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Beni mobili e immobili, per il valore di due milioni di euro, sono stati confiscati dalla Dia di Catanzaro nell'ambito di tre distinte operazioni portate a termine oggi. I beni in questione sono riconducibili a Giovanni Franzé, di 50 anni, di Stefanaconi, già arrestato per usura aggravata dal metodo mafioso, Francesco Pugliese, 53 anni di Nicotera, e Domenico Campisi, ucciso nel 2011, di San Calogero, entrambi condannati in via definitiva per traffico internazionale di droga a conclusione del processo scaturito dall'inchiesta "Decollo", condotta dalla Dda di Catanzaro. I beni confiscati consistono in 18 immobili, cinque rapporti finanziari, due aziende, sette autoveicoli e 20 oggetti preziosi che erano custoditi a Roma in una cassetta di sicurezza di un istituto di credito.
La Direzione Investigativa Antimafia di Catanzaro ha sequestrato beni per un valore di oltre 700 mila euro riconducibili a Domenico Campisi, di 44 anni, ritenuto vicino alla potente cosca Mancuso di Limbadi ed ucciso a colpi di fucile il 17 giugno 2011 nelle campagne di Nicotera. Durante le indagini il personale della Dia di Catanzaro ha accertato una sproporzione tra le proprietà effettivamente avute ed i redditi dichiarati al fisco da parte di Campisi. I beni sequestrati consistono in varie proprieta' immobiliari, automobili e disponibilita' finanziarie. Il sequestro eseguito e' uno dei primi provvedimenti eseguiti nei confronti di una persona deceduta.
Beni per un valore di due milioni di euro sono stati confiscati a Siderno ad Antonio Stefano, genero del boss della 'ndrangheta Vincenzo Macrì (foto), deceduto in carcere nel giugno del 2010 mentre stava scontando una condanna a 27 anni di reclusione. Vincenzo Macrì era il nipote di Antonio Macrì, figura storica della 'ndrangheta e capo del cosiddetto ''Siderno Group'', con importanti collegamenti col Canada e l'Australia, ucciso in un agguato nel gennaio del 1975. Vincenzo Macrì, detto "u baruni", era ritenuto proprio il successore del patriarca Antonio alla guida della potente cosca.
I beni confiscati oggi ad Antonio Stefano, che erano stati sequestrati nel marzo del 2011, consistono in un'azienda agricola, con annesso allevamenti di cavalli e pastori tedeschi; una villa di duemila metri quadrati ed un'automobile Audi 3 intestata alla moglie di Stefano. Il provvedimento di confisca e' stato emesso dalla sezione misura di prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria, su richiesta del questore, Carmelo Casabona, ed eseguito dal Commissariato di Siderno.
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