Il Vizzarro.it - quotidiano online
Direttore responsabile: Bruno Greco
Redazione: Salvatore Albanese, Alessandro De Padova
Reg. n. 4/2012 Tribunale VV
Riceviamo e pubblichiamo
Ha deciso di fare parlare i fatti, le carte, le regole. Quelle che nello “sviluppo” locale sono diventate da interpretare. Ma ci sono date, riunioni, scadenze. E anche storie. Tra tutte quelle degli oltre 5 milioni di fondi Comunitari destinati alla programmazione 2014-20 - misura 19 del Psr Calabria - da gestire per lo sviluppo del territorio e che sono stati “affidati” al nuovo partenariato “Terre Vibonesi”.
Paolo Pileggi, con calma, ha fatto il punto, «una battaglia per la trasparenza e la legalità», lo ha precisato più volte. Lo ha fatto nell’annunciare la richiesta di accesso agli atti già presentata e il ricorso al Tar, senza escludere la possibilità di bussare alla “porta” della Procura.
Perché il presidente del Cogal Monte Poro-Serre Vibonesi di stare in silenzio contro «la congiura di palazzo» non ne ha voglia. Ed era un fiume in piena, questa mattina, nella sala Carbone della Camera di commercio.
Accuse e denunce circostanziate. Così come gli atti e le delibere che avvolgono il “caso”. Quello che ruota intorno al Piano di azione locale «e Vibo è stato l’unico territorio che ha presentato due Piani». Due, ma il vincitore è stato uno. Uno, il nuovo Gal. E la Regione, lo ha spiegato subito, l’ha fatta «grossa». Un riferimento neanche troppo velato a quella definita come «congiura di palazzo, orchestrata sul territorio alla quale hanno partecipato rappresentanti istituzionali». Un “inciucio” «trasversale tra Pd e Forza Italia». I suoi esponenti locali, quindi, quelli chiamati in causa. Quanti oggi siedono in Parlamento e quanti alla Regione. Tra gli uni e gli altri, la “mano” dell’esecutivo Oliverio e, in primis, come già aveva denunciato nei giorni scorsi, il consigliere regionale delegato all’Agricoltura Mauro D’Acri (che nei giorni scorsi aveva già replicato alle accuse del Cogal).
LA RIUNIONE A SANT’ONOFRIO Quindi, è dalla costituzione del nuovo Gal – quello che ruota intorno all’on. Bruno Censore, un nome “sussurrato” e mai fatto ad alta voce, quanto quello di Giuseppe Mangialavori – e dalla lettera di convocazione del 28 luglio alla riunione organizzata a Sant’Onofrio che è partito Paolo Pileggi.
Il 28 luglio, una data significativa, perché «arrivava tre giorni dopo che il nostro partenariato aveva approvato la bozza del Piano di azione locale e lo aveva trasmesso». Una lettera considerata «lungimirante, con timbri e firme». A fare la convocazione, il sindaco di Sant’Onofrio che annunciava la presentazione del Gal «e indipendentemente da quanto affermato da D’Acri – ha spiegato Pileggi – quest’ultimo ha partecipato a quella riunione dopo che il partenariato si era costituito secondo le regole, e non si è mai visto un arbitro che incontra una delle squadre in gara».
Particolari, quindi, che attraversano tempo e spazi, perché «cosa è accaduto tra il 28 luglio e il 2 settembre» è la domanda che si è posto - retoricamente - il presidente del Cogal, prima di “incrociare” un altro particolare e, ossia, quello relativo alla determinazione del Comune di Gerocarne «che impegnava euro, assegnando incarichi a 4 persone con un avviso pubblico del 18 agosto». Incarico assegnato «a 4 consulenti di Cosenza con determinazione del 6 settembre». Le stesse quattro persone «che erano anche presenti alla riunione di Sant’Onofrio».
Tanti casi, coincidenze, vicende che «si intrecciano ma che – ha incalzato – sono fatti incontestabili. E i fatti ci dicono che non c’è stata linearità».
LA GUERRA DELLE DELIBERE Ergo, dopo cosa è successo? «Io – ha proseguito Pileggi – la chiamo la guerra delle delibere, con il richiamo agli ordini di scuderia da parte di Pd e Forza Italia degli uomini del partito per determinare gli atti e la costituzione dell’altro partenariato». In tal senso, per il presidente del Cogal sono stati «eloquenti i consigli comunali». Perché a questo punto, con il tempo che scorreva, occorreva procedere alla revoca al vecchio partenariato per passare al nuovo, considerato che era al vecchio Cogal che avevano aderito negli anni molti dei Comuni, quelli con cui il percorso per il Piano di azione locale era stato discusso. Prima del nuovo Gal, comunque.
Così, da Gerocarne a Rombiolo «dove è avvenuto che la minoranza ha contestato e messo in evidenza che si trattava di una diatriba interna al partito e riguardante solo la gestione dei fondi»; e anche a Spilinga «qui – ha chiosato – è successo di tutto e di più, con il Comune che aveva partecipato alle riunioni del Cogal che approvava la bozza per convocare subito dopo il Consiglio per aderire al nuovo Gal senza dare neanche la possibilità di spiegare cosa stava succedendo».
Anche perché una domanda Pileggi in questa direzione se l’è posta: quale strategia, quale proposta hanno valutato, come l’hanno confrontata con la nostra?
Altro Comune, altra revoca e determina, poi, con Nardodipace, ente sciolto per mafia, dove gestisce l’amministrazione la commissione straordinaria «che ha deliberato l’adesione al nuovo Gal il 21 settembre, senza motivazioni particolari, se non che altri comuni l’avessero pure fatto e senza valutare la nostra proposta già approvata e trasmessa anche alla stessa Commissione».
Quindi, anche un’altra domanda: «Perché la Commissione interviene il 21 settembre?». Anche in questo caso, una domanda retorica. «Ve lo dico io perché - ha spiegato Pileggi – perché senza quella delibera il loro partenariato non lo avrebbe avuto».
Questo «il marciume» sul quale, ha aggiunto, «non potevamo tacere».
IL RUOLO DELLA REGIONE Un percorso ad ostacoli, consumatosi in neanche un’estate. Con una proroga concessa di una settimana «guarda caso a chi aveva bisogno di tempo» e che, vede quale attore protagonista «anche la Regione». Anche qui, quelle date che tornano: il 25 luglio il Cogal approva la bozza del Piano di azione locale, e dal 28 luglio parte «il meccanismo per il nuovo Gal. E 18 comuni erano nel nostro partenariato, come se uno sottoscrivesse un impegno e poi potesse dimenticarsene. Le procedure – ha ribadito – dicono che quando si forma un partenariato diverso, chi esce deve darne comunicazione al capofila». Una regola anche per non procurare danno al soggetto che, come in questo caso, stava partecipando ad una gara. «Loro dovevano comunicarlo e così non è avvenuto». Se non quando in corsa – ha spiegato Pileggi – hanno tentato di correre ai ripari, «e in questo la proroga ha aiutato solo questo Gal». Una proroga chiesta «a quanto abbiamo saputo da AssoGal Calabria e io che ne faccio parte non sapevo nulla» e con la quale «si è consentito al nuovo Gal di sistemare le cose».
Ma la Regione, per Pileggi, doveva preoccuparsi «di verificare i requisiti di partenza». Non l’unica “crepa”, comunque, questa per lo stesso che, poi, ha anche spiegato di aver fatto richiesta alla Regione «il 23 settembre alle ore 17 di poter essere presente all’apertura dei plichi che riguardavano la Misura 19. E la Regione mi ha risposto che le sedute pubbliche afferiscono alla disciplina dei contratti di lavoro e non all’erogazione dei contributi come nel caso specifico».
E sempre dito puntato contro la Regione «che non ha pubblicato neanche la graduatoria provvisoria. Perché non per questa misura mentre per le altre sì? Per me l’hanno fatto perché altrimenti sarebbe venuto fuori l’imbroglio. Noi non vogliamo l’esclusiva, ma vogliamo chiarezza e trasparenza e D’Acri stia tranquillo perché io non sparo pietre a caso».
Vuole chiarezza, quindi, Pileggi e la pretende, «in gioco c’è il modo di utilizzare i fondi europei e stiamo valutando come fare arrivare questi elementi alla Commissione Europea dando innanzitutto un’informativa al mediatore europeo. Non dico di avere ragione ma voglio capire se i fondi devono essere usati con trasparenza. È il regolamento europeo a parlare di informazione e trasparenza. È stato così?».
LE LINEE GUIDA Quindi, sulle procedure è Lello Greco, esponente del Cogal, che si è soffermato «su quelle regole, linee guida, prescrizioni» che sono chiari. E che proprio lo Sviluppo locale di tipo partecipativo presuppone. Così, come i tempi, «un tempo minimo indicato tra 6 mesi e un anno come dicono le linee guida», per predisporre il lavoro. Così come fatto dal Cogal «lo sviluppo locale lo fa il territorio con il pubblico e il privato e noi abbiamo fatto così, già il 15 novembre 2013 insieme ad un primo nucleo abbiamo siglato e definito l’accordo di partenariato». Circa 40 incontri che si sono susseguiti «e gli ambiti di intervento lo abbiamo fatto nel marzo 2014, si tratta di 3 anni di lavoro».
Chissà, si è domandato, forse troppo tempo. Ma, dall’altro lato, la certezza che sia stato, anche troppo poco. «Con l’incarico che hanno dato ai tecnici il 6 settembre 2016». Così quei tempi che tornano «e i dirigenti del dipartimento agricoltura non potevano non sapere. E qui si tratta di trovare un soggetto idoneo a cui affidare 5 milioni di euro». Tempi che non coincidono, molto stretti per cui dal Cogal si sono chiesti anche su quali basi «siano state fatte le scelte dei Comuni che hanno aderito».
Quindi, è ad una riunione del 15 febbraio 2016 del Comitato di sorveglianza della Regione che ha fatto riferimento. Allora si dovevano stabilire i requisiti «e sulla Misura 19 dalla lettura del verbale emerge che della valutazione delle capacità ed esperienze si è passati da un punteggio da assegnare pari a 6 ad 1. E alla richiesta di spiegazioni di AssoGal, non è seguita una motivazione».
LE CONCLUSIONI Chiarezza, quindi, su quelle che sono state considerate falle e irregolarità, quanto chiesto. Fatti e coincidenze per cui chiedono trasparenza. Lì dove lo “zampino” della politica per il Cogal sembra averci messo del suo, così come «pressioni» sono state denunciate, «ci sono state telefonate – ha spiegato Pileggi – per richiamare all’ordine e l’argomentazione era «o venite con noi o il tuo Comune non avrà finanziamenti». Tra i Comuni molti a “firma” Pd e tanti altri FI «ci sono Zambrone, Zungri, Simbario, Monterosso. È chiaro un accordo tra le parti» così come verità si è chiesta «su un possibile conflitto di interessi tra i tecnici che sono stati chiamati come consulenti e la Regione».
Una «grande amarezza», come ha concluso Pasquale Fera «qui diamo gestione a chi non ha esperienza e puntini puntini capacità che non si sono mai confrontati con le problematiche del territorio».
Questa la denuncia fatta stamane. In una sala piena di sindaci, esponenti politici. Molti del Pd, come il sindaco di Filadelfia, di San Nicola da Crissa Giuseppe Condello ma anche l’ex consigliere regionale Pietro Giamborino. Un Pd diviso anche in questo caso. Per una vicenda che, comunque, sembra essere solo alle battute iniziali. Mentre lo sviluppo del territorio attende. In standby.
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