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Direttore responsabile: Bruno Greco
Redazione: Salvatore Albanese, Alessandro De Padova
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VIBO VALENTIA - «I Surianiti sono sospesi tra il passato e il presente, i Sorianesi sono quelli che amano il rischio, che si proiettano nel futuro; i Surianiti sono quelli legati al “casciuni”, mentre i Sorianesi sono quelli legati alla valigia. I primi non muovono un passo. Hanno bisogno di sicurezze. Il “casciuni” è per loro il passato, il presente e il futuro. I Sorianesi amano la valigia, vogliono camminare veloci. Sono liberi dalla nostalgia. Conoscono il presente e hanno sognato il futuro… “Casciuni” e valigia possono coesistere. Ma i “Surianiti per la loro arte di mercanti, devono essere abili improvvisatori di bugie. Fa parte del loro imprinting culturale». In queste pennellate si coglie l’affresco che Gaetano Luciano ci ha lasciato nel suo libro postumo, “I Surianiti” (Edizioni Adhoc). Il testo verrà presentato domani, 19 novembre, nella sede della Camera di Commercio (Sala Murmura) a partire dalla 17,30. Discuteranno dei contenuti Vito Teti (antropologo, Unical), Francesco Bevilacqua (scrittore) e Giuseppe Battaglia (geriatra). Coordina i lavori Nicola Rombolà (vicepresidente della Delegazione Vibonese di Italia Nostra). L’iniziativa è organizzata dalle Edizioni Adhoc e da Italia Nostra (sezione di Vibo Valentia) e sostenuta dalla Fondazione Lico.
Come comunicato dagli organizzatori in una nota, nella sua concezione e struttura il libro può essere letto come un racconto, un memoriale, un’autobiografia romanzata, ma principalmente, alla luce della sorte dell’autore, che ha vissuto gli ultimi mesi della sua esistenza nella disperata lotta contro la malattia che gli ha tolto la vita, diventa una sorta di inconsapevole testamento spirituale. Dentro si coglie una voce corale che scava nella memoria collettiva. L’autore rievoca la storia dell’origine della sua famiglia attraverso la figura del padre Nino e della madre Vittoria, in cui si intreccia, in modo quasi fiabesco, il magico mondo di un’intera comunità mai paga di operare e di intraprendere nuove esperienze, come la storia del padre Nino che da pasticcere, appartenente alla corporazione dei “mastazzolari” o “mustacciolari”, abbandona questa antica tradizione per entrare in quella della corporazione dei pellai, “i cinonari”. Di fronte ad una società, quella del secondo Novecento, in continuo movimento, anche la comunità degli artigiani e dei mercanti di Soriano si apre ai mutamenti, nonostante fosse forte il legame con la tradizione. Ne viene fuori uno spaccato della millenaria storia di Soriano, che parte dagli anni Venti, fino a quando lentamente lascia il posto alla mutazione sia antropologica che economica, come accade al protagonista Nino, quando una mattina del mese di luglio del 1983 si ritrova con Amedeo Luciano ritornato dagli States. I due rievocano il passato e Nino capisce che i «Surianiti sono come il vento, non riescono a stare fermi, si muovono velocemente da una parte all’altra». Infine, a mo’ di coda morale del libro, Nino al figlio rivolge queste parole gnomiche, che racchiudono la sua esperienza: «Quanto sta succedendo ad alcuni mercanti della nostra antica patria dimostra che la tradizione e l’innovazione possono camminare insieme speditamente. I figli “d’u lisciato e d’u percurejieu” hanno fatto questa operazione e sono diventati dei buoni imprenditori. Hanno ereditato un “casciuni”, ma hanno comprato una valigia con cui viaggiare e conoscere il mondo della loro professione. Sono rimasti “surianiti” e nel contempo sono diventati “sorianesi”. Altri cominciano a pensarla allo stesso modo. Penso che questa sia l’unica strada per fare rivivere Soriano».
Una serie di fotogrammi dunque, che documentano l’intraprendenza che ha caratterizzato la comunità di Soriano, ricca di vitalità e di umanità.
La scomparsa del professor Gaetano Luciano, per tutti “Ninì”, avvenuta il 20 novembre dello scorso anno, ha suscitato una grande risonanza di cordoglio in tutto il mondo intellettuale, politico e culturale del Vibonese, per il suo impegno profuso con passione politica e responsabilità etica e civile, per il riscatto culturale del territorio, a partire dalla grande stagione del ’68, che lo ha visto protagonista come leader della sinistra extraparlamentare in Calabria a cavallo degli anni ’70. Successivamente eletto vicesegretario regionale del Partito socialista italiano, ha partecipato attivamente alla vita politico-amministrativa della città di Vibo e rappresentando un punto di riferimento per quelle istanze che si richiamavano ai valori fondanti del socialismo e della Costituzione. Esemplare il suo libro di testimonianza, “Le vie del vento o le rivoluzioni sognate. Cronache della Calabria 1978-1973”, pubblicato nel 2007, che racconta quel periodo entusiasmante, carico di aspirazioni e ambizioni, che ha infiammato le nuove generazioni di tutto il mondo, con i suoi tanti personaggi protagonisti che hanno operato nel Vibonese e in Calabria. Altro libro che ha testimoniato il suo impegno anche sindacale, è quello sulle sorti del cementificio di Vibo Marina, dal titolo “Raccontare il lavoro”, in cui la responsabilità politica si è declinata nella grande questione meridionale e nel destino di uno dei comparti che hanno per anni contrassegnato la grande sete di lavoro, ma anche la crisi del settore. Emerge ancora una volta, la denuncia di un capitalismo rapace che depredato il territorio e che ha lasciato solo macerie e scempi ambientali. L’ultima fatica letteraria è stato il pamphlet “La città degli accomodamenti” (2015), una denuncia del degrado culturale e politico di Vibo Valentia, osservata con gli occhi di un “historeo”, di un testimone oculare che si accorge dell’incuria dei beni civili, culturali e collettivi, e ne documenta la miopia della politica e della classe dirigente che non hanno saputo dare un futuro alla città, attenta solo agli “accomodamenti”.
Tra i numerosi scritti che lascia, insieme a un’eredità importante di impegno intellettuale per la conoscenza e interpretazione storico-culturale del territorio regionale e provinciale, si ricordano “Viaggio nel ’68 in Calabria” (1990) e “Uomini in politica a Vibo Valentia” (1994).
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