Mercoledì, 03 Giugno 2015 10:24

Il Coordinamento 'Bruno Arcuri': 'Si ponga fine allo scandalo dell'acqua, il consiglio regionale legiferi al più presto'

Scritto da Redazione
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«Il Consiglio regionale discuta al più presto della proposta di legge di iniziativa popolare, presentata nel luglio del 2013 e sottoscritta da 11mila cittadina e 20 consigli comunali, tra cui quelli di Lamezia Terme e Cosenza». A chiederlo, in una lettera indirizzata al presidente del Consiglio regionale calabrese, Antonio Scalzo e, per conoscenza, al governatore Mario Oliverio, all'assessore ai Lavori Pubblici, Nino De Gaetano e al presidente della IV Commissione, Nicola Irto, è il Coordinamento Acqua Pubblica “Bruno Arcuri”.

«Scriviamo a Lei in quanto garante della democrazia e del rispetto di norme e regolamenti – si legge nella lettera -preoccupati dalle notizie trapelate sulla stampa e che rivelano che nei prossimi giorni il governo nazionale dovrebbe approvare un Dpcm con cui diffiderà la nostra regione a normare entro 30 giorni il settore del Servizio Idrico Integrato, pena il Commissariamento».

Per «scongiurare questo rischio» e «lasciare la possibilità ai calabresi di decidere su questo delicato ambito», secondo il coordinamento “Bruno Arcuri” «è necessario che il Consiglio regionale legiferi al più presto. Nel fare questo però riteniamo fondamentale la ripresa della discussione della proposta di legge di iniziativa popolare da noi promossa e presentata nel luglio del 2013, avente ad oggetto la "Tutela, governo e gestione pubblica del ciclo integrato dell'acqua", sottoscritta da 11mila calabresi e 20 consigli comunali tra cui quelli di Cosenza e Lamezia Terme, in base allo Statuto regionale non è decaduta, e perciò ne chiediamo l’immediata trattazione».

«La stesura del progetto di legge da noi promosso – proseguono i componenti del “Bruno Arcuri” - si rese necessario alla luce della proposta avanzata dall’allora Giunta regionale che, giocando su termini come “interesse pubblico” o “società interamente pubbliche”, intendeva mantenere in piedi il carrozzone Sorical, trasformandolo in una società in house. Al proposito ci teniamo a ribadire che la forma della società in house è solo una delle possibili forme di gestione in house, l’unica che però preveda una società per azioni, ossia una società di diritto privato che per sua natura persegue il profitto e agisce nell’ambito del mercato finanziario, e la cui azione è stabilita all’interno del Consiglio di Amministrazione. È altrettanto importante sottolineare quindi che questi profitti dovrebbero essere garantiti dai “clienti”, ossia dai Comuni calabresi».

La proposta del Coordinamento calabrese Acqua Pubblica prevede, invece, il «trasferimento delle competenze della Sorical, attualmente in liquidazione, a una società interamente e veramente pubblica: una gestione in house da realizzarsi attraverso un’azienda speciale, un ente strumentale della Regione, che non persegua quindi il profitto ma il pareggio di bilancio e che ne permetta un maggiore controllo da parte degli organismi democratici».

«A dimostrare che questa seconda forma sia non solo legalmente possibile ma anche economicamente vantaggiosa – aggiungono - nei prossimi giorni terremo due iniziative pubbliche, e cogliamo l’occasione per sollecitare una vostra partecipazione. La prima si terrà l’8 giugno a Cosenza e tratterà della problematica del Comune di Saracena che gestisce localmente il Servizio Idrico tramite un’azienda speciale: l’assurdo è che, non gravando sul servizio né profitti né sperperi, quell’Amministrazione si è resa colpevole di far pagare troppo poco l’acqua! La seconda si terrà sempre a Cosenza il 12 giugno e vedrà la partecipazione di Maurizio Montalto, presidente di ABC Napoli, l’azienda speciale che gestisce il Servizio Idrico nel capoluogo campano».

«Ma la nostra proposta – conclude il “Bruno Arcuri” - va oltre la semplice natura della società di gestione, riorganizzando gli ambiti in base ai bacini idrografici e delle infrastrutture esistenti, promuovendo forme di partecipazione popolare, istituendo il quantitativo minimo vitale da garantire a ogni cittadino. Provando insomma a dare risposte altre alla grandi problematiche e ai tanti scandali che hanno visto la nostra regione subire per anni le angherie di una S.p.A. “a maggioranza pubblica”: questa quota di maggioranza non ci ha garantito, così come non ci potrà garantire neanche la totalità del pacchetto azionario, e non perché fosse sbagliato il colore politico della giunta del momento, ma perché è proprio il modello gestionale, la logica del profitto su un bene così prezioso che non va. Crediamo che questa sia una grande occasione per la Calabria, la possibilità di mettere finalmente fine a uno scandalo decennale, in nome dell’acqua, simbolo della vita, ma soprattutto della democrazia».

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