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Direttore responsabile: Bruno Greco
Redazione: Salvatore Albanese, Alessandro De Padova
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Avevano chiesto un intervento delle istituzioni i lavoratori che, da tre giorni, hanno occupato il palazzo della Provincia di Vibo per protestare contro il mancato pagamento degli stipendi arretrati. Di tempo ce n'è voluto. Alla fine, però, pare che la politica abbia dato qualche segnale di risveglio.
Oliverio incontra il sottosegretario Lotti
Il presidente della Giunta regionale, Mario Oliverio, che in questi giorni si trova a Roma per impegni istituzionali, sta seguendo passo dopo passo l'evolversi della vicenda relativa ai 372 dipendenti di contrada Bitonto, alcuni dei quali sono anche saliti sul tetto della Provincia come forma estrema di protesta. Nella mattinata odierna, il governatore della Calabria ha incontrato nella Capitale il sottosegretario alla presidenza del consiglio, Luca Lotti, al quale lo stesso Oliverio ha fornito un quadro della situazione, spiegando come la Provincia di Vibo negli ultimi anni, nonostante le grosse difficoltà economiche, sia riuscita ugualmente a retribuire i dipendenti, ma «negli ultimi cinque mesi – ha aggiunto Oliverio - le casse e le risorse dell'ente non consentono più l'erogazione degli stipendi e, soprattutto negli ultimi giorni, stiamo assistendo a una evidente esasperazione degli animi e a una degenerazione della protesta per la quale si cominciano a temere possibili disordini o incidenti che finora, per fortuna, sono stati scongiurati».
La Cgil: istituire un fondo di solidarietà
«Su sollecitazione della Funzione pubblica nazionale e delle tante disponibilità pervenute dalle Rsu e dai dipendenti di tutte le province italiane, la Camera del lavoro di Vibo Valentia si sta adoperando ad istituire un Fondo a sostegno dei dipendenti della Provincia di Vibo che versano in difficili condizioni economiche». A renderlo sono il segretario generale della Cgil Calabria, Michele Gravano, e quello della provincia di Vibo, Luigi Denardo. «È stata data la massima disponibilità collaborativa dalla Banca di Credito Cooperativo vibonese nonché da Libera e dalla Caritas di facilitare, per le rispettive competenze, l'acquisizione dei fondi e la loro distribuzione secondo le priorità e le necessità più gravi – hanno detto i due sindacalisti -. I dipendenti di tutte le Province italiane, nonostante anche per loro gravano le molteplici difficoltà di una legge che ha stravolto il sistema istituzionale delle Autonomie provinciali, sentono forte il dovere, avendo ancora almeno qualche disponibilità stipendiale, di aiutare quei casi estremi di disagio economico e familiare che proprio nella Provincia di Vibo Valentia hanno indotto a reazioni estreme e disperate. Nei prossimi giorni – fanno sapere Gravano e Denardo – valuteremo, con tutte le strutture della Cgil calabrese, ulteriori forme concrete di solidarietà».
Niglia: Roma non ci dà speranze
Ad intervenire sulla situazione è stato anche il presidente della Provincia, Andrea Niglia: «Il consiglio provinciale di Vibo Valentia continua a praticare tutte le strade per tentare di risolvere non soltanto il problema degli stipendi che ormai da tempo non fa dormire più nessuno quanto la funzionalità degli uffici dell'amministrazione provinciale che restano il supporto strategico per garantire la continuità dell'istituto provinciale e concrete risposte alla domanda di servizio dei cittadini. I contatti giornalieri con il presidente della Regione Calabria, Mario Oliverio, il prefetto di Vibo Giovanni Bruno, e quanti sono coinvolti in questo processo di impegno per la tutela e la salvaguardia della dignità di quanti ingiustamente soffrono gli effetti del devastante fenomeno dell'indifferenza e dell'apatia – prosegue il principale inquilino di palazzo ex Enel – restano punti fermi di una battaglia quotidiana che stiamo conducendo senza alcuna sosta. Siamo convinti che nuovi segnali di speranza giungeranno nel momento in cui le forze politiche della Regione Calabria avranno capito che oltre il confine non v'è alcuna certezza. Roma non ci dà speranze. La Regione Calabria può e deve cogliere la gravità del momento – conclude Niglia - e dare risposte a chi vota liberamente il sistema e ne pretende legittimamente il pieno rispetto».
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