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Direttore responsabile: Bruno Greco
Redazione: Salvatore Albanese, Alessandro De Padova
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Gli appelli del presidente Andrea Niglia e dei sindaci a capo dei diversi comuni ubicati su tutto il territorio provinciale, pare non abbiano ancora sortito le sperate conseguenze. Ciò nonostante, l’emergenza occupazionale che sta interessando i 380 dipendenti in organico alla Provincia di Vibo Valentia, continua imperterrita. Siamo ormai al quinto mese consecutivo di mancata erogazione degli stipendi a favore del personale dell’ente, che, domani mattina dalle ore 9.30, promuoverà l’ennesimo sciopero.
Torneranno, dunque, ad incrociare le braccia, prolungando lo stato di agitazione già avviato da tempo, i lavoratori dell’ente intermedio di contrada Bitonto, che già nel corso della scorsa settimana avevano dato vita ad un corteo di protesta svoltosi lungo le principali strade del capoluogo, ed al quale si erano associati centinaia di studenti e molti altri lavoratori interessati da importanti vertenze aperte in tutto il territorio provinciale, quali quelli della Gam Oil di Rombiolo, dell’Italcementi o dei call center dell’ex Infocontact di Serra San Bruno e Stefanaconi.
«Siamo riusciti a coinvolgere in questa vertenza tutta la società civile vibonese – ha detto il segretario della Camera del lavoro di Vibo Luigi De Nardo a proposito della vertenza dei lavoratori vibonesi – la città e il territorio con il sostegno, importante, di molte associazioni. Domani il presidente della Provincia, i consiglieri e i sindaci saranno a Roma per presentare un documento in cui viene gridata tutta l'urgenza del caso Vibo, così come dovrebbe arrivare, sempre domani, la somma di un milione e 800mila euro dalla Regione, un atto di sensibilità istituzionale verso questa grave emergenza da fronteggiare. Ci auguriamo e confidiamo nel fatto che le istanze di questo territorio vengano portate avanti domani a Roma con orgoglio. La riforma voluta dall'allora governo Letta e iniziata con la legge Delrio, che prevede la cancellazione dell'ente Provincia, sceglieva di rinunciare a un livello istituzionale, ma non alle funzioni che quel livello assicurava, né ai lavoratori che quelle funzioni esercitavano – afferma il segretario di Funzione pubblica Cgil Calabria Alfredo Iorno – poi sono seguiti i tagli che il governo con la Legge di stabilità ha inflitto a questi enti, mettendo a rischio i servizi ai cittadini, precarizzando i lavoratori, e cambiando in modo repentino quello che prevedeva la “riforma Delrio”. La Legge di stabilità 2015, ha tagliato un miliardo di euro, che certamente metterà in crisi molte Province. Sulle quali già nel triennio si abbatterà il taglio di 4 miliardi di euro confermando una volontà irresponsabile di non voler garantire i servizi (la gestione e manutenzione delle strade, delle scuole, la tutela dell'ambiente e programmazione) che sono tipici dell'ente di area vasta. La riduzione della spesa del personale delle Province del 50% crea in Calabria la messa in esubero di 2.500 dipendenti, e avvierà un processo di mobilità assurda e senza logica per il personale, che sarà posto immediatamente in soprannumero e difficilmente potrà essere ricollocato presso altri enti, considerato che molti di questi sono in dissesto o in predissesto».
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