Il Vizzarro.it - quotidiano online
Direttore responsabile: Bruno Greco
Redazione: Salvatore Albanese, Alessandro De Padova
Reg. n. 4/2012 Tribunale VV
Riceviamo e pubblichiamo:
Negli ultimi mesi sono successe molte cose e troppe ancora dovranno accadere.
Mi permetto di condividere alcuni riflessioni personali, con l’auspicio di contribuire al percorso di confronto che stiamo portando avanti, non avendo con me verità assolute o atti risolutivi da proporre.
La fase che stiamo vivendo richiama tutto il Partito Democratico alla necessità di un’analisi seria, critica e puntuale per tentare di comprendere insieme come affrontare i temi che riguardano la nostra comunità politica in questa epoca.
Negli ultimi trent’anni abbiamo visto venire meno i paradigmi dell’idea di politica. Dalle organizzazioni strutturate, dai processi democratici, dalla formazione della classe dirigente, dal significato della rappresentanza in genere, si è passati ad un modello dettato dal cambiamento sociale, quello della società globalizzata, fortemente dinamica, dell’immediatezza e della comunicazione.
Dalle classiche forme di partito si è passati gradualmente a forme di partecipazione meno strutturate o a struttura inesistente più simili a comitati elettorali, da obiettivi di lungo periodo a obiettivi di breve periodo.
Il Partito democratico arriva in ritardo rispetto a questa mutazione, ma la strada intrapresa è la medesima, non è possibile affermare il contrario. Per certi aspetti anche le primarie, nelle forme in cui le abbiamo conosciute e che certamente rappresentano uno strumento migliorabile, hanno accelerato questo processo verso una forma di organizzazione “liquida” ed appunto destrutturata.
Anche la scelta dell’Ulivo – recentemente riproposta in diverse sedi – porta con sé dei limiti sostanziali, a partire dall’idea che sia possibile aggregare in modo eterogeneo forze che poi non sono riuscite a produrre una vera e propria visione politica comune. Aggregazioni utili a vincere le elezioni, ma non a governare.
Qualche esempio, abbastanza recente per altro, lo abbiamo anche in Calabria: la nascita di un gruppo consiliare di maggioranza, alternativo a quello del PD e che allo stesso tempo ha all’interno esponenti del PD; a livello locale anche le elezioni provinciali su Vibo Valentia e Catanzaro hanno portato alla luce un modus operandi ambiguo, contraddittorio, risultato di scelte non supportate da un chiaro progetto politico e che probabilmente di politico hanno veramente poco.
Ciò non è normale e come Partito Democratico non possiamo rimanere indifferenti a queste dinamiche. La corretta visione della buona politica vuole certezza ed identità di valori comuni, per ridefinire presto e non restare attardati su crinali ambigui e pericolosi, volti solo a destrutturare ulteriormente la nostra storia politica, per palese convenienza nonché per avventarsi anticipatamente nella corsa alle armi in vista di nuove competizioni elettorali da postazioni improbabili rispetto alla cultura e all’etica che vogliamo affermare sia all’interno sia all’esterno dei nostri confini politici.
Questo problema rimane attuale anche presso l’attuale Governo e già importanti contraddizioni sono emerse.
E dunque, siamo difronte a due strade alternative: dobbiamo scegliere se costruire un partito o un comitato elettorale.
A mio avviso, il nostro congresso dovrà servire a questo.
Il congresso non è e non può essere un luogo nel quale portare avanti una battaglia personale, non avrebbe alcun senso. Deve essere un’occasione di larga e consapevole partecipazione, di confronto sulle idee, sui progetti, su visioni differenti. Deve essere, in altre parole, occasione di sintesi globale. Perché è normale che ci siano una forte dialettica e posizioni anche alternative nelle dinamiche interne, ma questa pluralità non può essere il pretesto di un conflitto permanente. È una questione di buonsenso, ancor prima che una questione di organizzazione politica.
Questa chiarezza, il Partito, noi, la dobbiamo ai nostri iscritti ed ai cittadini tutti.
Per concludere, dobbiamo avere il coraggio trovare dei punti risolutivi su questi temi, solo così potremo rilanciare il progetto politico del Partito Democratico, con una classe dirigente profondamente rinnovata e una nuova idea di cultura e di società europea.
Vincenzo Insardà
Segretario provinciale Partito Democratico
Vibo Valentia
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