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Redazione: Salvatore Albanese, Alessandro De Padova
Reg. n. 4/2012 Tribunale VV
Con l'operazione "Doppio Canale", la squadra mobile della Questura di Catanzaro, guidata da Rodolfo Ruperti, è riuscita a sgominare due bande criminali, specializzate sia nell'approviggionamento che nello spaccio di stupefacenti. Le due organizzazioni criminali si erano equamente divise la "piazza" del capoluogo facendo arrivare la droga da un "doppio canale" appunto, con referenti Domenico Ruga per la zona ionica e Roberto Pasqualone per il versante tirrenico. Durante la conferenza stampa di rito, il procuratore della Dda di Catanzaro, Vincenzo Antonio Lombardo, ha sottolineato il ruolo di Gaetano Muscia, presunto elemento di spicco della criminalità vibonese e affiliato alla cosca Mancuso di Limbadi, dichiarando inoltre: «Pensiamo di avere messo ai margini e in condizioni di non nuocere un buon numero di soggetti molto attivi nell'ambito dello spaccio delle sostanze stupefacenti». Le indagini hanno portato gli uomini di Ruperti ad effettuare sequestri di cocaina, marijuana e hashish, oltre che al fermo di 25 persone, due delle quali irreperibili. Le persone arrestate sono: Salvatore Caserma, di 64 anni; Vittorio Gentile (37), Vittorio Nicoletta (30), Nuccio Berlingieri (31) (già detenuto) e Nino Passalacqua (37) (già detenuto), tutti di Catanzaro; Gaetano Muscia (47) di Tropea; Rocco Pasqualone (42) di Taurianova e Giovanna Calciano, di 49 anni, di Matera (già detenuta). I domiciliari sono stati disposti a carico dei catanzaresi: Valentino Biamonte di 32 anni, Antonio Giorgianni (33), Enzo Lamanna (37) Carmine Mauro (34), Giuseppe Procopio (29), Rocco Stranieri(31), Giuseppe Zaffino (34), Ivan Corapi (36) (già detenuto), Nicola Passalacqua (49) (già detenuto); di Domenico Ruga, di Monasterace, (54), Maurizio Citraro (49) ed Emanuele Iannazzo (30) di Lamezia Terme. Obbligo di dimora per Renato Marcello di 52 anni di Zagarise, Sergio Marino (36) di Simeri Crichi, e Emanuele Nicoletta, (22) di Catanzaro. Calciano, Caserma, Gentile, Muscia, Nicoletta, Pasqualone, Citraro, Giorgianni, Ruga e Zaffino sono ritenuti responsabili di traffico di sostanze stupefacenti, mentre gli altri sono accusati di una serie di reati di spaccio.
Come ogni anno, nel giorno in cui tra auguri e buoni propositi si smaltiscono i postumi di cenoni e veglioni, tocca fare il consuntivo delle persone che nella notte hanno rischiato grosso a causa di petardi e colpi d'arma da fuoco esplosi per festeggiare l'arrivo del nuovo anno. Il bilancio del capodanno in Calabria è di 22 feriti a causa di botti e petardi, con diverse persone colpite anche, in modo non grave, da proiettili vaganti. In provincia di Vibo Valentia i feriti sono tre, di cui il più grave è sicuramente un uomo di Soriano che ha dovuto subire l'amputazione del dito per i danni riportati nell'esplosione di un potente petardo. In provincia di Reggio Calabria almeno tre persone, tra cui una donna di 60 anni, sono state raggiunte da proiettili vaganti e hanno riportato ferite comunque non gravi. 6 feriti a causa dei botti nella provincia reggina e 8 in quella di Catanzaro. Un 25enne catanzarese ha perso un occhio, mentre due persone, sempre nel capoluogo di regione, hanno perso una mano. A Crotone, un ragazzo di 10 anni è stato ferito ad una gamba da una pallottola vagante, ma le sue condizioni non destano preoccupazione.
Beni per un valore di 1 milione di euro sono stati confiscati dal personale del Commissariato di P.S. di Siderno a Vittorio Barranca (foto), 54 anni, attualmente detenuto, ritenuto un elemento di spicco della 'ndrangheta di Caulonia. A Barranca e' stato notificato un provvedimento di sorveglianza speciale per tre anni. Tra i beni confiscati dalla Polizia vi sono un villino a Siderno, intestato alla moglie di Barranca; la societa' "Allen Caffe'' di cui e' socio accomandatario la donna; la società "Mimosa Fiori" di cui e' socio il figlio di Barranca, Nicola; la società "Oliver gest", con sede ad Anghiari (Arezzo), di cui e' socio lo stesso Nicola Barranca, che gestisce un albergo con centro congressi, bar, ristorante e pizzeria nella localita' toscana; la societa' 'Alen Cafe' della figlia di Barranca, Alessandra.
Vittorio Barranca era stato sottoposto a fermo, poi trasformato in un'ordinanza di custodia cautelare in carcere, il 10 luglio 2010 dalla Dda di Reggio Calabria nell'ambito della maxioperazione denominata "Crimine", condotta tra Calabria e Lombardia con l'arresto di oltre 300 persone. A distanza di alcuni mesi dall'esecuzione del fermo, il 20 ottobre 2010, il questore di Reggio Calabria, Carmelo Casabona, ha presentato proposta di sequestro beni a carico di alcune delle persone coinvolte nell'operazione Crimine, tra le quali lo stesso Barranca. Il Tribunale-Sezione misure di prevenzione di Reggio Calabria, il 10 novembre 2010 ha emesso un decreto di sequestro beni valutati, complessivamente, oltre 200 milioni di euro. Con il provvedimento eseguito oggi, il Tribunale, accogliendo le richieste del Questore, ha riconosciuto sia la pericolosità sociale di Barranca, sia la sproporzione tra redditi dichiarati e beni effettivamente in suo possesso.
SERRA SAN BRUNO - Sono stati alcuni passanti, stamattina intorno alle 5, a dare l'allarme per l'incendio sviluppatosi in una palazzina in pieno centro storico e ad allertare i Vigili del Fuoco del distaccamento di Serra San Bruno. La squadra di soccorso ha subito raggiunto Piazza tenente Pietro Tedeschi dove, al terzo piano, su un balcone, si trovava una famiglia intera di sette persone che cercava di rifugiarsi per sfuggire alle fiamme. Con l'ausilio della "Scala Italiana" i vigili hanno subito raggiunto il balcone e hanno tratto in salvo le persone intrappolate. Nel frattempo, il resto della squadra ha sfondato il portone di ingresso del fabbricato e ha così portato in salvo due anziani che si trovavano nell'appartamento ubicato al secondo piano dell'edificio. Successivamente sono intervenute anche le squadre arrivate dal distaccamento di Chiaravalle Centrale e dalla Sede Centrale del Comando, impedendo così che l'incendio si propagasse alle abitazioni limitrofe. Un incendio spaventoso, dunque, che poteva avere conseguenze ancora peggiori di quelle che ha avuto. I servizi sociali del Comune di Serra, intanto, già nella giornata di oggi hanno trovato un sistemazione temporanea per la famiglia che abitava al terzo piano della palazzina e che era rimasta senza una dimora.
SERRA SAN BRUNO – Grande partecipazione e tanto entusiasmo “natalizio” per la lodevole iniziativa che si è svolta ieri pomeriggio nei locali dell’oratorio “San Filippo Neri” della parrocchia dell’Assunta di Spinetto. Gli animatori dell’oratorio, supportati dal parroco don Biagio Cutullè e da don Ferdinando Fodaro, hanno organizzato una interessante mostra di oggetti natalizi creati dai bambini della parrocchia. L’esposizione, che ha suscitato grande curiosità nei tantissimi serresi che vi hanno preso parte, è stata inoltre allietata dalla presenza di alcuni Babbo Natale che per l’occasione hanno regalato dolci e altri doni ai bimbi e alle loro famiglie. Si tratta di una delle prime iniziative dell’oratorio, nato proprio da un'idea del giovane viceparroco, Don Ferdinando, che ha trovato l’attiva collaborazione di quattro ragazze e di un musicista che frequentano la parrocchia e che stanno animando diverse attività della comunità di fedeli di Spinetto. Come spiegano gli stessi organizzatori, l’oratorio è nato come luogo di incontro per favorire la crescita personale e spirituale delle persone che partecipano alle attività sociali. Con fantasia e voglia di fare, dunque, vengono utilizzati diversi modi e forme di espressione che trovano il minimo comune denominatore nella volontà di vivere l’esperienza della fede. Gli animatori della parrocchia non mancano di coinvolgere chi frequenta l’oratorio con musica, canti, pittura, giochi e attività ricreative, il tutto con l’unico scopo di far incontrare i fedeli e di sviluppare le capacità di ognuno di essi, costruendo un luogo di incontro e di condivisione su tre pilastri fondamentali: “ragione, religione, amorevolezza”. Al gruppo originario che ha cominciato ad organizzare le attività dell’oratorio, pian piano si sono aggiunti molti altri volontari, ragazzi, ragazze e persone adulte mossi dalla voglia di incontrarsi e di condividere con gli altri tanti momenti di riflessione e di gioia.
SERRA SAN BRUNO - 221 giorni or sono una nuova squadra, questa volta targata PDL, saliva i gradini di palazzo Tucci e, tra le molte aspettative figlie delle faraoniche promesse fatte in campagna elettorale, si apprestava a sedere sui banchi della maggioranza. Una maggioranza legittimata da 1803 preferenze, assegnate da altrettanti cittadini che hanno deciso di dar credito al tanto sbandierato vento di cambiamento ed alla tanto ostentata sinergia comune-regione. 1803 persone che, tramite il loro candidato di fiducia, hanno consegnato le chiavi della casa comunale a chi prometteva discontinuità col passato ed una nuova, trasparente ed attenta attività amministrativa. La formidabile compagine veniva presentata agli occhi degli elettori come una squadra eterogenea, fatta da un mix, a loro dire perfetto, di altisonanti amministratori regionali e provinciali con tanto di garanzie alle spalle, di giovani leve pronte con il loro entusiasmo a dare nuovi imput e di affermati imprenditori disposti a mettere la loro esperienza a disposizione dell’intera cittadinanza. Una squadra, insomma, capace di dar voce ad ogni strato sociale nella nostra comunità, vogliosa di carpire i problemi che affliggono la cittadina ed i suoi abitanti e smaniosa di risolverli.
Oggi, sette mesi dopo, alla notizia della revoca della nomina di un assessore, Bruno Zaffino, c’è chi dice “c’era d’aspettarselo”.
Se è vero, come è vero, che le urne hanno attribuito 1803 voti al PDL, è altrettanto innegabile che la maggioranza assoluta dei cittadini serresi, 2791 persone, abbia deciso di bocciare la lista dei berluscones. Durante la campagna elettorale, in molti consideravano quella del consigliere regionale Nazzareno Salerno una presenza più che ingombrante per la futura amministrazione. Si mormorava che in caso di vittoria sarebbe stato lui a gestire le fila dell’amministrazione, condizionandone l’intero operato. Le voci di corridoio non passarono in sordina e dai palchi pidiellini arrivarono le prime smentite. Tuttavia, il detto latino “vox populi vox dei” ha trovato la sua ennesima conferma già dal primo consiglio comunale, quando, in un clima di guerriglia urbana, il neo eletto capogruppo di maggioranza, dopo aver dispensato nomine e deleghe, ha preso il posto di comando per condurre la sua solitaria battaglia. Da solo ha iniziato a relazionare sull’ordine del giorno, da solo continua ad attaccare la minoranza, da solo si difende mentre il resto dei suoi rimane in silenzio, a guardare e forse sentire. Il copione non cambia, fino all’ultimo consiglio comunale, quando interviene per menar vanto degli assessori e della giunta. Intanto nel prosieguo della nuova stagione amministrativa, tra strafalcioni burocratici e presunte illegittimità, si arriva a silurare uno degli assessori, Bruno Zaffino appunto, l’imprenditore che, con i suoi 223 voti, è stato senza dubbio uno dei protagonisti della vittoria.
Un mese e mezzo fa, il nostro collaboratore Bruno Vellone, dalle colonne de “il Quotidiano”, aveva anticipato gli scenari di una possibile rottura tra gli assessori Polito e Zaffino ed il resto della maggioranza. Anche in quel caso arrivò puntuale la smentita. Il duo, dalle pagine dello stesso giornale, bollò come “insinuazioni prive di fondamento” le indiscrezioni. “Insinuazioni” divenute fatti. Fatti per i quali è lecito attendersi una spiegazione politica.
18 provvedimenti di fermo emessi dalla Dda di Catanzaro, di cui 14 eseguiti stamattina dai carabinieri del Comando provinciale del capoluogo e della Compagnia di Soverato. L'operazione di stamane punta a fare luce sulla faida che ha interessato una vasta area compresa tra le province di Catanzaro, Reggio Calabria e Vibo Valentia. I fermati farebbero parte, secondo gli inquirenti, delle presunte cosche Sia-Procopio-Tripodi che sarebbero attive sul territorio di Soverato, Davoli, San Sostene, Montepaone e Montauro. L'accusa a vario titolo, per tutti i fermati, è di associazione per delinquere di tipo mafioso, omicidio, sequestro di persona, estorsione, rapina e ricettazione. Nel corso della stessa operazione gli uomini del Comando provinciale della Guardia di Finanza di Catanzaro hanno sequestrato beni mobili ed immobili per un valore di 30 milioni di euro. Le persone fermate sono: Pietro Aversa (56 anni); Vincenzo Bertucci (28); Pasqualino Greco (50); Antonio Gullà (44); Michele Lentini (40); Giovanni Ativo (28); Giuseppe Pilieci (39); Angelo, Manuel, Fiorito e Francesco Procopio (25, 30, 58, 22); Giandomenico Ratta' (29), Mario Franco Sica (57) e Francesco Vitale (25).
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