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Direttore responsabile: Bruno Greco
Redazione: Salvatore Albanese, Alessandro De Padova
Reg. n. 4/2012 Tribunale VV
Riceviamo e pubblichiamo:
Rimane, ancora, solo il mese di luglio per tentare di scongiurare, in extremis, la definitiva chiusura dell’asilo Sant’Antonio di Padova di Fabrizia. La sfida è tutta racchiusa in questi 30 giorni. Un tempo più che sufficiente per consentire alle istituzioni locali, laiche e religiose, di profondere tutti gli sforzi necessari per mantenere l’asilo aperto e funzionante facendo desistere la madre generale di Roma dai suoi propositi di chiusura. In questi ultimi anni a Fabrizia con le chiusure è stato sempre così. E così, probabilmente, sarà anche questa volta: alla fine si farà come dice la madre generale di Roma, e l’asilo svanirà, anch’esso, come un miraggio nel deserto di predicazioni inutili dove l’illusione di mantenerlo aperto sarà una missione impossibile che forse solo l’arcivescovo di Catanzaro Vincenzo Bertolone e Sua Santità Papa Francesco potrebbero allontanare. Però, cosa si deve chiudere ancora a Fabrizia per innescare nella comunità cittadina un moto di indignazione e protesta che per quanto composto deve essere fermo, deciso e reattivo?
L’asilo sta facendo la stessa fine dello SPRAR e della Banca, che in un silenzio assordante di sacerdoti fabriziesi, istituzioni locali e di una opinione pubblica distratta, tutti incapaci di qualsiasi reazione diretta alla sua salvaguardia, ora della fine sarà anch’esso chiuso. Sarà la fine di una storia, di un’epoca, di una esperienza sociale e di insegnamento plurale che affonda le radici nel ruolo svolto da decine di Suore, succedutesi nel tempo, che con impegno e dedizione hanno formato generazioni di ragazze e ragazzi attraverso attività educative e formative. Compito dei sacerdoti, delle istituzioni locali, delle famiglie dei bambini che lo frequentano, dei cittadini tutti, è quello di battersi e impegnarsi a fondo per evitare che si compia un ulteriore impoverimento della comunità fabriziese. Ancora siamo in tempo per salvaguardare questa importante istituzione religiosa. Qualora, però, prevalessero tatticismi religiosi, schermaglie politiche, disimpegno sociale, disaffezione cittadina generalizzata, bisogna prendere atto che la chiusura dell’asilo non sarà per una decisione gerarchica verticistica romana della madre generale, ma per l’ignavia di tutte le Istituzione locali, religiose, laiche o civiche che siano. Come insegnano le disavventure già sofferte dalla comunità, occorre evitare il ripetersi di esperienze negative e agire subito come collettività interessando sia il vescovo di Catanzaro, sia la segreteria di Stato Vaticana, che certamente non sono insensibili di fronte a simili problematiche.
Antonio Minniti
Capogruppo di opposizione al Consiglio comunale
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