Domenica, 29 Marzo 2015 15:11

Il gatto matto

Scritto da Salvatore Albanese
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C’è un gatto rinchiuso in una stanza con cento topolini. Lo circondano, gli saltano addosso, gli mordono la coda, gli spuntano a pochi centimetri dal muso passando da sotto la pancia. Lui vorrebbe acchiapparli tutti ma non può, sono cento. Troppi. Allora si ritira in un angolo e aspetta, cerca di tenerli a distanza ma non ci riesce. Un po’ ha paura.

E gatto di collodiana memoria il deputato di Serra San Bruno, Brunello Censore, per molti degli avversari del locale centrodestra, lo era già. Lo era nella celebre accoppiata che aveva lanciato il magico binomio della lista “La Serra”, la vecchia compagine civica di centrosinistra capace di dominare lo scenario politico locale nei primi anni del nuovo millennio. Storia vecchia, perché oggi l’unico importante traguardo a cui tutti, ma proprio tutti, guardano con mal celato interesse è quello delle amministrative del prossimo maggio 2016, quando Serra San Bruno sarà chiamata a rinnovare l’assise comunale.

E proprio in previsione di quella data Censore ha voluto sparigliare le carte. Ospite del seguito programma radiofonico “On the News”, in onda ogni sabato mattina su Radio Serra, ha spiegato ieri incalzato dalle domande dei presentatori: «Sono favorevole anche alle primarie del centrosinistra o a qualsiasi metodo per la scelta del candidato a sindaco in una prospettiva di rinnovamento. Abbiamo – ha aggiunto il deputato del Pd – più aspiranti sindaci che candidati in lista. Io sceglierei una donna». Insomma, i topi continuano a trottare impazziti per la stanza. Il gatto o salta sulla sedia, o impazzisce anche lui. E se poi lo raggiungono anche là in alto?

I tempi stanno maturando. Le elezioni si avvicinano ed il rischio è allora che gli amabili roditori possano farsi presto coccodrilli. Chi ha più tela, già da adesso, inizi a tessere, perché il deputato ha dettato il suo via libera agli incroci, ai cambi di casacca, ai restauri, alle adunate sediziose, agli attacchi adulatori verso i centri di potere. Per adesso solo tanti pretendenti, ma il nome “giusto”, quello del candidato, pardon, della candidata, ancora manca. Per il resto al bando le idee, i programmi, i progetti, le opinioni se non quelle di ingegnosa matrice politico-strategica: chi è mio alleato, e chi invece no?

Il gatto resta nella stanza con i cento topolini, ognuno portatore di un interesse particolare. Il futuro di una cittadina, anche questa volta, viene costruito contando le teste delle famiglie e pianificando liste-calderone capaci di poter racimolare voti a destra e manca. Ed ancora prima si dà vita a farneticanti lotterie senza limiti e regole: il candidato a sindaco sarà una donna, un uomo, un bisessuale, un anziano, un lattante, un extraterrestre. Dov'è la politica in tutto questo? Dove sono i bisogni? Le emergenze del territorio e le relative potenziali soluzioni? Non è vero che «chi oggi va a fare il sindaco – come dice lo stesso Censore – è un eroe». Al massimo è uno dei cento topolini che si trasformerà in coccodrillo. Eroi sono piuttosto quei cittadini che ogni mattina si svegliano all'alba e vanno a lavorare per 500 euro al mese e hanno dei figli da sfamare, da vestire, da far studiare; eroi sono quei giovani che fanno la valigia e lasciano affetti, casa e famiglia perché non hanno nella propria terra un’opportunità da sfruttare. E dalle loro esigenze, chi si arroga il diritto di decidere il futuro di una comunità, pare voglia continuare a tenersi parecchio alla larga.

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