Il Vizzarro.it - quotidiano online
Direttore responsabile: Bruno Greco
Redazione: Salvatore Albanese, Alessandro De Padova
Reg. n. 4/2012 Tribunale VV
Un viaggio emozionale verso la riscoperta di un luogo affascinante e misterioso che richiama suggestioni archeologiche dimenticate. È lo scopo della prima edizione del “Megalithos Festival” che ha aperto i battenti questa mattina a Nardodipace nel Geosito, proponendosi come esperienza culturale, naturalistica, sensoriale, educativa e di valorizzazione di una risorsa poco conosciuta. Attraverso delle suggestioni artistiche, secondo un modello di turismo qualificato, non invasivo, e fortemente interessato alla conoscenza della storia e del territorio, il “Megalithos Festival” - promosso dal Comune di Nardodipace e co-finanziato dal Pac Calabria 2014-2020 (azione 1, tipologia 1.3, annualità 2019) - si propone di accendere i riflettori su questa realtà. Il progetto è stato realizzato con la collaborazione delle associazioni “Stilaro Trekking”, “Casale” di Fabrizia e “Solo Sentieri”.
Ad avviare le iniziative il sindaco di Nardodipace Antonio Demasi, che ha voluto prima di tutto ringraziare il direttore artistico Danilo Gatto. «Questo festival nasce proprio dall’intento di far conoscere le particolarità di uno dei tanti luoghi straordinari della Calabria dotati di una propria tipicità e vocazione - ha spiegato Gatto -. In questo spazio in cui ufficialmente è intervenuta solo la natura, ma secondo altri autorevoli pareri è intervenuto l’uomo, vorremmo creare l’occasione per stimolare la ripresa delle ricerche sui monoliti, sui cui è calato il silenzio. C’è quindi l’opportunità per approfondire sotto l’aspetto archeologico e geologico questa realtà, visto anche che di recente ci sono state delle scoperte molto interessanti a Fabrizia che potrebbero supportare la tesi dell’origine antropica dei megaliti di cui queste foreste sono ricche e meritevoli di una attenzione che fino al momento non c’è stata. Noi abbiamo voluto affrontare questo dibattito dal punto di vista dell’arte - afferma ancora Gatto -. Non abbiamo le competenze per dire cosa sono queste pietre, ma ci sono delle tradizioni popolari che raccontano di storie che stiamo cercando di raccogliere, ed in ogni caso c’è il fascino, la bellezza e l’emozione di questi luoghi che probabilmente». Due fine settimana, quindi, per raccontare i megaliti attraverso il teatro e la musica con produzioni originali che puntano a raccontare storie e far vivere emozioni ispirate ai luoghi.
«Un ringraziamento va a Danilo Gatto che ha creduto nella possibilità che queste realtà possano generare opportunità di sviluppo - ha affermato il sindaco Demasi -. Queste nostre zone quasi selvagge possono rappresentare una occasione di crescita e positività dopo che per troppo tempo questa terra è stata protagonista solo per negatività e criticità, come alluvioni o fatti negativi per mano dell’uomo. La prima edizione del Festival vuole attirare l’attenzione scientifica e quindi far ripartire la ricerca: è questa la vera scommessa, la prima di tante sfide che lanciamo a noi stessi e alla comunità».
Chi ha voluto sfidare la pioggia e la nebbia attraversando le Serre ha trovato l’accoglienza del sole e della musica, quella che è riecheggiata a ridosso dei megaliti, dopo essersi rifocillato alla sagra della capra.
Ad aprire il festival con “Ho rubato un filo di capelvenere” Lindo Nudo, con Arianna Luci (violino) e Giuseppe Oliveto (percussioni). Si tratta di una nuova produzione della compagnia di Teatro “Rossimona”, ripresa di uno spettacolo del 2009, in cui la potente prosa di Leonida Rèpaci e l’intensità dei versi di Franco Costabile e Lorenzo Calogero costituiscono lo strumento per raccontare quel che di solenne, sofferto, antico e indomabile è nel paesaggio fisico e morale dei calabresi.
Alle 16 è stata la volta di “Tre compari musicanti”, Storie minime nella grande storia: briganti, borbonici, francesi. Di e con Paolo Apolito e Antonio Giordano (zampogna, chitarra battente)
Nel monologo vengono seguite le grandi vicende di quell’epoca attraverso storie minime di anonimi contadini dei quali vi sono tracce documentarie liberamente elaborate. E intorno a cui sono recuperati elementi di cultura contadina che vengono dalle ricerche sulle tradizioni popolari di Paolo Apolito con Annabella Rossi e Roberto De Simone, su musiche, canti, e feste dei contadini del Sud.
Domani si riparte nel Geosito B, alle 16 con l’antropologo a domicilio, Paolo Apolito; alle 17 “La città delle pietre” a cura della cooperativa Edizione straordinaria Scuola di teatro Enzo Corea; alle 18 il trekking tra le Pietre Incastellate e quindi alle 19 “Lidenbrock concert for sax and voice” di Alberto Laneve e Fabiana Dota.
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