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Si sarà fatto guidare dall’entusiasmo il presidente della Provincia di Vibo Valentia, Andrea Niglia, nella conferenza stampa dello scorso 12 gennaio con la quale, congiuntamente al parlamentare del Pd Bruno Censore, aveva annunciato l’avvio di «una nuova era per l’ente intermedio di contrada Bitonto».
«Da oggi – aveva infatti dichiarato Niglia – nasce una nuova Provincia. Questa Finanziaria dà ossigeno affinché si possa ripartire e si possa dare dignità alle istituzioni e all’intero Vibonese». A generare tanta eccitazione erano state dunque le due misure inserite nella nuova Legge di Stabilità: il rafforzamento di un fondo destinato a tutte le Province italiane per un ammontare di circa 317milioni di euro e, soprattutto, l’attribuzione per il triennio 2018-2020 di un ulteriore contributo dell’importo complessivo di 30milioni di euro annui da suddividere in tal caso solo per le province interessate da grane di natura finanziaria. Un provvedimento, quest’ultimo, apparentemente fatto su misura per la Provincia di Vibo, sulla quale da anni insiste una condizione di grave dissesto che non permette né il pagamento puntuale delle retribuzioni ai dipendenti, né l’erogazione dei servizi essenziali.
Una torta succulenta insomma, peccato che in realtà – si intuisce all’improvviso solo in queste ore – non potrà bastare per tutti. Infatti, in particolare per quel che concerne il fondo triennale da 90milioni di euro complessivi, è consistente il numero di enti intermedi in condizione di dissesto e predissesto, ben 13, pronti a beneficiare della misura. Ad oggi sono infatti 10 le province sulle quali grava una condizione propedeutica al default (Asti, Novara, Imperia, Varese, Ascoli Piceno, Chieti, Salerno, Terni, La Spezia e Potenza), mentre per ulteriori 3 province (Biella, Vibo e Caserta) il dissesto finanziario è già stato dichiarato da tempo. È logico allora che vista la necessità di compensare parte degli squilibri milionari dei Bilanci di tutti i 13 enti, i fondi previsti dalla Finanziaria 2018 – la stessa che era stata annunciata quindi con immenso gaudio da Censore e Niglia di fronte a una nutrita platea di giornalisti – potranno recare un sollievo quasi impercepibile ai pesanti acciacchi che affliggono l’ente vibonese. La ripartizione dei fondi sarà effettuata infatti in funzione di criteri che prendono principalmente in considerazione la densità di popolazione e la superficie degli enti interessati dalla crisi finanziaria. E conti alla mano a una Provincia “piccola” come quella di Vibo Valentia sarà destinata appena una manciata di centinaia di migliaia d’euro all’anno, mentre le fette maggiori dei fondi saranno invece ripartite a favore delle province più popolose, come ad esempio quelle di Caserta e Salerno.
Sono passate poche settimane e di tutto ciò se n’è finalmente accorto anche il presidente Andrea Niglia, che pure aveva assicurato ai giornalisti a metà gennaio scorso di aver seguito assieme all’onorevole Censore, «dalla nascita fino alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, questo emendamento che rappresenta una nuova partenza per la Provincia». Tutt’altro piglio quello mostrato invece ieri da Niglia, autore di un piagnisteo che non sembra neanche parente lontano dell’ardore esibito a gennaio con l’affettuoso e imprevisto abbraccio d’intesa stretto con Censore, da sempre acerrimo avversario politico. Nella nota diffusa ieri assieme agli altri presidenti di Provincia calabresi, Niglia ha infatti spiegato come alla vigilia della Conferenza Stato-Città, che sentenzierà i criteri di ripartizione dei fondi, di colpo i peggiori presagi si sono fatti concreti: «Il fondo di riequilibrio triennale di 30milioni annui proposto per risolvere le criticità delle 3 province in dissesto e delle 10 in predissesto indotto dalle manovre economiche, verrà vanificato da una ripartizione effettuata in ossequio a uno sterile e ingiusto taglio ragionieristico. Così la Provincia è destinata a chiudere».
Insomma, i toni trionfalistici dei giorni scorsi si sono già sgonfiati. Il presidente Niglia, meglio tardi che mai, ha capito che a Vibo spetteranno solo le briciole dei milioni di euro previsti dalla Legge di Stabilità 2018 e che purtroppo i dipendenti della Provincia, ma anche tutti gli altri cittadini del Vibonese, non potranno dormire sonni tranquilli neanche per i prossimi mesi. Certo, almeno un “merito” rispetto a questo grave pastrocchio comunicativo il presidente dell’ente intermedio di palazzo Ex Enel ce l’ha: quello di aver comunque, nel bene e nel male, informato la stampa della repentina mutazione di interpretazioni fatte da lui stesso rispetto ai contenuti della Legge di Stabilità 2018, che da risolutiva – senza modifiche alcune – si è all’improvviso trasformata in fatale per il futuro del Vibonese. Ma nessuna dichiarazione in merito è invece ancora arrivata dall’altro grande padre nobile della causa pro Provincia, Bruno Censore. Che si sia accorto anche lui solo adesso che si è trattato di un semplice bluff, che il «salva-Vibo» non servirà a salvare Vibo e che la luce in fondo al tunnel è ancora molto lontana?
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