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Direttore responsabile: Bruno Greco
Redazione: Salvatore Albanese, Alessandro De Padova
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SERRA SAN BRUNO – Lo «scrittore degli ultimi». Un intellettuale «umile» e «generoso». Un «figlio illustre di Calabria». Sharo Gambino era questo e molto altro. Non uno scrittore e giornalista qualunque, bensì uno di quelli che «si sporcava le mani»; una di quelle personalità «eccezionali che mancano a questa terra e che, allo stesso tempo, restano, vivono e ci parlano ogni giorno».
Proprio oggi ricorre il decimo anniversario della morte e, per l’occasione, l’amministrazione comunale di Serra San Bruno – dove Gambino visse fino al giorno della morte – ha organizzato un’iniziativa che si è svolta ieri nel salone di palazzo Chimirri, alla presenza di tanti amici e parenti dell’illustre meridionalista, che hanno voluto dare il «giusto riconoscimento a chi, come lui, ha contribuito alla crescita sociale e culturale di questa terra».
All’incontro moderato dal giornalista Sergio Pelaia erano presenti il sindaco Luigi Tassone; la moglie dello scrittore, Melina Ceraso; il responsabile comunicazione della Rubbettino editore, Antonio Cavallaro; l'antropologo e scrittore Vito Teti; il dirigente dell’Istituto d’istruzione superiore “Luigi Einaudi” Antonino Ceravolo, storico e saggista. Non sono mancate, inoltre, le testimonianze dei fratelli Franco ed Elio, i quali hanno «fatto scoprire un ulteriore lato nascosto di Gambino», quello di uomo sensibile, ironico e dotato di grande tenerezza. Significativo, poi, il rapporto con la moglie Melina, la donna della sua vita che gli è stata accanto fino al giorno della morte, per la quale «è come se il tempo non fosse passato per nulla eppure sono trascorsi ben 10 anni. Quella di mio marito - ha detto Melina Ceraso - è stata una vita caratterizzata da una certa riservatezza, una solitudine quasi certosina. Ma Sharo era questo, un uomo buono che non perdeva occasione per dire ai suoi amici quanto fosse importante il fatto di avermi accanto». E, in effetti, Gambino era anche questo, come ha ricordato Pelaia: «Grazie a un'intervista lo incontrai ed ebbi la fortuna di conoscerlo negli ultimi anni della sua vita. Con immenso stupore, Sharo mi trattò alla pari e mi incoraggiò a continuare a scrivere, uno stimolo per cui gli sarò per sempre grato». All’intervento del sindaco Luigi Tassone, secondo il quale Gambino «ha avuto un ruolo di primo piano nelle motivazioni che hanno spinto il presidente della Repubblica ha riconoscere a Serra il titolo di città», sono seguite le importanti testimonianze dei fratelli Franco ed Elio. Poi, ancora, Antonio Cavallaro ha consigliato ai giovani di «leggere un libro di Gambino, perché anche è il modo migliore di mantenere vivo il suo ricordo», mentre Vito Teti ha parlato di una di quelle «rare figure di intellettuali e di persone che lasciano un vuoto profondo e che, allo stesso tempo restano, ci parlano ogni giorno, non scompaiono».
A causa di un black out elettrico è saltato l'intervento conclusivo di Ceravolo, che aveva affidato al Vizzarro il suo ricordo di Gambino (qui l'articolo).
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