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Direttore responsabile: Bruno Greco
Redazione: Salvatore Albanese, Alessandro De Padova
Reg. n. 4/2012 Tribunale VV
L’allarme riguardo alla questione dipendenti, in tutte le Province d’Italia, resta altissimo.
Un grosso punto interrogativo rispetto al quale non potranno maturare opportune e definitive risposte, se prima non si provvederà a definire le funzioni per le quali gli enti intermedi manterranno ancora competenze. Solo allora, nel concreto, si potrà capire quanti e quali dei lavoratori resteranno ancora alle dipendenze delle Province e quanti altri, invece, dovranno essere collocati in disponibilità, distribuiti fra Regione e Comuni. Il timore che ancora perdura è che qualcuno possa addirittura pagare questa nuova riorganizzazione dell’assetto della Pubblica amministrazione con la cassa integrazione. Ansie destinate a rimanere vive almeno finché le norme a salvaguardia dei posti di lavoro e per la ridefinizione degli assetti organizzativi non verranno emanate dal Governo.
Nulla di deciso, dunque, anche per il personale in organico alla Provincia di Vibo Valentia, ciò nonostante la fatidica scadenza del prossimo 31 marzo si fa ormai sempre più vicina. È proprio tra circa due mesi e mezzo che occorrerà effettuare la rilevazione del personale, in maniera da scindere, appunto, i lavoratori destinati a rimanere in dotazione alla Provincia e quelli, invece da collocare in disponibilità.
«Al momento, dal Governo, ci sono stati solo slogan rassicuranti – ha precisato il presidente della Provincia di Vibo Valentia, Andrea Niglia, riguardo alla questione – ma nessun provvedimento, a garanzia dei lavoratori, è stato ancora emanato». Niglia, che è tornato a pronunciarsi sul nodo dipendenti attraverso una nota stampa diffusa in queste ultime ore, si è detto «seriamente preoccupato da questo stato di confusione generale» e dal fatto che «non vengano indicate, con chiarezza, le direttive da seguire». Una condizione di stallo già denunciata anche dall’Unione delle Province italiane, e resa ancora più incerta dai provvedimenti inseriti nella Legge di stabilità di recente stesura, che, di fatto, porterà progressivamente ad un taglio di sei miliardi alle risorse, di cui un miliardo per l’anno in corso, due per il 2016 e ben tre per il 2017. Un forte ridimensionamento dell’ammontare delle risorse finanziarie che – a parere dello stesso Niglia – metterà, di fatto, «in ginocchio le Province, che non saranno nemmeno più in grado di assicurare ai cittadini funzioni fondamentali in settori quali l’edilizia scolastica, la viabilità stradale e l’ambiente».
Niglia auspica, pertanto, dal Governo, provvedimenti celeri e più equilibrati: «Ad oggi la riforma delle Province mi pare abbia tenuto conto solo delle esigenze di spending review e non del bisogno di modernizzazione e miglioramento dei servizi che i cittadini richiedono. Sono state effettuate troppe riduzioni indifferenziate che non hanno valutato, al meglio, il rapporto costi-benefici. I tagli lineari previsti – ribadisce ancora Niglia – si tradurranno in meno servizi per i cittadini. La ridefinizione degli assetti organizzativi, poi, è stata fatta all’insegna dell’irrazionalità ed ha prodotto, al momento, solo tagli indifferenziati, a cui sono seguiti gli adattamenti delle strutture, allontanando, però, l’obiettivo primario di razionalizzazione». D’altronde è stata la stessa Corte dei Conti a definire la riforma complessiva della Pubblica amministrazione «irrazionale, incompleta e contraddittoria», mettendo in risalto la necessità di affiancare l’adozione di misure necessarie per adeguare il sistema di contabilità economico-finanziaria, alla mutata riorganizzazione degli enti.
Una condizione di precarietà che andrà dunque ad interessare le migliaia di dipendenti occupati in tutte le Province d’Italia, e che sarà destinata ad accentuarsi ulteriormente a Vibo, dove per numero di cittadini stanziati sul territorio provinciale si conta un’alta “densità” di dipendenti in organico all’ente intermedio, circa 380: basti pensare che la Provincia di Napoli conta 400 dipendenti ma a copertura di un territorio molto più vasto e comunque popolato da oltre 3milioni di abitanti.
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