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Direttore responsabile: Bruno Greco
Redazione: Salvatore Albanese, Alessandro De Padova
Reg. n. 4/2012 Tribunale VV
A Rende, in un infelice pomeriggio di pochi giorni fa, la segretaria nazionale del partito democratico intratteneva da remoto alcuni consiglieri di diverse Regioni appartenenti al suo schieramento, mescolati con un uditorio calabrese colà convenuto. Procedeva in scioltezza, sciorinando pezzi classici del proprio repertorio alternati ad altri di nuova composizione, che prendevano spunto dagli avvenimenti di più stretta attualità, quando all’improvviso si è messa a cantare un sinistro ritornello già ghignato da Draghi, ottimo difensore dei diritti del denaro, e pappagallato dalla Meloni, presidente del consiglio dei sovranisti da operetta. Anche lei si è rivelata esponente di un ceto politico che non si occupa dei bisogni primari dei cittadini mentre dà ampia soddisfazione ai desideri dei gruppi economici e finanziari transnazionali dominanti, anche lei immagina per la Calabria e per il Sud un solo destino possibile: la trasformazione in immensa zona di sacrificio, in supporto deforme per la monocultura dell’energia rinnovabile.
L’orrendo ritornello il Sud deve diventare l’hub energetico del paese è frutto del divario tra la gente (bisognosa di vivere godendo di un equilibrato metabolismo dei territori d’appartenenza) e i politici cantori del libero mercato che hanno la faccia tosta di consegnare vagonate di soldi pubblici e di concedere mano libera ai soggetti privati operanti nel settore energetico; i quali ovviamente, mossi dalla miserabile molla del tornaconto economico, non manifestano rispetto alcuno per la natura, il paesaggio, i beni culturali, le tracce più rilevanti del nostro passato. E così, sotto le insegne edificanti dell’energia pulita, la devastazione del paese si sta allargando a macchia d’olio, aggravando la crisi ecologica che andrebbe invece affrontata con oculatezza. Sottolineiamo per inciso che la scollatura tra i politici di mestiere e noi sventurati, tra le loro azioni antipopolari e gli interessi di vasti strati della cittadinanza, sollecita dopo ogni scadenza elettorale pubbliche rappresentazioni teatrali sui mezzi d’informazione, nel corso delle quali tutti gli attori si chiedono come mai il primo partito in Italia sia diventato quello degli astensionisti.
A noi piacerebbe se il Partito Democratico si trasformasse in un baluardo difensivo per la Costituzione repubblicana, che in materia energetica indica una strada opposta a quella che la Schlein vuole percorrere piazzandosi in fila longobarda dietro Draghi e Meloni. Ma per applicare le norme “di ordine pubblico economico” (artt. 41-43) della Carta fondamentale è necessario che lo Stato, al momento attuale ridotto al rango di schiavo dei mercati, prenda in mano la situazione e cominci a governare, dirigere e orientare le attività economiche prevedendo per esempio, nel campo della produzione energetica, forme di organizzazione, gestione, amministrazione, programmazione affidate in modo concertato ad aggregazioni collettive esponenziali delle comunità di riferimento, delle maestranze e delle comunità di utenti (le boicottate comunità energetiche, di fatto auspicate già nell’art. 43 della Costituzione). Come fa la Schlein a scagliarsi contro il caro-bollette senza dichiarare, dicendo una cosa di sinistra, che i servizi pubblici essenziali sono incompatibili con i guadagni privati? Come fa a non individuare in questi immorali guadagni la causa della mala gestione di ambiti di rilevanza nazionale strategica nonché del peggioramento delle condizioni materiali di vita di larghissima parte della popolazione?
Se la segretaria non riesce ad essere all’altezza della Costituzione, raggiunga almeno il livello di Giovanni Giolitti, liberale e “ministro della malavita” secondo Gaetano Salvemini, che nel 1903 fece promulgare una legge sulla “municipalizzazione dei servizi pubblici locali” proponendosi, come scrisse nella relazione che la presentava, di difendere i Comuni e i cittadini dalle “insostenibili pretese dei concessionari privati”. Se poi arrivasse a capire e a condividere il testo Siamo sindaci o burattini?, scritto lo scorso settembre da 40 primi cittadini di tutta Italia, molti dei quali del PD, acquisirebbe allora il cosiddetto polso della situazione, si sintonizzerebbe sulle nostre esigenze e le nostre sofferenze. Noi, che stiamo contrastando in tutta Italia la produzione energetica stragista, il grande affare privato garantito dai soldi pubblici, non siamo vittime della sindrome NIMBY ma lottiamo invece, nell’interesse generale, per il riassetto e la messa in sicurezza del territorio. Vogliamo che le risorse dell’erario siano destinate ad opere di bonifica, di controllo e tutela di ogni area geografica dai fattori inquinanti e dal rischio idrogeologico, rifiutiamo il consumo di suolo (e dunque l’energia prodotta a scapito di boschi, terreni agricoli, terreni incolti dalle grandi funzioni ecosistemiche) e quelle grandi opere funzionali a soddisfare appetiti speculativi e a devastare la Terra, che da ora in poi ha bisogno solo di rigenerarsi, di un’economia in armonia con l’ambiente, non certo di cavalli di Troia “verdi” e “puliti” per continuare a distruggerla.
Controvento Calabria
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