Il Vizzarro.it - quotidiano online
Direttore responsabile: Bruno Greco
Redazione: Salvatore Albanese, Alessandro De Padova
Reg. n. 4/2012 Tribunale VV
Il Venticinque Aprile del 1945 i partigiani entrarono vittoriosi nelle principali città italiane, vittoriosi contro il nazi-fascismo. E non sono bastati vent’anni di berluscoglionismo per farcelo dimenticare. Il venticinque Aprile del 2008 moriva Sharo Gambino, e noi, per dimostrare a tutti che la memoria non si cancella, installeremo comunque una targa “abusiva”, fatta da due Mastri serresi quali mio cognato Marco Ariganello e Nazzareno Vavalà, che ringrazio di cuore, per celebrare degnamente un uomo. Nemo profeta in Patria est (…chi pensa che sia un film di Walt Disney, faccia copia incolla su google…), ma questa volta sì, perché, quando ancora non c’era la televisione, Sharo andava a letto presto (Calabria Erotica è l’ultimo suo lavoro in una pubblicazione postuma) e ha lasciato alle mie cinque sorelle, a me e a Sharo jr, a noi, ai Briganti, ai serresi, ai calabresi, l’eredità più bella, quel grande amore per la sua terra, chè se ci mettessimo ognuno di noi quella goccia d’acqua nel becco spegneremmo l’incendio che brucia i nostri “abeti” della cultura. Noi, pochi ma buoni “quanto sia sia” (dissa Catina) il venticinque Aprile, prima di partire per Reggio Calabria a festeggiare con i compagni reggini il 25 Aprile, ricorderemo Sharo a suono di poesie e ciaramiedhi. I compagni. Cum panis, cioè che mangiano lo stesso pane. E noi non mangiamo lo stesso pane di questi assassini che ci stanno facendo morire avvelenati dall’acqua e per scarsa assistenza medica. Noi mangiamo lo stesso pane, perché non c’è PD e PDL, ma ci siamo ricchi e poveri. Ci hanno fatto odiare tra di noi perché siamo dell’Inter o della Juventus. Ci hanno fatto dimenticare di essere proletari e padroni. Ma noi non dimentichiamo la nostra terra, le nostri madri, i nostri figli, i morti ammazzati, la gente sparita, i ladri che ci stanno rubando la vita, non dimentichiamo la Sorical, non dimentichiamo Sharo Gambino, Nicola Zitara, Pasquale Cavallaro, Saverio Srati, Alvaro, Repaci….ma neanche Fernando Settimisi, morto di stenti. Non dobbiamo dimenticare nulla e reagire perché è possibile farlo. Senza violenza, incontrandoci e rimboccandoci le maniche. Dobbiamo fare tesoro delle nostre risorse e se, come sarà tra breve, saremo davvero in una situazione di bisogno, l’unica via d’uscita per sopravvivere sarà il ritorno alle polis, alle città stato, all’economia fatta girare all’interno di una micro comunità, cominciando a creare delle produzioni dalla terra. Cito ancora mastro Bruno Barillari: “Caro Sergio, la ricchezza di un popolo è la sua terra”. Non pensiamo che questa “crisi”, questo “coma farmaceutico” dell’economia, passi tra qualche anno. Il boom del consumismo è finito, e coloro che comandano il mondo non hanno nessuna intenzione di mollare l’osso, anzi, la situazione andrà inasprendosi. La politica delle promesse, del posto, della pensione, è finita, non può dare niente nessuno, si sono presi tutto. Il web è bello….ma se usato con moderazione. Incontrarsi e agire, e lavorare assieme, produrre e poi la sera, magari, condividere il proprio orto con l’amico di Acri, per esempio…e condividere un 25 Aprile di liberazione. Vinceremo, ne siamo certi.
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