

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mini municipio_serraSERRA SAN BRUNO – Il primo cittadino Bruno Rosi, non sarebbe più intenzionato a rinnovare i progetti per i lavoratori Lpu-Lsu in scadenza il prossimo 31 dicembre. A questa determinazione sarebbe pervenuto negli ultimi giorni dopo le “resistenze” di alcuni lavoratori che non avrebbero ottemperato alle nuove mansioni previste dalla rimodulazione dei progetti in atto. Il sindaco, avrebbe quindi constatato come a fronte di 58 lavoratori, i risultati dell’organizzazione dei lavoro sarebbero piuttosto scarsi, e tutto ciò avrebbe fatto ingenerare nel capo dell’esecutivo cittadino, l’intenzione di non rinnovare i progetti. Secondo quanto siamo riusciti ad apprendere, lo stesso primo cittadino avrebbe anche “suggerito” l’opportunità che i lavoratori prendano in considerazione l’idea di chiedere il trasferimento presso altra sede, proprio per non perdere il diritto al rinnovo dei progetti e ad una sempre vana stabilizzazione. 
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Giovedì, 09 Maggio 2013 13:17

Lsu/Lpu: Censore (Pd) si rivolge al governo

mini CensoreBruno
Riceviamo e pubblichiamo
 
 
«Spettabile Ministro, mi sia consentita, preliminarmente, una constatazione oggettiva: l’autentica polveriera che sta assumendo i connotati di una vera e propria bomba sociale, che potrebbe esplodere da un momento all’altro, richiede risposte immediate e ineluttabili per eliminare il disagio sociale e per ridare dignità e prospettive a migliaia di lavoratori calabresi».
E’ questo l’incipit di una lunga, accorata ed articolata lettera che il Deputato del Partito Democratico Bruno Censore, assieme ai colleghi Vincenza Bruno Bossio (PD) e Ferdinando Aiello (SeL), ha indirizzato al Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, On.Prof. Enrico Giovannini, per chiedere l’istituzione di un tavolo tecnico per la stabilizzazione degli Lsu/Lpu, al fine di studiare e individuare soluzioni definitive per il problema dei cinquemila Lavoratori Socialmente Utili e di Pubblica Utilità calabresi.
«Il riferimento - scrive Censore - è alla vicenda, annosa, insoluta e per certi versi paradossale, che riguarda gli oltre 5.000 Lsu/Lpu Utilità calabresi. La loro condizione di precarietà risulta sempre più grave tanto che in seguito alla recente sentenza della Corte costituzionale che ha bocciato l’art.55 del collegato alla Manovra finanziaria 2012 della Regione Calabria i rischi per il loro futuro sono improvvisamente divenuti elevatissimi».
Bruno Censore, insomma, intende investire del caso la politica nazionale. «Assieme ai Consiglieri regionali Carlo Guccione e Nino De Gaetano che da sempre assieme al sottoscritto con molta attenzione seguono la questione, vigileremo affinché le rassicurazioni e gli impegni della Regione Calabria, almeno questa volta, siano mantenuti. Bisogna scrivere la parola fine su questa inaccettabile precarietà mettendo in campo tutte le iniziative necessarie ad arrivare ad una soluzione, ecco perché - conclude Bruno Censore - assieme ai colleghi Enza Bruno Bossio e Ferdinando Aiello abbiamo chiesto al Ministro del Lavoro l’immediata istituzione di un tavolo tecnico per la stabilizzazione degli Lsu/Lpu, senza i quali, lo ricordo, sarà messa in ginocchio non solo l’economia di oltre 5.000 famiglie ma anche la normale gestione dei servizi essenziali in molti enti locali calabresi».
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mini 20130318_006Riceviamo e pubblichiamo:

«Ci troviamo dinanzi ad una vicenda che sta assumendo i connotati di una polveriera sociale che potrebbe esplodere da un momento all’altro, con conseguenze funeste per chi da circa sedici anni lavora senza nessuna garanzia previdenziale e senza alcuna regolarità nei pagamenti e per Comuni e Enti territoriali che rischiano di trovarsi nelle condizioni di dover interrompere servizi e funzioni fondamentali».

Bruno Censore, dopo le innumerevoli battaglie condotte in Consiglio regionale assieme ai colleghi di schieramento De Gaetano e Guccione, adesso ha deciso di portare il caso a Roma: il deputato del Partito Democratico chiede una definitiva soluzione per l’annosa e irrisolta questione dei lavoratori LSU-LPU e, come primo firmatario, assieme ai colleghi calabresi Demetrio Battaglia, Enza Bruno Bossio, Stefania Covello, Ernesto Magorno, Nicodemo Oliverio e Ferdinando Aiello, ha indirizzato una circostanziata interrogazione al Presidente del Consiglio e al Ministro al Lavoro.

Una interrogazione parlamentare, dunque, per proporre, tra le altre cose, un tavolo di concertazione con la Regione Calabria al fine di studiare un percorso che porti all’individuazione delle risorse finanziarie che garantiscano la stabilizzazione degli Lsu-Lpu e per rilanciare alcune richieste (istituzione di un Fondo nazionale a sostegno dei Comuni che intendono stabilizzare gli Lsu-Lpu, e l’allenamento delle norme che bloccano le assunzioni negli enti pubblici) emerse nel corso di un recente incontro promosso a San Giovanni in Fiore dallo stesso Censore insieme ad altri esponenti del PD quali Nino De Gaetano, Carlo Guccione e Franco Laratta.   

«In Calabria - sottolinea l’on. Bruno Censore - la condizione dei Lavoratori Socialmente utili e di Pubblica Utilità è divenuta ormai insopportabile. Sebbene gli oltre 5000 Lsu-Lpu svolgano da molti anni un lavoro insostituibile negli Enti locali, la loro condizione di precarietà risulta sempre più grave, tanto che in seguito alla recente sentenza della Corte costituzionale che ha bocciato l’art.55 del collegato alla Manovra finanziaria 2012 della Regione Calabria i rischi per il loro futuro sono improvvisamente divenuti elevatissimi».

La Corte Costituzionale, infatti, con sentenza n.18/2013, ha rimarcato l’illegittimità costituzionale dell’articolo 55, comma 1, della Legge  regionale n.47/2011 che aveva prorogato il termine per la stabilizzazione dei lavoratori dal 31 dicembre 2011 al 31 dicembre 2014.

«Senza un intervento urgente di stabilizzazione, i lavoratori LSU-LPU a luglio saranno licenziati  e in Calabria – osserva Censore - potrebbe esplodere una vera e propria bomba sociale anche per i gravissimi ritardi dell’amministrazione regionale che non ha mai inteso avviare un percorso virtuoso di regolarizzazione dei lavoratori precari, lasciati addirittura senza stipendi per numerosi mesi. Va ricordato – prosegue il parlamentare del PD - come nella scorsa legislatura, il Governo Berlusconi ha destinato 110 milioni di euro per la stabilizzazione degli Lsu di Napoli e di Palermo, lasciando del tutto dimenticati i precari calabresi, nonostante le vibrate proteste delle opposizioni parlamentari e delle forza sindacali». Insomma, la richiesta avanzata al Governo da Bruno Censore è lapidaria: «Bisogna porre fine a questa lunga condizione di incivile precariato, rammentando che senza l’apporto dei lavoratori Lsu/Lpu sarà messa in ginocchio non solo l’economia di oltre 5.000 famiglie ma anche la normale gestione dei servizi essenziali in molti enti locali».

 

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mini consiglio_regionaleFABRIZIA - La famosa Legge Regionale, ormai di lungo corso, che risale al gennaio 2001 per la stabilizzazione dei lavoratori LSU-LPU non è mai stata attuata, questo è un dato più che assodato. Quel che non si comprende bene riguarda essenzialmente la vera causa, visto che i fondi annualmente vengono alfine reperiti. Almeno finora è stato così. Sembra tuttavia potersi ravvisare una motivazione che si coniuga bene con quella mentalità politico-assistenzialistica di continua dipendenza dal potere. Però, adesso, pare che sia stata eccessivamente tirata la corda, al punto di toccare il fondo della criticità. La Corte Costituzionale ha dichiarato illegittimo l’ennesimo rinvio dell’obbligo di stabilizzazione dei precari, con faciloneria riproposto attraverso l’articolo 55 della L.R. n. 47 del 2011. L’impegno preso nel lontano anno 2001, con la legge regionale n. 4, non è mai stato portato avanti seriamente. A parte qualche sporadico tentativo di monetizzazione per la fuoriuscita, di cui si sono avvalsi solo pochi non interessati alla stabilizzazione, non vi è stato molto altro. L’obbligo di riservare i posti nei concorsi pubblici e la possibilità di assumere per i posti soggetti a normali selezioni dei disoccupati, non hanno ricevuto la meritata attenzione.

Fabrizia, con il suo rilevante numero di precari LSU ed LPU, soffre fortemente questo disagio e l’incertezza sul futuro. A parte l’unica azione di stabilizzazione compiuta nel 2007, allorché il Comune colse l’opportunità di partecipare al bando incentivata dal doppio contributo, statale e regionale, si è dovuti assistere ad un pesante trascinarsi dell’incertezza annuale o, più spesso, trimestrale. È superfluo ma opportuno  rammentare che i perenni blocchi di legge sulle assunzioni, hanno indotto gli enti a sopperire alle carenze con gli LSU-LPU, spesso anche per servizi essenziali. Il risvolto economico di necessità ha congelato in parte le giuste rimostranze per il riconoscimento formale di questo importante bacino di lavoro pubblico, sotto gli occhi di tutti nella sua effettività sociale.

Lasciarli nell’incertezza del futuro è una crudeltà a cui deve porsi riparo. Così come pare abbastanza dura la condizione di incertezza finanziaria per l’altro importante bacino occupazionale rappresentato dagli operai  agro-forestali, da qualche tempo tornati in un critico limbo di incertezze per il pagamento delle spettanze. Il quadro delle miserie politiche e gestionali della nostra Regione appare nero su molti versanti.

 Il competente Dipartimento regionale assicura che si sta preparando una norma transitoria per risolvere il problema, una escamotage per finanziare il debito e per proseguire “sotto altra forma”. Nondimeno, allo stato dei fatti, come efficacemente afferma Sergio Pelaia nell’articolo di mercoledì, la sorte di tutte queste persone - già precari e senza diritti da oltre 15 anni - ad oggi è ancora più incerta.

La complicazione della mancata stabilizzazione condiziona la possibilità di finanziare adeguatamente anche i normali interventi in favore dei disoccupati. Infatti, i fondi regionali annualmente stanziati per l’occupazione vanno stornati nell’unico calderone del ripiano (parziale, perché insufficienti) dei debiti che si accumulano per questi lavoratori precari, comunque lasciati nell’incertezza perenne. Dopo tanti anni, se non altro moralmente, dovrebbero essere considerati creditori di una maggiore considerazione politico-normativa nei confronti di questa Regione scialacquona e priva di onesta attenzione nei loro confronti. È utile rammentare che il legislatore nazionale, con il d.l. n. 78 del 2009, per convenire ad una responsabile conclusione del precariato, avrebbe inteso consentire alla Regione, nel triennio 2010-2012, la stabilizzazione “nelle amministrazioni pubbliche, mediante la previsione di una riserva di posti in concorsi banditi per assunzioni a tempo indeterminato”. Non, invece, l’esatto contrario, come azzardato con la norma cancellata dalla sentenza, che azzardava la proroga al 2014 del termine finale di stabilizzazione dei precari.

Nella maggior parte delle politiche di bilancio regionale possiamo rilevare, come cittadini calabresi, una continua rincorsa per sfuggire completamente alle responsabilità politiche e sociali, specie nei confronti dei meno fortunati. Ma le alchimie operate sono risultate parecchio inefficaci. Sarebbe opportuno ammettere onestamente che la strategia di indebitamento della Regione Calabria deve essere rivista sia in legalità che in efficacia degli interventi. La recente sentenza n. 18/2013 è il termometro del metodo sbagliato. Sono troppi i settori in cui la Regione ha splafonato: dalla sanità, alle assunzioni di dirigenti senza copertura finanziaria; dagli incentivi all’Aeroporto reggino, allo striplamento della Stazione Unica Appaltante  mediante  l’incremento da una a tre delle «sezioni tecniche» con la previsione di un dirigente «equiparato a quello di servizio della Giunta regionale» per ogni Sezione; e via di seguito. Inoltre sta continuando nell’indebitamento disponendo incarichi extranorma molto probabilmente di favore. Il tutto rimunerato con le tasse dei cittadini ed anche a spese dai lavoratori precari che non possono raggiungere la sospirata tranquillità. Ma anche da tutti i calabresi disoccupati che un’occasione di lavoro, anche part-time ed a sollievo momentaneo delle enormi difficoltà, la gradirebbero come una boccata d’ossigeno per non soccombere alla miseria.

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mini precari_4Potrebbe scatenare un vero terremoto sociale la comunicazione inviata poche ore fa dal Dipartimento Lavoro della Regione Calabria a tutti gli enti "utilizzatori" di Lsu-Lpu (Comuni, Province, Comunità montane, Asp, cooperative sociali). Per effetto della sentenza n.18/2013 della Corte Costituzionale, che ha dichiarato illegittimo l'art.55, comma 1, della legge regionale 47/2011 (che modificava il termine per la stabilizzazione spostandolo dal dicembre 2011 al 2014), questi enti non hanno più il presupposto giuridico per mantenere in servizio i lavoratori precari che, stando così le cose, non potranno neanche ricevere le spettanze riguardanti il 2013. Il Dipartimento Bilancio, infatti, ha rimandato indietro, non impegnata, la proposta di decreto di impegno fondi per sussidi e integrazioni LSU-LPU annualità 2013.

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mini giacomo-mancini-Riceviamo e pubblichiamo:

Stato d’agitazione alla Comunità Montana delle Serre Calabre: disagi e rabbia tra i 14 lavoratori di pubblica utilita'. Siamo ormai stremati e stanchi della nostra condizione di precarietà e disagio sociale in cui viviamo. Il 2011 si e' chiuso all'insegna di ritardi e promesse non mantenute, ancora una volta intoppi amministrativi e lungaggini burocratiche ci lasciano senza sussidi ed integrazioni dell'orario di lavoro, per i mesi arretrati da ottobre a dicembre stessa sorte per il 2012 che si è aperto invece col mancato trasferimento delle somme da gennaio  ad oggi, per un totale di quasi 5 mesi in cui 14 nuclei familiari continuano a lavorare in nero e senza essere pagati. Nel frattempo notizie contrastanti da parte della regione calabria comunicano  che sono stati preparati senza essere ancora liquidati una parte dei decreti di impegno delle risorse economiche da parte del Dipartimento Lavoro, e' pero' inaccettabile - infatti - che dal 2 di novembre scorso quando lo stesso Presidente Scopelliti insieme all'assessore al bilancio Mancini (foto) assicurarono il saldo delle mensilita' maturate, firmando il verbale con le organizzazioni sindacali che sospesero, in virtu' di tale accordo, lo sciopero generale gia' proclamato, siano passati invano 3 mesi". La Regione, non ha piu' alibi, infatti non ci sono piu’ scusanti perché non ci sono alla data odierna i vincoli derivanti dal patto di stabilita', eppure le risorse necessarie non vengono liquidate e non c’è alcuna notizia sugli organi di stampa, sul perché della mancanza di tali trasferimenti. A questo punto non si capisce cosa ostacola il trasferimento di queste somme che interessano 5200 persone in tutta la regione. Si tratta solo di inefficienza amministrativa oppure manca invece la volonta' politica di affrontare con serieta' la questione, oppure non ci sono le risorse per garantire la copertura di queste mensilità? Allora la domanda nasce spontanea perché si continua a prorogare i progetti se non c’è la relativa copertura finanziaria, perché si continua a far lavorare migliaia di persone senza un progetto serio e fattibile di stabilizzazione, perché si consente a migliaia di lpu/lsu di prestare la propria attività lavorativa in spregio a tutte le forme di contratto presenti in legislazione. Tutte domande a cui molto probabilmente non ci sarà mai una risposta. Oltre modo a questo va aggiunto che l’ente Comunità Montana versa in condizioni economiche disperate in virtu’ dei tagli dei finanziamenti da parte dello stato e che oggi non riesce piu’ a garantire gli stipendi dei dipendenti effettivi che pur vantando un posto fisso da mesi non percepiscono gli stipendi pur essendo in teoria diritti acquisiti. Pertanto  non puo’ provvedere ad anticipazioni di cassa per sopperire ai mancati trasferimenti per gli LPU tali da alleviare i tempi di attesa. Si dimentica purtroppo che LPU/LSU  rappresentano un bacino di precariato che troppo tempo ha aspettato e che necessita di una soluzione di prospettiva, non sara' certamente il saldo degli arretrati maturati a risolvere il problema, per questi motivi l'Assessore al lavoro Stillitani farebbe bene invece di fare proclami in tv ed invece di spendere decine di migliaia di euro in affissioni di giganteschi manifesti pubblicitari di convocare un incontro serio con tutte le componenti interessate per fare il punto sul processo di stabilizzazione, che deve ripartire dal tavolo nazionale con il Governo, la cui convocazione era negli impegni dell'accordo firmato il 2 novembre con i sindacati, visto che il nuovo Governo e' da tempo in carica ma non risulta in calendario nessun incontro con la Regione Calabria. Riteniamo infatti che la discussione nazionale sulla riforma del mercato del lavoro deve trovare invece al suo interno uno spazio per gli oltre 5.200 LSU e LPU calabresi, affrontare la lotta alla precarieta' in Calabria non puo' che partire proprio dal completare il processo di stabilizzazione di questa forma di precariato crudele perche' ormai quindicennale, insopportabile perche' costringe nel limbo dell'incertezza esistenziale migliaia di giovani e di donne che operano nei comuni e negli altri enti calabresi garantendone il quotidiano funzionamento. Bisogna fare in fretta prima che l’apparente calma sociale mascherata da questi progetti di assistenzialismo sfoci in piazza. Bisogna dire basta a questa assurda ingiusta e indignitosa situazione che da oltre 15 anni, i lavoratori sopportano in silenzio garantendo servizi di fatto in nero nei propri comuni e negli enti. La Regione Calabria  deve provvedere ad un piano vero di stabilizzazione che superi i limiti e i paletti del blocco del turn over e dei patti di stabilita' nei comuni.

I 14 Lpu in servizio alla Comunità montana delle Serre

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