Sabato, 05 Maggio 2018 10:27

È ancora caos sugli Lsu-Lpu, il Comune di Serra fa dietrofront: ‘Nessuna stabilizzazione per i prossimi 3 anni’

Scritto da Redazione
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Un rimpallo perenne tra ministero, Regione e Comuni che rende ancora più distante la stabilizzazione dei lavoratori Lsu - Lpu in forza ai diversi enti territoriali calabresi. La questione tiene banco in più Municipi da circa un ventennio, ma quello che sta succedendo in questi ultimi mesi è servito a rendere ancora più ingarbugliata la matassa, sia per i pochi Comuni che hanno deciso nello scorso gennaio di non prorogare il contratto ai lavoratori precari, sia per quelli, una larga maggioranza, che invece lo hanno fatto pur non avendo la disponibilità finanziaria per arrivare alla stabilizzazione.

All’inizio dell’anno, 8 primi cittadini – tra i quali il sindaco di Arena, Antonino Schinella – avevano deciso di non rinnovare i rapporti di lavoro a tempo determinato per gli Lsu - Lpu che avevano prestato servizio già per 36 mesi in forza ai rispettivi enti. Andare oltre quel limite avrebbe potuto condurre verso un potenziale danno erariale, proprio perché oltre i tre anni di lavoro a tempo determinato nella Pubblica amministrazione, alla luce di quanto stabilito dalla recente legge Maida, l’obbligo sarebbe quello di stabilizzare definitivamente in pianta organica i dipendenti. Ma i Comuni, è noto, non dispongono della necessaria copertura finanziaria per garantire un siffatto processo e accollarsi dunque, senza l’ausilio di trasferimenti ministeriali e regionali, emolumenti e retribuzioni.

Una posizione che successivamente il ministero del Lavoro, direttamente dal dipartimento Funzione pubblica della Presidenza del Consiglio dei ministri, aveva confermato, specificando come «la definizione del piano di stabilizzazione dei lavoratori in questione, da parte di ciascuna Amministrazione, è condizione necessaria per giustificare la possibilità di proroga e presupposto indispensabile per l’attivazione della procedura in deroga». Senza piano di stabilizzazione, insomma, non si sarebbe potuta effettuare la proroga.

Singolare è, in tal senso, quello che è avvenuto al Comune di Serra San Bruno. Uno dei più solerti nel gennaio scorso a rinnovare i contratti agli oltre 50 Lsu - Lpu, ma senza definire un piano di stabilizzazione degli stessi lavoratori, e per questo costretto a fare un repentino dietrofront. Alcune settimane fa infatti, con la delibera 41/2018 l’ente di piazza Tucci ha approvato l’usuale Programma fabbisogni del personale per il triennio 2018/2020, in maniera chiaramente compatibile con le disponibilità finanziarie e di bilancio. E proprio in riferimento al processo di stabilizzazione degli Lsu - Lpu nella delibera è testualmente riportato come l’ente «si trova impossibilitato a programmare per il triennio 2018/2020 le procedure di stabilizzazione del personale Lsu - Lpu, che in base alla circolare 3/2017 sono state posticipate al 31/12/2020». Lo stesso provvedimento sottolinea inoltre come, nel caso in cui «alla data del 31/12/2018, non dovessero intervenire leggi regionali idonee, ovvero non dovessero essere previste ulteriori deroghe agli attuali rigorosi limiti assunzionali o, ancora la Regione e lo Stato non dovessero intervenire con fondi propri per il pagamento del personale, attualmente contrattualizzato a 26 ore settimanali, si procederà, stante l’impossibilità di procedere alle assunzioni, a riportare i lavoratori nel bacino Lsu - Lpu».

L’amministrazione comunale di Serra resta quindi in attesa di una legge regionale che possa dare indicazioni precise in merito alla stabilizzazione o meno del personale precario, ma è chiaro che si è trattato di un passo indietro, una contraddizione netta rispetto alla proroga di inizio 2018, che tutela in particolare il primo cittadino Tassone dal rischio di andare incontro a grane di natura legale, come per tutti gli altri sindaci che avevano deliberato la proroga nel gennaio scorso, molti sull’intero territorio regionale. L’atto quindi impedisce di fatto ai lavoratori di rivalersi legalmente sull’ente.

A monte di tutto vi sono però chiaramente le indicazioni, a questo punto da considerare fuorvianti, arrivate all’inizio dell’anno dalla cittadella regionale e dal presidente Mario Oliverio, che più volte pubblicamente aveva invitato i sindaci a procedere con le proroghe causando dunque una situazione di caos che, a distanza di ormai cinque mesi, ancora presenta degli strascichi pesanti. Strascichi come quelli che proprio nell’ultima seduta del consiglio comunale di Serra San Bruno hanno dato vita a un duro botta e risposta tra il consigliere comunale di maggioranza Walter Lagrotteria e quello d’opposizione Rosanna Federico (Liberamente). Un tema passato però ancora troppo in sordina e sul quale, per forza di cose, nell’imminente futuro si dovrà fare chiarezza.

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