Lunedì, 23 Dicembre 2013 13:24

Le note mancanti del Natale

Scritto da Salvatore Costa
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interrotte«Il Natale non si fa se non c’è la zampogna», così recitava in un canto Salvatore Barreca, abile suonatore e cantore della Locride. Fra pochi giorni le zampogne – proprio in attesa del Natale – cominceranno infatti a diffondere nell’aria la loro dolce sinfonia. Ma, quest’anno, si sentirà la mancanza delle note di Pasquale Raffa e di Leonardo Tassone, due esponenti delle famiglie storiche di suonatori e costruttori di quella che è considerata, in Calabria, la mamma di tutti gli strumenti tradizionali. In più di un mese sono venuti a mancare entrambi, lasciando un vuoto incolmabile nella cultura musicale tradizionale.

Due maestri indiscussi: Pasquale Raffa di Cernatali di San Giorgio Morgeto, genero del grande maestro costruttore e suonatore Michelangelo Monteleone, e Leonardo Tassone, figlio di quel “Brunu lu Nigru” anch’egli costruttore e suonatore che ha divulgato la zampogna a chiave delle Serre, uno strumento del tutto particolare rispetto alle altre zampogne a chiave presenti in Calabria.

Michelangelo Monteleone aveva il suo laboratorio nel cuore dello Zomaro e da quel piccolo centro isolato che è Cernatali, produceva le sue zampogne per tutti i suonatori della provincia. In tanti accorrevano per accaparrarsi lo strumento che poi avrebbe scandito i tempi della comunità, matrimoni, feste patronali, serate da ballo e – ovviamente – la nascita del bambinello. Ancora oggi molti costruttori nella provincia di Reggio si rifanno al suo modello di zampogna.

Pasquale Raffa era suo genero e allievo, diventato con gli anni esecutore impareggiabile, tanto da venire citato nei testi etnografici più importanti. Nel volume “La capra che suona” Antonello Ricci e Roberta Tucci gli dedicano un ampio spazio, mentre la sua passata, “La Cadenza”, viene considerato uno dei pezzi di maggior pregio e di maggiore difficoltà per zampogna a chiave, sia per la bellezza della melodia, sia per l’abilità dell’esecuzione.

Bruno Tassone “Lu Nigru” invece aveva il suo centro di produzione nell’agro di Spadola, piccolo centro delle serre Vibonesi, padre di sedici figli, costruiva le sue zampogne per mestiere, cosa abbastanza rara per l’epoca, perché molto spesso chi sapeva costruire non aveva una grossa produzione, lo faceva - come diremmo oggi - per hobby. Bruno invece ha trasformato la sua passione in un lavoro, che gli ha dato la possibilità di mandare avanti la sua numerosa famiglia. Con le sue zampogne partiva alla volta della provincia cosentina portandosi dietro alcuni dei suoi figli, per farsi aiutare nel lavoro. Anche da Bruno accorrevano in molti – tra suonatori cadetti e più esperti - per comprare un suo strumento o per imparare a suonare. Ci raccontava Peppe Ranieri, capostipite di un’altra grande famiglia di suonatori di Sant’Andrea Sullo Ionio, che per imparare a suonare, saliva a piedi dal mare fino al laboratorio di mastro Bruno nel cuore della montagna Serrese. Leonardo insieme ai suoi fratelli proseguì le orme paterne. Fu instancabile nel costruire, con quel suo tornio a pedale identico proprio a quello del padre, decine e decine delle sue zampogne. Consapevole del suo ruolo di maestro, dal carattere spigoloso, ma con un cuore grande.

Con la morte di Pasquale e Leonardo si è smarrito per sempre un patrimonio culturale, di conoscenze, di saperi, di musica e tradizioni, che la Calabria non può che piangere angosciata. Se ne sentirà la mancanza ogni giorno, soprattutto nelle imminenti festività natalizie, quando il consumismo avrà la meglio su tutto e non ci saranno più le suonate maestose e i volti genuini e vispi di questi due eccellenti maestri, pronti – come ad ogni Natale – ad inondare le feste con l’incantevole e disarmante melodia che veniva fuori dalle loro zampogne.

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