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Direttore responsabile: Bruno Greco
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Ci sarebbero anche i lavoratori in servizio presso il call center di Serra San Bruno tra coloro i quali potrebbero subire le ripercussioni maggiori della crisi che sta attraversando l'Infocontact, azienda impegnata nel settore della telefonia che, a fine gennaio, rischia di perdere la commessa Wind, che coinvolge circa 300 lavoratori.
Madri e padri di famiglia che, da un giorno all'altro, rischiano di non poter garantire ai propri figli un futuro dignitoso, per colpa di un sistema perverso che potrebbe produrre dall'oggi al domani effetti devastanti sulla pelle dei tanti lavoratori che, da anni, prestano servizio nei call center dislocati un po' in tutta la regione. Il collasso totale, dunque, è dietro l'angolo. L'Infocontact sta attraversando una crisi senza precedenti: oltre, infatti, ad aver accumulato un debito di circa 80 milioni di euro, nel luglio scorso la società è stata commissariata e messa in vendita. E, a pagarne le conseguenze, potrebbero essere anche i lavoratori, circa settanta, che operano nel Vibonese, nei centri di Serra San Bruno e Stefanaconi.
La politica, intanto, prova in qualche modo a mettersi all'opera: il Ministero dello Sviluppo economico, infatti, convocherà a giorni le organizzazioni sindacali per discutere della vertenza. A renderlo noto è stato il segretario generale SLC CGIL Calabria, Daniele Carchidi: «In attesa della convocazione formale che giungerà alle segreterie nazionali e regionali di categoria – ha affermato il sindacalista - , i lavoratori potranno godersi questa prima conquista, che comunque non è che il primo passo verso una risoluzione positiva di una vertenza che impatta 1800 famiglie calabresi. Un ringraziamento doveroso va a tutte le parti istituzionali che si sono mobilitate raccogliendo l'appello che le organizzazioni sindacali regionali hanno lanciato nei giorni scorsi. Un doveroso plauso va a tutti quei lavoratori di Infocontact che quest'oggi erano in piazza nel loro tempo libero per rivendicare una risposta per il loro futuro occupazionale, ma soprattutto a tutti quei lavoratori che con competenza, professionalità e senso del dovere erano a garantire continuità lavorativa sul proprio posto di lavoro».
«Il 22 a Roma andremo con il chiaro obiettivo di trovare soluzioni condivise che garantiscono la tenuta occupazionale del perimetro aziendale richiamando a responsabilità tutte le aziende committenti affinché diano continuità lavorativa ad Infocontact ora ed alle aziende che subentreranno poi. Questa non è che il primo passo verso una risoluzione positiva della vertenza - conclude Carchidi -, ma sicuramente non è che l'inizio. Ora più che mai bisognerà tenere alta l'attenzione sulla vicenda Infocontact, puntando attraverso il dialogo e la concertazione tra le parti a ricercare soluzioni ottimali per 1800 figli di questa terra già deturpata da centinaia di crisi occupazionali».
Una prima mobilitazione, intanto, è partita in rete. Sul popolare social network Facebook, infatti, è stata creata una pagina, dal nome 1800senzafuturo, per «far sentire la nostra voce a tutti. La voce di chi ha lavorato dignitosamente e vuole il suo futuro».
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