Giovedì, 27 Marzo 2014 16:55

Serra, ecco come si presentava l’isola ecologica 2 giorni prima del sequestro. LE FOTO

Scritto da Salvatore Albanese
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mini disc_seq_0_1SERRA SAN BRUNO - La data riportata sulle foto che sono di recente pervenute all’attenzione della nostra redazione – scattate solo due giorni prima del sequestro preventivo operato all’Isola ecologica comunale – testimoniano, nel concreto, quali siano stati i motivi che hanno spinto i militari del Noe di Reggio Calabria e della locale Compagnia dei Carabinieri a porre i sigilli alla struttura ubicata sulla statale 110, alla periferia del centro abitato cittadino. Nell’impianto sarebbero state riscontrate varie criticità, relative in particolare alle condizioni di rischio in cui erano costretti a lavorare gli operatori comunali e alle modalità di gestione di umido e indifferenziata.
 
Il provvedimento, frutto di indagini condotte sul territorio da parte dei carabinieri, ha di fatto causato una situazione di allarme che si sta eloquentemente ripercuotendo nelle strade del centro abitato, divenute già, in varie zone, mini-discariche. Sale quindi, l’allarme-rifiuti come conseguenza diretta di un servizio, evidentemente, gestito non al meglio da parte dell’amministrazione comunale, capace nel giro di pochi mesi, di trasformare l’isola ecologica - originariamente pensata per il conferimento e lo smistamento dei rifiuti differenziati - in una vera e propria discarica all’interno della quale ammassare la spazzatura in maniera indiscriminata, depositata spesso a contatto diretto con il terreno e, addirittura, anche al di fuori della recinzione dello stesso impianto. 
 
Contestualmente, nonostante gli operatori comunali avessero gestito al meglio il servizio - tanto che per le vie del centro abitato difficilmente era capitato di imbattersi in buste di rifiuti non ritirati - la stessa scrupolosità non può essere di certo riconosciuta all’amministrazione guidata dal sindaco Bruno Rosi.  
 
Sono molti infatti i nodi logistici, emersi in particolare nell’ultimo periodo, che hanno causato ingenti problemi al sistema di riciclaggio. Condizioni che - al di là dei disagi registratisi nella discarica di Pianopoli - hanno praticamente determinato il fallimento di tutte le innovazioni più salienti introdotte nel novembre di due anni fa dal progetto “differenziAmo Serra San Bruno” fortemente voluto dall’amministrazione comunale: i sacchetti colorati distinti in cinque differenti tonalità a cui sarebbero dovute corrispondere le diverse tipologie di rifiuti (giallo per la carta, nero per l’umido, verde per il vetro, grigio per l’indifferenziata, azzurro per plastica ed alluminio) sono stati irreperibili per diversi mesi, pare, bloccati nel centro vendita della ditta fornitrice che non avrebbe ricevuto adeguate garanzie sui tempi di pagamento; il sistema on-line per il controllo dei flussi dei rifiuti da  tempo non riporta più correttamente la quantità riciclata da ogni cittadino (identificabile grazie ai 2.700 codici a barre corrispondenti ad ognuno dei nuclei familiari), infatti - nonostante l’alacre lavoro svolto dai dipendenti preposti alla funzione - non c’è alcuna corrispondenza tra i dati riportati sul portale internet ed i codici incollati concretamente dai cittadini sulle buste (probabilmente i lettori ottici per la tracciabilità dei rifiuti funzionano poco e male); visto che risulta impossibile consultare la quantità di differenziata prodotta da ogni famiglia è saltato - di conseguenza - anche il tanto decantato sistema di premialità per quei residenti che «più differenziano più risparmiano» (ciò nonostante, di recente, siano stati lanciati - con una timida delibera di giunta - un centinaio circa di buoni spesa del valore di 50 e 30euro per gratificare i cittadini più virtuosi, ma al momento non è dato sapere se e a quale famiglia siano stati assegnati e poi, soprattutto, secondo quale presupposto). Una raccolta differenziata “fantasma”, quindi, soprattutto perché - come testimoniano le foto che alleghiamo di seguito e che mostrano le condizioni dell’isola ecologica a sole 48 ore prima del sequestro - i rifiuti differenziati nelle abitazioni dei cittadini, venivano poi indiscriminatamente ammassati fra di loro all’interno e all’esterno dell’impianto di deposito. 
 
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