Il Vizzarro.it - quotidiano online
Direttore responsabile: Bruno Greco
Redazione: Salvatore Albanese, Alessandro De Padova
Reg. n. 4/2012 Tribunale VV
La “strina” in Calabria ha origini remote. Una tradizione per molti perduta da tempo. È infatti ormai da diversi anni che non si sentono più, durante l’ultimo giorno dell’anno, i canti e i suoni festosi che annunciavano la gradita visita della “strina”. Un rito ben distante dalla moderna e consumistica mania di scambiarsi i regali durante le feste natalizie e che nella tradizione calabrese era legato alla consuetudine del “musicista” povero e meno abbiente, che in cambio di un robusto bicchiere di vino rosso, di qualche oliva o di una manciata di acciughe salate, faceva spola tra le case di amici, parenti o semplici conoscenti per augurare a loro e alle loro famiglie l’auspicio di un nuovo anno pieno di felicità e piaceri.
Era, quindi, un po’ come una questua itinerante, allietata dalla melodia dei suoni tipici delle festività natalizie, grazie alla quale si barattava la speranza, l’aspettativa e l’augurio di un anno migliore con un piccolo boccone utile a lenire la fame - “lu pitittu” – del visitatore almeno in questi gioiosi giorni di festa.
Nel corso degli anni molte cose sono cambiate. Ci sono forse meno poveri disposti a girovagare, nell’ultimo giorno dell’anno, tra gli usci amici per avere un tozzo di pane. E forse c’è anche molta meno solidarietà e sostegno fra le persone.
Un po’ per l’esigenza di far rivivere un’usanza unica nel suo genere, un po’ per trarne dalla stessa un “profitto” ben diverso rispetto a quello a cui ci rimanda la tradizione, l’Associazione Culturale “Il Brigante”, come ogni 31 dicembre, anche per quest’anno, è pronta alla sua “strina” di Capodanno. I ragazzi dell’associazione, armati di buonumore, “organiettu” e tamburelli, faranno ancora visita a tutti (o quasi tutti) gli amici del Brigante, allietando le loro case con i canti tipici di questa piacevole tradizione. In cambio, chiaramente, anche questa volta non si chiederanno leccornie tipiche delle feste o spumanti, ma piuttosto generi alimentari di prima necessità – pasta, latte, zucchero, farina, biscotti, eccetera eccetera – da redistribuire poi al domicilio di qualche famiglia indigente della nostra cittadina. Le “donazioni” alimentari racimolate con la “strina” del 2013 andarono consegnate a favore dei ragazzi della comunità africana di Rosarno.
Un modo utile, quindi, per cogliere i proverbiali due piccioni con una fava: riuscire a mantenere viva una tradizione altrimenti ormai relegata all’oblio e riuscire - allo stesso tempo - a portare un leggero sentore di solidarietà e qualcosa da mettere sotto i denti alle molte famiglie “invisibili” stanziate sul nostro territorio
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