Il Vizzarro.it - quotidiano online
Direttore responsabile: Bruno Greco
Redazione: Salvatore Albanese, Alessandro De Padova
Reg. n. 4/2012 Tribunale VV
Si allarga ulteriormente l'inchiesta sul giro di corruzione a Roma denominato “Mafia Capitale”. Nella mattinata di oggi, infatti, i carabinieri dei Ros hanno arrestato due soggetti che avrebbero assicurato il legame tra alcune società gestite da Salvatore Buzzi, sotto il controllo di Massimo Carminati, e la cosca Mancuso di Limbadi: si tratta di Rocco Rotolo e Salvatore Ruggiero, entrambi finiti in manette con l'accusa di associazione di tipo mafioso. Una terza persona, invece, indagata a piede libero, è stata perquisita.
Dalle indagini è emerso che lo stesso Buzzi, dal luglio di quest'anno, avrebbe affidato la gestione dell'appalto per la pulizia del mercato Esquilino a Roma a Giovanni Campennì, imprenditore e punto di riferimento della consorteria mafiosa, attraverso la creazione di una Onlus denominata Cooperativa Santo Spirito. Nel 2009, inoltre, gli stessi Ruggiero e Rotolo si sarebbero recati in Calabria, su richiesta del ras delle coop, per accreditarsi con cosca Mancuso, tramite esponenti della cosca Piromalli di Gioia Tauro, allo scopo di ricollocare gli immigrati in esubero presso il C. P. T. di Crotone.
Gli inquirenti hanno quindi documentato come Ruggiero e Rotolo abbiano contribuito stabilmente alle attività di Mafia Capitale. I due, sulla base dei rapporti privilegiati instaurati con esponenti della 'ndrangheta calabrese, avrebbero dunque reso possibile una salda collaborazione tra le due organizzazioni criminali. Infatti, a fronte della protezione offerta in Calabria alle cooperative controllate dalla mafia capitolina, la cosca Mancuso di Limbadi, consorteria di matrice 'ndranghetista egemone nel Vibonese, si è dunque inserita nella gestione dell'appalto pubblico in Roma proprio attraverso la presenza di Giovanni Campennì.
«Intervenire sulla riqualificazione del ruolo della donna da un punto di vista culturale, sociale, economico». E' questo in sintesi l'obiettivo che si prefigge di raggiungere il progetto “Punto Donna”, costituito da un ciclo di seminari sulla creazione e gestione d'impresa, che prenderà il via lunedì prossimo, presso la sede della Comunità Montana a Serra San Bruno. Si tratta di un'iniziativa che nasce da un'approfondita analisi della situazione sociale, culturale ed economica del nostro territorio, nel quale la donna, troppo spesso, viene relegata ad attività marginali che, alla fine, vanno a svantaggio non solo nei confronti della donna stessa, ma anche della famiglia e della società.
Le lezioni saranno tenute da professionisti del settore e saranno concentrate sulla creazione di un'impresa, nonché sulla sua gestione. Lo scopo è anche quello di stimolare i giovani ad essere non solo soggetti in cerca di un impiego, ma artefici anche di opportunità lavorative. Durante i corsi, si alterneranno anche nozioni di comunicazione pubblicitaria multimediale ed esperienze dirette di imprenditori locali.
Il ciclo, quindi, prenderà il via lunedì 1 dicembre, per poi concludersi martedì 9. Sarà riservato principalmente ai paesi che fanno parte della Comunità montana - vale a dire Brognaturo, Capistrano, Fabrizia, Filadelfia, Mongiana, Monterosso Calabro, Nardodipace, Polia, San Nicola da Crissa, Serra San Bruno, Simbario, Spadola e Vallelonga – ma, ovviamente, potranno partecipare anche coloro i quali risiedono in un altro comune. Il corso è gratuito e, per potersi iscrivere, basta collegarsi sul sito internet www.puntodonnaserre.it. Prevista la presenza del prof. Jacques Guenot, già ordinario di Geometria all'Università della Calabria, e del prof. Yaroslav Sergeyev, matematico russo e professore ordinario di Analisi Numerica presso il Dipartimento di Elettronica, Informatica e Sistemistica dell’Università della Calabria.
Non serve sfogliare le pagine di storia calabrese per comprendere che l’ex Statale 110 (ora di competenza della Provincia) sia una via di comunicazione voluta da Ferdinando II nel 1837. Salvo il manto stradale in catrame – completamente rovinato lungo il tratto Angitola-Serra San Bruno, pieno di dislivelli, grosse buche e deviazioni – la strada in questione non è per nulla cambiata rispetto a quella borbonica, anzi, è peggiorata.
Nonostante le esigenze degli abitanti dell’entroterra serrese, che per spostarsi sulla zona tirrenica sono costretti a percorrere l’ex Ss 110, nessuno da anni pare abbia preso a cuore l’idea di porre in essere anche una leggera parvenza di manutenzione stradale. E, in tal senso, non risulterebbe neanche utile rifugiarsi dietro la recente gestione della Provincia da parte del commissario Ciclosi, perché l’ex Statale 110 è sempre stata in condizioni più che pessime.
Durante tutto il periodo estivo di quest’anno, la già stretta carreggiata è notevolmente diminuita a causa delle erbacce, che in alcuni tratti coprono quasi interamente le corsie. Ogni giorno, oltre alle persone che la percorrono con le auto per raggiungere l’autostrada (svincolo di Pizzo), sul manto stradale disastrato sono costretti a passare i mezzi pesanti della grande distribuzione e quelli delle imprese addette ai lavori della celebre e chimerica “Trasversale delle Serre”.
Con la circolazione dei mezzi pesanti – che con la loro mole hanno anche creato quelle che sembrano delle gallerie nella fitta vegetazione – il traffico diventa estremamente lento, e per le auto la possibilità di superare è nulla. Non è nemmeno raro trovare grossi tir, provenienti da direzione opposta, bloccati all’altezza di San Nicola da Crissa o lungo i tornanti a pochi chilometri dal bivio Angitola.
La pericolosità della strada è estremamente evidente. Ma, a suscitare ancor di più lo scandalo è anche il fatto che, con il depotenziamento del sistema sanitario voluto dalla gestione Scopelliti, sia le autoambulanze che i malati, per far fronte alla mancanza dei servizi dell’ospedale “San Bruno” di Serra, sono costretti a raggiungere l’ospedale Jazzolino di Vibo, percorrendo la suddetta strada provinciale, o, in alternativa, il malridotto tratto che dal comune di Serra porta al comune di Sorianello, quasi impercorribile durante la stagione invernale e situato in una zona altamente franosa.
La sistemazione dell’ex Statale 110, che può definirsi di fatto un provvedimento di estrema urgenza, dovrebbe essere uno dei tanti nodi da risolvere da parte del nuovo consiglio provinciale, con a capo il presidente Niglia, eletto il 28 settembre scorso con le elezioni di secondo livello, all’interno della lista “inciucio”, che ha visto il connubio tra i renziani del Pd con esponenti di FI e FdI.
SIMBARIO – Un passo indietro quale scelta di buon senso è quello che ha fatto l’amministrazione comunale di Simbario, dichiarando la volontà di non dipendere più da Sorical per la gestione del servizio idrico. Più che una dichiarazione, una dimostrazione fattiva, con cotanta richiesta formale (redatta dall’avvocato, nonché consigliere comunale Antonio Fazio) che nella giornata di oggi verrà inviata ai vertici della società che da 10 anni, oramai, gestisce l’incriminato invaso dell’Alaco. Si è tenuta ieri a partire dalle ore 19, presso la sala consiliare del comune di Simbario, una conferenza stampa per comunicare la risoluzione del contratto di servizio idrico. Secondo quanto riferito dal sindaco Ovidio Romano, l’amministrazione – grazie anche all’aiuto volontario dei cittadini – avrebbe recuperato le vecchie strutture di captazione dell’acqua dalle sorgenti, in modo da garantire ai simbariani l’autosufficienza idrica. Il legale Antonio Fazio ha redatto dunque una comunicazione di avvio del procedimento di distacco da Sorical, sia per motivi “qualitativi” che “quantitativi”. Per quanto riguarda il primo punto, tristemente noti sono oramai i fatti dell’inchiesta “Acqua sporca”, portati a galla da sodalizi spontanei di cittadini quali il Comitato Civico Pro Serre, l’associazione culturale “Il Brigante” e la scrivente redazione, che nel maggio del 2012 ha condotto i Carabinieri del Nas di Catanzaro, sotto provvedimento di sequestro emesso dalla Procura, a sequestrare l'invaso artificiale dell'Alaco per carenze igienico-strutturali. Da un punto di vista meramente quantitativo, come ha spiegato il legale Fazio, il contratto di gestione del servizio sarebbe viziato dal non rispetto delle tariffe previste dal Cipe. Infatti, la cifra prevista dal contratto di gestione Sorical, di euro 0,33 per m3, sarebbe nettamente superiore a quella prevista dalla legge, che si ferma alla soglia di euro 0,25 per m3. Queste due motivazioni dovrebbero essere più che sufficienti per ottenere senza problemi la risoluzione del contratto, che di fatto dovrebbe essere comunicata 6 mesi prima della scadenza annuale (ovvero il 30 giugno) per ovviare al rinnovo tacito dello stesso. Dunque, alla già non potabilità dell’acqua proveniente da un invaso mai bonificato, si aggiunge la speculazione finanziaria della società di gestione, che da anni vende ai comuni (circa 80) acqua non potabile e a prezzi nettamente superiori a quelli previsti dalla legge. Per il tramite di Esilab, il comune di Simbario ha già effettuato una prima verifica di potabilità dell’acqua delle proprie sorgenti, ottenendo un riscontro positivo. In più, è già stato disposto un secondo esame delle acque che verrà effettuato nei prossimi giorni.
Quello dei rifiuti rappresenta un settore molto complesso che, se gestito in maniera non regolare, può portare a gravi conseguenze, come insegnano la terra dei fuochi in Campania e quella presunta in Calabria e forse anche nel nostro comprensorio, oppure all’emergenza infinita che sconta la nostra regione ormai dal lontano 1999. Tuttavia se gestiti correttamente possono produrre benefici non solo ambientali ma anche economici, poiché si può allungare il ciclo di vita ed estrarre nuove materie per il mercato nonché energia. Di tutto questo e di altri aspetti che riguardano la gestione dei rifiuti se ne discuterà negli studi di RS98, durante la trasmissione On the news, condotta da Antonio Zaffino e Francesca Onda, sabato 28 giugno dalle 10,30 con Nicola Tucci, esperto della materia.
Per seguire la puntata in streaming, basta collegarsi al seguente indirizzo: http://tunein.com/radio/Radio-Serra-RS-980-s3103/
Strade dissestate, buche grandi quanto crateri, folta vegetazione ai bordi della carreggiata. Quasi tutti i 980 chilometri della rete viaria Vibonese vertono in condizioni proibitive e pericolose, a tal punto da rendere difficile la visibilità e la circolazione. E poi, ancora, smottamenti, frane, crolli del manto stradale. Un carnet fitto di criticità e disagi che non è mancato di emergere durante la Conferenza dei sindaci e dei servizi tenuta di recente nella sala consiliare della Provincia di Vibo Valentia.
Oggetto dell’incontro la manutenzione della rete viaria e gli interventi per la difesa del suolo. Una riunione, animata da buoni propositi, ma che alla fine ha sortito, come sempre, dei risultati irrisori rispetto alle enormi criticità presenti sul territorio provinciale.
L’incontro, convocato mercoledì scorso dal commissario straordinario Mario Ciclosi, a cui hanno preso parte numerosi sindaci ed amministratori dei comuni del Vibonese, è stato però caratterizzato dalla totale assenza dei referenti provinciali dell’Afor, dell’Autorità di bacino, del Corpo Forestale e del Consorzio di bonifica. Il confronto, in definitiva, ha portato all’impegno su una futura - e speriamo imminente - sottoscrizione di un protocollo di intesa, siglato in pieno accordo tra le diverse parti in causa: Comuni, Provincia ed altri enti o istituzioni competenti, intenzionati - una volta per tutte - a predisporre una mappatura dello stato attuale dei territori, ma soprattutto, a pianificare tempi, risorse e modalità per intervenire concretamente sulle numerose criticità e sui disagi che assillano la rete viaria provinciale.
A tal proposito lo stesso Ciclosi ha ipotizzato una calendarizzazione di incontri, attraverso la quale promuovere una scaletta di riunioni con ogni singolo primo cittadino della provincia, così da avere un quadro dettagliato delle condizioni di ogni specifico territorio. L’idea - sembra chiaro - è quella di superare l’attuale organizzazione di gestione centralizzata e verticistica, concentrata quasi completamente nelle mani di un ente - tra l’altro - economicamente non proprio in salute. «A tal proposito - ha precisato Ciclosi - l’obiettivo è quello di mettere insieme le risorse di tutti, verificando anche il supporto e la partecipazione dei privati, partendo dal dato certo che l’ente finanziariamente è messo male». Proprio per incentivare la sinergia tra soggetti territoriali, Ciclosi ha dichiarato di volere mettere i mezzi di proprietà della Provincia a disposizione di ogni singolo Comune per provvedere, almeno, al disboscamento e alla pulizia dei margini stradali.
I primi cittadini che hanno partecipato all’incontro non hanno chiaramente negato ognuno la propria collaborazione, ma allo stesso tempo non hanno potuto che porre in evidenza la rispettiva disapprovazione per una gestione che, di fatto, sta penalizzando i territori. Basti pensare - come ha sottolineato anche il dirigente Giacomo Consoli, presente alla riunione - che le criticità interessano, appunto, quasi tutti i 980 chilometri di arterie provinciali, la cui manutenzione è gestita da sole 22 unità lavorative. Sembra chiaro che con questi numeri parlare di ripristino del manto stradale e di tutela del suolo diventa davvero utopistico.
Quello dell’ex isola ecologica comunale di Serra San Bruno - trasformata ormai in semplice punto di conferimento dei rifiuti - sta diventando un vero e proprio tormentone primaverile. Già nelle scorse settimane la struttura si era guadagnata l’attenzione delle cronache locali con il sequestro preventivo di cui era stata oggetto.
Il Tribunale del Riesame di Vibo Valentia ha accolto l'istanza presentata dal primo cittadino di Serra, Bruno Rosi, revocando dunque il decreto di sequestro e convalida dell'isola ecologica, sita in località “Leonà” sulla statale 110 in direzione Mongiana.
A seguito di questo provvedimento, dunque, il centro di conferimento dei rifiuti torna nella piena disponibilità del Comune. Il sequestro era stato causato dalla cattiva gestione della struttura, inizialmente nata – su un'area prima destinata ad un parco giochi – come isola ecologica ma ben presto trasformata in un'autentica discarica a cielo aperto.
A causa, inoltre, del sequestro dell'area, per giorni il popoloso centro montano ha dovuto fare i conti con strade colme di spazzatura di ogni genere. I cittadini, a questo punto, sperano che si sia fatto un ulteriore passo in avanti verso la risoluzione del problema, ma certamente permangono dubbi e perplessità sulle modalità di gestione e sulla sicurezza del sito.
Sembra sia fortunatamente destinato a rientrare l’allarme rifiuti scattato durante la scorsa settimana a Serra San Bruno. L’emergenza era stata dettata dal proliferare di cumuli di spazzatura che - a pochi giorni dal sequestro operato a danno dell’isola ecologica comunale - avevano ormai dominato larga parte delle vie del centro urbano. Il provvedimento - che di fatto aveva posto sotto sequestro la struttura, adibita dal 2007 al conferimento dei rifiuti solidi urbani - era stato operato dagli uomini del Noe di Reggio Calabria e da quelli della locale Stazione dei Carabinieri. Un sequestro che comunque è da considerarsi a tutt’oggi valido, anche se, allo stesso tempo, il Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Vibo, ha concesso in via straordinaria e temporanea l’utilizzo dell’impianto.
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