Venerdì, 08 Luglio 2016 15:18

Politica e sanità, il gioco delle parti sulla pelle dei cittadini

Scritto da Sergio Pelaia
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SERRA SAN BRUNO - Insomma, cambia l’orchestra ma la musica per ora è la stessa: quando c’è da fare ingoiare i tagli la colpa è sempre di qualcun altro, quando c’è da esultare per il «potenziamento» di una struttura la «vittoria» ha cento padri. È successo quando la sanità calabrese era in mano all’allora potentissimo governatore-commissario Peppe Scopelliti, che appena varcava il confine di San Rocco cominciava a ripetere ossessivamente il ritornello della delibera di Loiero che chiudeva i presìdi con meno di 120 posti letto – mentre i suoi epigoni locali promettevano ospedali del futuro rimasti nel mondo dei sogni elettorali –, e continua a succedere con il centrosinistra di Mario Oliverio: mentre alla Regione si lanciano fuoco e fiamme contro l’operato del commissario Scura, sui territori si esulta proprio per i provvedimenti di quest’ultimo, come se fossero frutto di una concertazione con la politica – Franco Pacenza (e quindi Oliverio) non sembra affatto di questo avviso – che in realtà non c’è mai stata. Si dirà: è la politica, il solito gioco delle parti. Ed è vero, nulla di scandaloso, solo una storia che si ripete con contorni sempre più farseschi. Ci sarebbe quasi da ridere, infatti, nel vedere gli stessi che ieri tentavano di cavalcare le battaglie dei comitati civici, perché funzionali al logorio degli avversari dell’epoca, ripetere oggi le stesse frasi che diceva chi governava la Regione con Scopelliti. Ci sarebbe da ridere se non si trattasse della sanità, dunque della vita delle persone che vivono in territori disagiati e marginali. E ci sarebbe da ridere se non fosse il solito, vecchio modo di tentare di denigrare e delegittimare chi fa opposizione o chi per mestiere racconta i fatti, senza fare sconti e senza ricevere “premi” da nessuno.

A Serra San Bruno, a poco più di un mese dalle elezioni che hanno sancito la vittoria del neo sindaco Luigi Tassone e il ritorno del centrosinistra alla guida del Comune, il gioco delle parti sembra già abbondantemente avviato. Chi fa opposizione (non conta se buona o cattiva, strumentale o meno, costruttiva o distruttiva) solleva questioni, certamente non sempre giuste e non sempre mirate al famoso «bene del paese», che comunque dovrebbero avere una risposta nel merito. Una risposta politica. Invece, le risposte che arrivano da chi dovrebbe conservare ancora la forza fresca del consenso popolare sono tutte un florilegio di concetti che, nel migliore dei casi, vedono gli avversari tacciati di essere «invidiosi», «maligni», «prevenuti». A chi fa il giornalista va ancora peggio. In questo caso chi governa ha sempre un certo timore di indispettire in prima persona la stampa e l’opinione pubblica. Il metodo, allora, è quello di riempire la bocca di qualche attempata pecorella, lasciata a belare in solitudine nei pascoli dei social network, per cercare di denigrare con insulti e calunnie che, puntualmente, finiscono solo per qualificare chi li veicola.

Chi è investito del mandato popolare deve invece governare dimostrando di saper reggere i confronti e le critiche, deve mantenere il rispetto sia di chi fa opposizione che della stampa, anche di quella sgradita. Anche perché i fatti sono ostinati: sull’ospedale i 65 posti letto – certamente una novità positiva, va detto – erano già previsti dal precedente decreto di Scura, che risale a marzo 2016, e a distanza di 4 mesi nemmeno una cosa di quelle previste in quegli atti è stata realizzata. Dunque, prima di esultare per ciò che Scura ha scritto sulla carta, sarebbe bene aspettare che quelle previsioni si realizzino concretamente in termini di servizi e posti letto. Oppure, se si vuole esultare sempre e comunque perché «la politica si fa così», fingendo di non capire che questo è l’atteggiamento più antipolitico che ci sia, lo si faccia pure. Ma si eviti di insultare l’intelligenza dei cittadini, compreso chi ieri era accusato dalla giunta Rosi di fare il gioco del Pd, e oggi viene accusato dal Pd di complicità con l’opposizione.

Ciò che un giornalista deve fare è vigilare sempre e comunque su chi governa. Mentre chi vuole rivestire cariche pubbliche deve, prima di tutto, imparare ad accettare le critiche. Rispondere, eventualmente, ma mantenendo la discussione sul piano politico. Anche perché gli attacchi si sono dimostrati infruttuosi, anzi autolesionistici, nel recente passato, e rischiano di suscitare lo stesso effetto anche oggi. Quindi calma e sangue freddo: chi amministra, ad ogni livello, dimostri con i fatti, se ne è capace, di essere il cambiamento tanto magnificato con le parole.

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