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La Cooperativa “Satriani” e MedMedia furono in quegli anni produzione di cultura e di documentazione che lasciano un patrimonio di conoscenza inestimabile. Prendiamo ad esempio il caso di Fragomeni, il suonatore e costruttore di lira di Mirto, o Megale, o Don Leo Romeo (Barbitta). Se ora con tutte le critiche che si possano fare ai modi e ai metodi, la lira o la zampogna compare di nuovo tra le mani dei ragazzi calabresi, molto del merito va dato ai “Beatles” di Calabria. Sergio ora, sta mettendo a frutto la sua mente creativa, e il grande bagaglio di esperienze raccolte in anni di attività e di ricerca fatta di amicizie e di rapporti umani con le persone che studia e osserva, adoperandosi nella liuteria tradiionale. Il lavoro costante di un osservatore che diventa a sua volta parte di quel mondo fatto di amicizie, di saperi, di capre e di formaggi. Pasquale Raffa da Cernatali, il “grande vecchio” della zampogna calabrese e genero di Monteleone, grande suonatore e abilissimo costruttore di zampogna. La ricerca nella costruzione prima della lira, poi della zampogna, che rende in questo momento Sergio il miglior costruttore dello strumento, lo porta a Cernatali, dove punta il suo sguardo attento sul lavoro del costruttore dello Zomaro. Sergio stagiona le sue essenze e riesce ad unire con un equilibrio perfetto la tradizione e la tecnologia, il gusto di suoi maestri riprodotto e migliorato e conservato in modo certosino. La tradizione orale. Punto di riferimento per decine di giovani e meno giovani, che lo cercano chi per imparare lo strumento, chi per chiedere qualche consiglio, o per parlargli. E Sergio da buon maestro dedica un po’ del suo prezioso tempo a tutti. Sornione come quel gatto di casa che non capisci mai se ronfi o faccia le fusa o se stia dormendo o se solo da buon catanzarese verace ti stia prendendo in giro col suo sorriso “musicale”. Sergio in questo momento conserva, mantenendo fede al metodo di trasmissione dei saperi fatto in modo orale, nella sua mente un patrimonio di saperi inestimabile. Questo vuole essere per me un pubblico appello nei suoi confronti per una pubblicazione sul nobile strumento che solo lui è in grado di fare. La sua licitazione a maestro è popolare e corale, ma purtroppo, come accade sempre in Calabria, come succede per artisti del calibro di Peppe Correale, Nik Spatari, intellettuali del calibro di Nicola Zitara, menti illuminate che le Istituzioni invece di valorizzare, di sfruttare quasi, per trarne vantaggi e di cultura e di economia, lascia in disparte, mettendo ala ribalta o investendo su cose assurde e lontane. Ma forse è giusto cosi, è giusto che Sergio continui a fare il suo lavoro lontano da quelle luci del successo che ha sempre odiato ed evitato. E’ giusto che continui a mantenere quella rete di valori fatte di cartoline nell’era delle mail, è giusto che continui a carpire quei segreti del legno e a trasformarli in quei suoni che hanno fatto la storia della musica popolare calabrese e della rivisitazione di questo inestimabile patrimonio culturale. E’ giusto che continui a trasformare il bosso, l’erica, il sambuco, in strumenti che possono competere con le migliori liuterie in tutto il mondo. La tradizione che si nasconde dal progresso per difendersi e allo stesso tempo si mostra in tutta la sua bellezza unendo la scienza al metodo empirico tradizionale. Il laboratorio Di Giorgio è composto da due piccole stanzine stracolme di essenze in stagionatura, canne, utensili, attrezzi piccolissimi, coltelli e coltellini, spaghi, torni, martelli, cassette di patate e calibri di altissima precisione, un avamposto in un rione di Reggio che nella mia ultima visita a Reggio ho visto sepolto dalla spazzatura, che Sergio emigrato in Reggio da Catanzaro guarda dalle finestre del suo laboratorio con tristezza e rassegnazione. Il suo è un centro pulsante di suono e di parole, una realtà che dovrebbe essere considerata patrimonio della Regione Calabria e che, in attesa di una classe politica attenta a queste realtà, rimane patrimonio comune di tutti coloro che hanno sete e voglia di conoscere il meraviglioso ed affascinante mondo della mamma degli strumenti della Calabria. Mastru Sergio, lu ceramedharu.
(articolo pubblicato su Il Corriere della Calabria n. 89)
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