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Direttore responsabile: Bruno Greco
Redazione: Salvatore Albanese, Alessandro De Padova
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Dai palchi dei teatri a quelli elettorali. Svestiti i panni del comico, Grillo prosegue imperterrito nel suo secondo tempo da padre-padrone di una creatura ancora amorfa, capace di attrarre i delusi della politica e di parlare alla pancia di un partito che non c’è. Il movimento 5 stelle dilaga. I sondaggi lo danno al 16%. A gennaio contava il 4. Un fenomeno alimentato dalla passione di studenti, disoccupati ed impiegati da 1000 € al mese che fanno politica per civismo, ma che cozza con le incoerenze del guru Grillo. Lo stereotipo perfetto del genovese commerciante furbetto, paladino dell’anticonsumismo che gira in Porsche, trascorre le domeniche da vip in Costa Smeralda ed i lunedì fra le barricate con i No Tav. Mette alla gogna i politici in attesa di giudizio, lui leader di un partito in cui per candidarsi non bisogna avere la fedina penale macchiata, ma si trascina sulle spalle una condanna per triplo omicidio colposo. 10 anni fa a teatro spaccava i computer a martellate, oggi si spaccia per vate del web. Tutto e il contrario di tutto.
Grillo cambiò idea sull’utilità della rete dopo l’incontro con l’Harry Potter della tecnologia: Gianroberto Casaleggio, oggi suo amico fraterno, ex-elettore della Lega Nord. Ideatore del GrilloBlog e di ogni logica di marketing, vendita di libri e dvd compresa. Casaleggio è l’uomo nell’ombra che ha inventato a tavolino il M5S e che sa meglio di ogni altro in Italia come si applica la politica ad Internet, e viceversa. L’unico consigliere che il comico-capopartito ascolta nelle riunioni a 2 nei lussuosi uffici ubicati nel palazzo della Camera della Moda, tra avvocati di grido, ereditiere e private banker nel cuore di Milano, a pochi passi dalla Scala.
Prima per ascoltare Grillo bisognava comprare il biglietto, ora basta possedere la scheda elettorale. Ad aprile si è fatto prestare un camper per un tour attraverso i 102 comuni in cui il suo movimento concorreva alle elezioni. Un tour sfiancante in cui si concede senza sosta al pubblico, o meglio agli elettori. Vede centinaia di facce, stringe chissà quante mani. Tutto Gratis. Per la prima volta. In ogni posto dice la parola giusta recitando parti differenti: nell’Emilia rossa squaderna idee progressiste, nell’enclave berlusconiane fa il liberista e si lamenta dell’oppressione fiscale, nella Varese del carroccio urla: “Bossi era un grande, ma il marcio della politica lo ha corrotto”. In Sicilia dice che Equitalia è peggio della mafia. Dove c’è un vuoto Grillo si infila come un geopolitico. Cambia idea a seconda delle latitudini.
Insomma ci sono 2 lati di Grillo. Quello condivisibile, delle battaglie per la rete libera, per l’ambientalismo locale, per l'ecologia della finanza, contro i privilegi della casta, per l'acqua pubblica, che rinuncia ai rimborsi elettorali, contro gli abusi edilizi ed in scontro con i media censori. E poi c’è il Grillo peggiore, quello nichilista che butta tutti indistintamente nello stesso calderone. Che sbraita come fosse spettatore di un combattimento fra galli. Quello qualunquista, dal linguaggio fascisteggiante che ironizza sui difetti fisici degli avversari, crudo e volgare. Dei vaffa gratuiti, stretti parenti del “ce l’abbiamo duro” di Bossi. Che si rifiuta di firmare per il libero Wi-Fi solo perché l'iniziativa non l'ha lanciata lui, o che si irrita se gli si chiede della sua condanna penale. Il Grillo monologhista che non da spazio a controbattute. Che insulta chiunque provi a metterlo in discussione e che adopera internet come luogo di guerriglia pubblicitaria, di manipolazione dell'opinione pubblica per plasmare i consumatori di un progetto politico.
Ma ora con il successo elettorale qualcosa è cambiato. I 5 stellati iniziano ad odiare l’autorità incontrastata di Grillo che impone espulsioni dal partito, severi diktat e divieti a partecipare a talk show per tutti, eccetto per se stesso: prima dell’ultimo comizio per il ballottaggio di Garbate Milanese rilasciò un’intervista di 2 ore alla Cnn. A questo si sommano le lacune di una struttura decisionale che manca di trasparenza e che lascia troppi punti interrogativi. Chi comanda nel M5S? Se si partecipasse alle politiche 2013, col Porcellum dei listini bloccati, chi deciderebbe i candidati? Il ristretto cerchio magico composto da 2 uomini, Grillo e Casaleggio, o quella miriade di cibernauti che frequentato il blog? Che posizione ha il M5S su temi come la politica economica, il lavoro, la laicità e l’immigrazione? Verso le elezioni del 2013, sulla via che conduce a Roma, tutto diventa più complicato. Non si può, ora che si è stati eletti, continuare ad esprimere opposizione e rivolta senza indicare un’alternativa politica. Il M5S ingarbugliato nella ragnatela della propria metamorfosi: una forza anti-sistema che diventa 3° partito del paese. Il tutto mentre i grillini crescono e reclamano spazi. Tira già aria di parricidio.
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