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È durata più di tre ore la deposizione effettuata nella mattinata di oggi, dinanzi al Tribunale collegiale di Vibo Valentia, da parte di Ewelina Pytlrz, ex moglie di Domenico Mancuso, che da gennaio del 2014 ha iniziato a collaborare con la giustizia. Si tratta della prima testimone di giustizia interna al clan Mancuso, tra le cosche più potenti della 'ndrangheta.
In base a quanto riportato dall'Agi, la deposizione è avvenuta in aula con diversi momenti di tensione e tre interruzioni dell'udienza da parte del Tribunale per via di malori accusati dalla donna all'atto della rievocazione della morte della cognata Tita Buccafusca, moglie del boss Pantaleone Mancuso, alias "Scarpuni", deceduta nell'aprile 2011 dopo aver ingerito acido muriatico e dopo un iniziale collaborazione con la giustizia poi interrotta.
La deposizione della donna polacca è avvenuta nell'ambito del processo "Black money", contro presunti capi e gregari della potente consorteria mafiosa.
La Pytlrz, in particolare, ha ripercorso anni di soprusi, segregazioni in casa e maltrattamenti che avrebbe subito dall'ex marito, spiegando inoltre che, una volta allontanatasi da casa portando con sè la figlia di sette anni, il cognato Pantaleone Mancuso, alias "Scarpuni", a capo dell'omonimo clan, le offrì duemila euro al mese purché facesse ritornare a casa la bambina in quanto, pur essendo figlia di una "pentita", per il boss era pur sempre "una bimba che portava il cognome Mancuso e per questo non poteva vivere con una madre pentita".
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