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Redazione: Salvatore Albanese, Alessandro De Padova
Reg. n. 4/2012 Tribunale VV
Nella giornata odierna, i carabinieri della Compagnia di Soverato hanno dato esecuzione a un’ordinanza applicativa di misure cautelari personali e reali emessa dal gip del Tribunale di Catanzaro su richiesta della locale Procura della Repubblica-Direzione distrettuale antimafia, nei confronti di una coppia di coniugi di Guardavalle, ritenuti responsabili dei reati di usura ed estorsione commessi in danno di due commercianti del posto. Gli indagati sono Francesco Galati, 43enne, e la moglie, Giuseppina Taverniti, 40enne, entrambi residenti nel comune della fascia ionica catanzarese. L’uomo è stato ristretto in carcere, mentre la donna sottoposta agli arresti domiciliari.
Il provvedimento scaturisce da un'attività investigativa condotta dai carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Soverato e da quelli della Stazione di Guardavalle, diretta dal procuratore della Repubblica, Nicola Gratteri, dal procuratore aggiunto Vincenzo Capomolla, e dal sostituto procuratore, Debora Rizza. Le indagini hanno avuto inizio nel maggio 2019, a seguito della denuncia presentata alla Compagnia carabinieri di Soverato dalle vittime, titolari di un esercizio commerciale e un’attività produttiva, ed è stata sviluppata attraverso indagini tecniche (intercettazioni telefoniche, ambientali e analisi di dati), attività tradizionali (osservazioni, controlli e pedinamenti) e accertamenti patrimoniali. Gli elementi acquisiti nel corso dell’attività investigativa hanno consentito di accertare le difficoltà economiche e il conseguente stato di bisogno delle vittime, che le avevano indotte a ricorrere a canali abusivi di credito, ricevendo in prestito dagli usurari la somma iniziale di 20 mila euro, nel 2016, e ulteriori dazioni successive, per complessivi 200 mila euro. In relazione alla pendenza creditoria, sono state anche documentate le ricorrenti condotte estorsive che sarebbero state messe in atto dagli indagati nei confronti delle vittime, mediante minacce di morte e percosse, finalizzate all’impossessamento di beni immobili e attività commerciali di proprietà delle stesse. I fatti oggetto delle indagini sono stati inquadrati in un più ampio contesto di matrice ‘ndranghetista vista, secondo la Dda, la riconducibilità degli indagati alla cosca Gallace, attiva nell’area ionica catanzarese, con proiezioni nel Lazio e in Lombardia. Nello stesso contesto, è stato eseguito un sequestro preventivo di beni mobili e immobili riconducibili agli indagati nei comuni di Guardavalle, Soverato e Nettuno, per un valore complessivo di oltre 100 mila euro.
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