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Direttore responsabile: Bruno Greco
Redazione: Salvatore Albanese, Alessandro De Padova
Reg. n. 4/2012 Tribunale VV
La Cenerentola d’Italia è ancora la Calabria. La nostra regione si conferma la più povera dell’intera nazione con un Pil pro capite che nel 2013 si è fermato a soli 15.989 euro, meno della metà delle regioni più ricche della penisola: Valle d’Aosta (34.442 euro), Trentino Alto Adige (34.170 euro) e Lombardia (33.055). E’ questo quanto emerso dal rapporto Svimez 2014 presentato ieri a Roma. I dati dipingono un trend in calo per tutto il Mezzogiorno, che nel 2013 è sceso al 56,6% rispetto al valore del Centro-Nord. Un passo indietro di ben dieci anni, capace di riportare il Sud Italia ai livelli del 2003, con un Pil pro capite di 16.888 euro, mentre quello del Centro-Nord si è mantenuto a quasi il doppio: 29.837 euro pro capite. Un Sud, quindi, poverissimo, discriminato e senza lavoro, con alti tassi di povertà, emigrazione e disoccupazione e soprattutto con un progressivo invecchiamento della popolazione residente.
Dati che confermano la crisi amara in cui è caduto il Mezzogiorno, una delle zone d’Europa ormai a maggiore rischio desertificazione, dove i flussi di emigrazione sono ripartiti con la stessa intensità della metà del novecento, tanto che solo nel 2013 si sono contati ben 116mila abitanti che hanno fatto le valigie per spostarsi dal Meridione verso altre zone d'Italia e d'Europa. Anche il saldo tra natalità e decessi si è chiuso in largo passivo. Fenomeni determinati, anche e soprattutto, da un impoverimento continuo (il tasso delle famiglie meno abbienti è aumentato del 40% nell’ultimo anno) e dalla cronica mancanza di occasioni occupazionali (perso l’80% dei posti di lavoro nazionali tra il primo trimestre del 2013 e del 2014).
Il settore che più di tutti sembra aver accusato il colpo è quello industriale, che ha fatto registrare un calo del 53% degli investimenti dal 2007 al 2013, con un conseguente -20% degli operatori impegnati nel settore. Crollano anche i consumi delle famiglie (-13% in cinque anni) e la soglia dei soggetti occupati ha raggiunto i 5,8milioni, eguagliando il valore minimo registratosi dal 1977 ad oggi. Non va meglio per il settore turistico in preda ad una condizione di piena decadenza economica: fino all’agosto 2014 le imprese turistiche fallite o comunque sparite dal settore commerciale, hanno determinato un saldo negativo di 2.417 occupati.
Nell’ambito della presentazione del rapporto Svimez 2014, si è provato, in conclusione, anche a proporre soluzioni utili a determinare una giusta inversione di tendenza. Tra le idee di “policy” emerse, la fiscalità di compensazione, il rilancio degli investimenti, una politica industriale nazionale specifica per il Meridione. Strategie – afferma lo Svimez – che si pongono dentro una visione di sviluppo nazionale centrata sul riscatto del Mezzogiorno, basata su quattro direttive principali: rigenerazione urbana, rilancio delle aree interne, creazione di una rete logistica in un’ottica mediterranea, valorizzazione del patrimonio culturale.
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