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Direttore responsabile: Bruno Greco
Redazione: Salvatore Albanese, Alessandro De Padova
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SERRA SAN BRUNO – È passato poco più di un anno da quando, a oltre un secolo dalla morte, Serra ha restituito dignità alla memoria di mastro Bruno Pelaggi, scalpellino e poeta dialettale serrese vissuto nella seconda metà del XIX secolo, divenuto noto decenni dopo la sua morte ben oltre i confini regionali per i versi con cui, tra ironia e denuncia sociale, ha raccontato le condizioni in cui vivevano le classi meno abbienti nella Calabria del suo tempo.
Se qualcuno che avesse letto “li stuori” di mastro Bruno avesse cercato la sua tomba nel cimitero di Serra, però, difficilmente l’avrebbe trovata, perché i resti del poeta sono custoditi in un ossario non molto visibile nella cappella cimiteriale della chiesa dell’Assunta di Terravecchia. Dal 21 maggio dell’anno scorso, invece, la memoria di mastro Bruno ha trovato una degna collocazione con un monumento realizzato grazie all’impegno costante e disinteressato di Giacinto Damiani, presidente del comitato civico “Mastro Bruno”, la cui iniziativa è stata salutata con favore e commozione da moltissimi serresi, a partire dai discendenti del poeta dialettale. Il monumento realizzato per iniziativa di Damiani è stato posizionato a pochi passi dall’ingresso del cimitero serrese ed è stato inaugurato con una cerimonia molto partecipata a cui hanno preso parte tutte le autorità locali.
Il percorso di recupero della memoria di mastro Bruno Pelaggi, però, non è ancora compiuto, perché tuttora c’è una tassello mancante: la traslazione dei resti del poeta dall’ossario in cui si trovano attualmente al monumento realizzato l’anno scorso. In un paese normale dovrebbe trattarsi di poco più di una formalità, visto che mastro Bruno e la sua opera sono da considerarsi senza dubbio un patrimonio di tutti i serresi. A Serra però non è così e, a quanto pare, all’interno dell’Arciconfraternita di Maria SS. Assunta in Cielo di Terravecchia sarebbero state espresse diverse resistenze rispetto alla traslazione dei resti del poeta. Una decisione ufficiale ancora non è stata presa, ma il seggio priorale avrebbe espresso una contrarietà – inspiegabile agli occhi dei più – che però contrasterebbe con l’autorizzazione che il precedente seggio aveva già concesso allo stesso Damiani, e che tra l’altro sarebbe difficilmente sostenibile in sede legale, vista la chiara volontà espressa dai discendenti del poeta.
Insomma, che mastro Bruno fosse un “assuntaro” orgoglioso è un fatto storico, ed è giusto che tale circostanza venga ricordata tuttora, ma che tale “appartenenza” del poeta debba indurre a pensare di tenere quei resti – pressoché ignorati per cento anni – come fossero quasi una proprietà della congrega sarebbe un paradosso che si spera si possa ancora evitare.
Damiani da parte sua prova comunque a mediare con una lettera inviata al priore dell’Arciconfraternita, al parroco don Leonardo Calabretta, al sindaco Luigi Tassone e ai discendenti di mastro Bruno.
LA LETTERA APERTA «Da vecchio serrese – scrive Damiani – avrei compreso meglio il dissenso dagli amici che lo hanno manifestato, ma il modo in cui è stato annunciato è chiaramente figlio di altre cause e pregiudizi. Anche perché non sono stato invitato in altra sede a continuare un pacato ragionamento, doveroso, necessario e utile a tutta Serra San Bruno».
Damiani ripercorre nella sua lettera aperta le tappe che hanno portato alle iniziative in memoria di mastro Bruno, così come ricorda pure i commenti di chi prima del 21 maggio 2016 arrivava al cimitero di Serra cercando (quasi sempre invano) il luogo di sepoltura del poeta. «L’iniziativa della giornata più che storica del 21 maggio 2016, presso sala Chimirri, ha suscitato, sin dall’inizio della costruzione del monumento, cosi tanto apprezzamento che la stampa ha subito auspicato l’immediato trasferimento delle ossa del poeta. Perciò, a tale scopo abbiamo chiesto l’assenso degli eredi e abbiamo realizzato anche l’ossario. Si è rinunciato non solo agli aiuti economici degli eredi, ma persino alle consistenti offerte pervenute dalla comunità americana».
Quindi Damiani si chiede: «Il dissenso manifestato che significato ha? Se il priore avesse negato agli eredi un diritto legittimo non avrebbe commesso reato di omissione? O probabili altre violazioni? Ma che senso ha discutere del sesso degli angeli, parlare del nulla, quando si è fatto tutto senza danneggiare nessuno?». E in attesa di una risposta, il presidente del comitato “Mastro Bruno” offre comunque un segno di apertura ai suoi interlocutori annunciando che «la Confraternita diverrà di fatto proprietaria del Monumento, tale diritto le verrà conferito, per donazione, dal Comitato e sarà così l’unica a possedere proprio monumento su terreno comunale». Il tutto, secondo le intenzioni di Damiani, sarebbe suggellato da una cerimonia solenne e, addirittura, la lapide recante la dicitura «il comitato anonimo pose» sarebbe sostituita «con un’altra preparata dalla Confraternita».
A questo punto non resta che attendere la risposta ufficiale della Congrega, sperando che tutta la vicenda, che ha dato e darebbe ancora ulteriore lustro alla comunità serrese e alla memoria di un suo indimenticato cittadino, non finisca in farsa.
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