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Direttore responsabile: Bruno Greco
Redazione: Salvatore Albanese, Alessandro De Padova
Reg. n. 4/2012 Tribunale VV
Non c’è proprio nulla da fare. Lo status di consigliere regionale della Calabria è una proiezione mentale a sé. Una condizione che intorbidisce presto l’idea della ragione. Anche se fino al giorno prima sei stato vergine ed immacolato, dopo pochi minuti dalle elezione, a scrutinio concluso, finisci per ritrovarti, forse inconsciamente, parte attiva di un sistema sempre uguale da anni, fatto di sotterfugi, tranelli e giochi di potere che davvero poco hanno a che vedere con le amene trattazioni pronunciate al cospetto di piazze piene e teatri gremiti nei giorni passionali della campagna elettorale.
Il consiglio regionale della Calabria, quello eletto a fine novembre ed ancora non insediatosi, non si riunirà se non tra una decina di giorni. La prima adunata, prevista per domani, è saltata: uno degli eletti di minoranza è a letto con la febbre, altri si sono ufficialmente dichiarati “impossibilitati” a presenziare a quella che avrebbe dovuto essere la prima seduta della decima legislatura regionale. Da qui al pensar male, il passo è breve. Per farla spicciola, dopo settimane di annunci sontuosi, di proclami trionfalistici buoni a dipingere «una Calabria pronta a lasciarsi alle spalle il lungo torpore» e «un consiglio smanioso di mettersi al lavoro al più presto», invece tutto va spietatamente a monte perché – ci dicono – salvo gli influenzati, la quasi totalità dei componenti del consiglio ha preso impegni. Cronache marziane.
E quali impegni dell’ultim’ora – ci chiediamo – possono aver preso i consiglieri regionali in campagna elettorale da mesi, eletti già da quattro settimane, proclamati da oltre dieci giorni? Quali sarebbero questi impedimenti di forza maggiore che, di fatto, non permettono all’allegra “combriccola” di svolgere il ruolo che i cittadini gli hanno attribuito? Cosa c’è di più impellente del tentare di far risalire la china, possibilmente in tempi celeri, ad un’intera regione finita ormai da tempo completamente con il culo per terra? Cosa c’è di più stringente di iniziare finalmente a fare il lavoro per il quale si è lautamente retribuiti? Quali sono questi impegni inderogabili e indeclinabili? I “magnifici trenta” sono forse occupati in Africa a tentare di debellare l’ebola? Li ha convocati la Nasa a distruggere un meteorite pronto ad abbattersi sulla terra? O forse, molto più semplicemente, non ci pensano neanche minimamente a staccare la presa da panettoni, torroncini e tombolate, settimane bianche e gaudenti prosecuzioni delle feste di fine anno. Sono in vacanza, non disturbateli.
E mentre i consiglieri di Forza Italia, gridano al complotto interno, (Ennio Morrone, quello che sa in anticipo che domani sarà ancora costretto a letto dalla febbre, è stato eletto nella lista berlusconiana), il “lupo” Oliverio, sembra si sia fatto agnello prima del previsto: altro che sanità, lavoro, dissesto idrogeologico, rifiuti. Qui il problema reale – forse la vera causa del rinvio della seduta – è trovare la quadra tra le correnti di partito che agitano la maggioranza ed in particolare il Pd. Ciconte, Irto, Battaglia, in tre si contendono la poltrona di presidente del consiglio regionale che si sarebbe dovuta attribuire già domani. Sono allora i malpensanti a tirare in ballo le divergenze come causa concreta dello slittamento della seduta d’esordio, rimandata adesso al 7 gennaio 2015. Insomma, delle due una. O questi signori sono diventati degli scansafatiche a tempo di record che amano continuare a crogiolarsi in vacanza, oppure preparatavi a vivere la stagione delle eterne lotte intestine. Quale delle due ipotesi racchiude il male minore? Una cosa è certa, se i membri del nuovo consiglio non inizierano a pensare che sono loro ad essere al servizio di questa regione e non viceversa, anche l’era Oliverio non potrà che condurci verso l’ennesima frittata. E di frittate, potete scommetterci, i calabresi ne hanno fin sopra ai capelli.
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