Martedì, 11 Agosto 2015 10:13

'San Bruno', infermieri costretti a sostituire i colleghi di Vibo in ferie. Lo Slai Cobas scrive al prefetto

Scritto da Redazione
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Riceviamo e pubblichiamo

Dura presa di posizione dello Slai-Cobas rispetto alla disposizione di servizio dello scorso 29 luglio, con la quale il direttore sanitario dell’Asp di Vibo Valentia, Michele Miceli, ha disposto la mobilità d’urgenza per alcuni infermieri del reparto di Medicina del presidio sanitario “San Bruno”, costretti a prestare servizio per il mese di agosto allo “Jazzolino” di Vibo Valentia.

Il provvedimento – contestato dal sindacato – sarebbe stato originato dall’esigenza di garantire la continuità assistenziale nel presidio vibonese, in quanto gli infermieri titolari sarebbero in ferie. Per evidenziare l’illegittimità dell’atto lo Slai-Cobas ha dunque deciso di investire dei fatti il prefetto di Vibo Valentia, Giovanni Bruno, attraverso una missiva indirizzata contestualmente anche allo stesso direttore sanitario dell’Asp, Miceli, e al direttore generale, Florindo Antoniozzi.

«Si contesta – si legge nella lettera – il modus procedendi del Dott. Miceli che, nel disporre la mobilità dei dipendenti, viola apertamente quanto previsto dalla normativa nazionale vigente (CCNL) e dal contratto integrativo decentrato anche in merito al dovere di informativa e contrattazione sindacale preventiva per l’attivazione delle procedure in questione. Il tutto fermo restando quanto statuito dall’art. 2103 c.c. che, come è noto, fra l'altro prevede che il lavoratore non possa essere trasferito da un'unità produttiva all'altra senza comprovate ragioni tecniche, organizzative e produttive».

«La mobilità – continua il sindacato – viene mascherata come l’unica soluzione possibile ma non si evidenziano ragioni tecniche, organizzative o produttive che giustifichino tale atto. Quanto affermiamo trova conferma nei turni di servizio della U.O. di Medicina della S.O. di Vibo Valentia, dove prestano servizio un numero di infermieri h24 superiore a quello in servizio presso l’U.O. di Medicina di Serra San Bruno e dove, inoltre, il numero dei posti letto attualmente in dotazione (12) è inferiore a quello di Serra San Bruno (20)».

Un provvedimento considerato, quindi, del tutto inopportuno visto l’alto numero di casi con i quali quotidianamente il personale in servizio al “San Bruno”, già quantitativamente carente, deve misurarsi. Dalla disposizione voluta da Miceli, ancora secondo lo Slai-Cobas, «si nota come nell’U.O. di Medicina di Serra San Bruno non viene garantita l’assistenza ai degenti. Infatti, numerosi sono i turni coperti da un solo infermiere che non può garantire tutte le attività necessarie comprese le urgenze, le notti vengono coperte da infermieri del Pronto Soccorso in straordinario ed ancora, in caso di necessità gli infermieri di Medicina dovrebbero chiedere aiuto agli infermieri della Lungodegenza e se tale eventualità si dovesse verificare gli infermieri della Lungodegenza dovrebbero abbandonare il proprio reparto per occorrere in aiuto dei colleghi della Medicina».

Una “soluzione”, quella voluta da Miceli, che metterebbe a repentaglio anche la qualità delle prestazioni erogate dai professionisti, costretti, proprio per via della nuova disposizione, a sottoporsi a orari di lavoro massacranti, tanto che «infermieri che effettuano il turno notturno a Serra San Bruno con smonto alle ore 7:00, dovrebbero trovarsi alle ore 8:00 a Vibo Valentia per garantire il turno antimeridiano. Il caos provocato dalla cervellotica attivazione della Mobilità d’Urgenza servirebbe solo a coprire i turni del personale infermieristico di Vibo Valentia che va in ferie, ma questo non può avvenire negando l’assistenza ai degenti dell’U.O.C. di Medicina di Serra San Bruno o autorizzando illegittimamente lo straordinario e facendo accorre al bisogno gli infermieri della Lungodegenza, mentre nessuna disposizione riguarda i soliti noti e i titolari delle posizioni organizzative che dovrebbero svolgere prima di tutto le mansioni di infermieri e in orari diversi le funzioni previste dalle loro posizioni organizzative (funzioni regalate dalla politica e pagate con soldi sottratti a tutti i dipendenti). Il tutto – continua il sindacato – nonostante che, solo qualche giorno prima, lo stesso Direttore dott. A. M. Miceli accompagnato da altri dirigenti avesse garantito che nessun infermiere sarebbe stato spostato da Serra San Bruno».

Lo Slai-Cobas, infine, ha inteso sollecitare l’immediata revoca della Mobilità d’Urgenza al fine di «evitare l’inasprimento derivante dal prospettato intervento giudiziario, non essendo certo intenzione dell’organizzazione sindacale, aumentare la conflittualità in un momento in cui le migliori energie di tutti dovrebbero essere riservate ad affrontare e tentare di risolvere le numerose e gravi criticità lavorative sul territorio» spiega ancora la lettera. Pertanto, nel tentativo di giungere ad un raffreddamento della vertenza, in un momento delicato per un comparto già critico di suo come è quello sanitario, lo Slai-Cobas – come già sottolineato – ha voluto dunque investire dei fatti il Prefetto della Provincia di Vibo Valentia, al quale è stato richiesto «un’autorevole intervento di mediazione in una controversia di cui nessuno sente la necessità ma che si presenta comunque inevitabile e che comporterà, nel sicuro caso di accertamento giudiziale della illegittimità del comportamento adottato dal Direttore Sanitario Aziendale, l’annullamento di tutti gli atti e le decisioni adottate in maniera illegittima con aggravio di spese, danno erariale oltre eventuali casi di malasanità che si dovrebbero verificare”.

 

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