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«Prendiamo le distanze dal comunicato stampa del presidente dell’amministrazione provinciale di Vibo Valentia, nel quale si evince, che, dalla riunione di ieri con le organizzazioni sindacali e la Rsu, ci sia stata una sostanziale intesa sulle strategie da adottare per affrontare la difficile situazione finanziaria dell’ente».
A dirlo, in una lota, è Bruno Schipano, della Funzione Pubblica Cgil che, intervenendo a proposito dell'incontro tenutosi nella mattinata di ieri presso la sede della Provincia durante il quale i rappresentanti dell'Ente di contrada Bitonto e quelli delle sigle sindacali hanno cercato di analizzare le problematicbe inerenti le varie realtà lavorative dell'intero territorio, ed, in particolar modo, quelle riguardanti il personale della Provincia, ha di fatto smentito quanto affermato nella serata di ieri dal principale inquilino di palazzo ex Enel che aveva annunciato il buon esito dell'incontro.
«Non vorremmo – prosegue Schipano - che qualcuno pensasse che a fronte di toni più concilianti, corrispondesse una condivisione di strategia. Se è così, confermiamo ancora una volta il nostro pensiero: come Cgil funzione pubblica pensiamo che, a seguito della deludente riunione romana, tra il presidente della Provincia e alcuni sindaci, con il sottosegretario Bocci, si rende necessaria una risposta forte di tutto il territorio provinciale, quindi, abbiamo reiterato la richiesta di dimissioni del presidente. Stessa richiesta l’abbiamo già fatta ai 50 sindaci della provincia. Riteniamo che in una situazione generale di grande disagio, dove ormai sono venuti meno i principi cardine di solidarietà e giustizia sociale, è necessario che dal governo centrale ci sia una forte presa di coscienza, per evitare una marginalizzazione sempre più forte di interi territori, rendendoli così facile preda del malaffare e della criminalità».
La Cgil Funzione Pubblica, dunque, conferma la linea della protesta adottata nelle ultime settimane, che proseguirà «nelle forme e nei modi che riterremo più opportuni, fino ad arrivare alle due giornate di sciopero già proclamato per il 26 e 27 marzo. Non abbasseremo la guardia fin tanto che le gravi difficoltà di un ente pubblico, che non riesce a pagare gli stipendi e non riesce più ad erogare servizi ai cittadini e all’intero territorio, non vengano risolte. Diciamo al presidente che non è più tempo dei viaggi della speranza, con la aspettativa di trovare qualche interlocutore propenso a perorare la nostra causa. È arrivato il tempo di gridare a voce alta e con la schiena dritta: dignità, lavoro e retribuzione».
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