Mercoledì, 06 Settembre 2017 12:06

Impianto di trattamento rifiuti a Sant’Onofrio, il sindaco precisa: «Nessun rischio per ambiente e salute dei cittadini»

Scritto da Redazione
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«Mi dispiace che il comitato “No discarica” abbia chiuso le porte all’amministrazione comunale subito dopo l’incontro interlocutorio che si è svolto lo scorso 8 agosto, anche perché ad oggi non ho ricevuto alcuna nota da parte del suddetto comitato, né alcuno dei suoi referenti si è pregiato di informarmi direttamente».

Lo afferma il sindaco di Sant’Onofrio, Onofrio Maragò, intervenendo in merito alla realizzazione in località “Badioti” di un impianto per il recupero dei rifiuti indifferenziati dei comuni ricadenti nell’Ato della provincia di Vibo Valentia con annessa discarica di servizio. L’8 agosto, infatti, c’è stato un incontro tra il sodalizio e l’amministrazione comunale ed è bastato poco per sancire il netto contrato delle rispettive posizioni, anche perché - secondo quanto affermato all’epoca dai rappresentanti del comitato – l’esecutivo guidato da Maragò non avrebbe «alcuna intenzione di fermare il progetto». Da parte sua, però, il primo cittadino fa sapere che «dal comitato è prevalsa la linea della chiusura e delle barricate. Come sindaco e come cittadino me ne dispiace, perché non mi sono sottratto alla discussione e ho più volte ribadito che sono pronto al confronto, anche serrato, purchè sia sempre ispirato a ricercare soluzioni e sia supportato da dati e informazioni reali». Maragò non rinnega «quanto detto nel corso dell’incontro, ma chiudere le porte in faccia a un confronto appena avviato e ad un’amministrazione pronta a discutere è un fatto increscioso che testimonia una debolezza, tipica di chi abbandona il campo della contesa. Fin qui l’aspetto formale. Nella sostanza - prosegue il primo cittadino – le motivazioni del ritiro del comitato si restringono sulla pretesa di un ritiro incondizionato della proposta fatta dall’amministrazione. Infatti, tra gli “ostacoli non superabili e discriminanti”, si riporta la mancata volontà di indire un referendum popolare e di non aver fornito il progetto dell’impianto. Indire un referendum avrebbe significato aprire una “anomala” campagna elettorale, con uno scontro di cui il Comune non ha certamente bisogno e che non avrebbe potuto far partecipare i tanti sottoscrittori della petizione che risultano in altro comune, o viceversa coinvolgere nello stesso i cittadini dell’intera provincia».

Il sindaco del piccolo centro alle porte di Vibo spiega poi quello che sarebbe il progetto dell’impianto, «di gran lunga più avanzato a livello tecnologico rispetto agli impianti odierni, migliorando ulteriormente i risultati che si raggiungono oggi. Questo ci porta ad affermare senza alcun dubbio che nel nuovo impianto, che accetterà solo i rifiuti urbani, la parte di umido verrà separata e avviata alla produzione di bio-metano, mentre sarà avviata a smaltimento solo la parte secca non recuperabile. Quando poi alla circolazione di camion che trasportano i rifiuti, non ci sarà alcuna invasione. Oggi i camion di rifiuti vengono inviati all’impianto di Lamezia Terme via autostrada. Con l’ecodistretto raggiungeranno la sede dell’impianto sempre attraverso l’autostrada, ma risparmieranno molta strada rispetto ad oggi con una minore spesa per i cittadini della provincia di circa un milione di euro l’anno». Da un lato, insomma, la «salute dei cittadini» e dall’altro il «rispetto dell’ambiente», che «non saranno messe a rischio dalla nascita dell’ecodistretto, il quale invece produrrà occupazione sia nella fase di realizzazione che in quella di gestione».

In chiusura, Maragò rivolge un appello al comitato «a tornare indietro sui propri passi e ad accettare un ruolo di vigile osservatore sul processo avviato».

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