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Ci sono anche le rivelazioni che la collaboratrice di giustizia Loredana Patania - nipote del capo dell'omonimo clan Fortunato, ucciso nel settembre del 2011 dalla cosca rivale dei Piscopisani - ha rilasciato nel lontano 2012 a far luce sul profilo di Nazzareno Salerno, il consigliere regionale arrestato stamane nell'ambito dell'operazione condotta dalla Dda di Catanzaro in merito all'inchiesta sulle presunte ingerenze della ‘ndrangheta nella gestione dei fondi Ue.
La stessa Patania, infatti, in quella occasione rese alcune dichiarazioni sull'appoggio elettorale fornito dal defunto boss Fortunato proprio a Salerno. In quegli anni – si legge nelle carte dell’inchiesta – vi era unità di intenti tra tutte le consorterie criminali e, di conseguenza, anche tra quella dei Patania ed il clan dei “Viperari”, capeggiato da Damiano Vallelunga, ucciso nel 2009 in un agguato a Riace, entrambi impegnati nella spartizione dei proventi illeciti derivanti dall'esecuzione dei lavori sull'autostrada Salerno-Reggio Calabria. «Altri appoggi dati a politici locali?», è la domanda rivolta nell'interrogatorio datato 14 dicembre 2012 alla collaboratrice di giustizia. «Sì, a Nazzareno Salerno. Alla Provincia mi pare che è salito. Due anni fa, due o tre anni fa. Praticamente mio zio (Fortunato, ndr), gli ha raccolto i voti. Infatti, un giorno hanno organizzato una cena, un pranzo alla Colonnina, dove c'erano un due-trecento persone, di cui erano tutti voti per Nazzareno Salerno sicuri. E mio zio praticamente gli ha raccolto questi voti. Non so però a quale scopo, sicuramente doveva essere qualche tornaconto, però non so le motivazioni vere e proprie. Però ecco...lo ha aiutato con i voti e quindi lo ha fatto salire alla Provincia». «In realtà, però – si legge nell'ordinanza – sebbene la Patania riferisca di elezioni provinciali, il riferimento specifico all'arco temporale (“due o tre anni fa, le dichiarazioni sono del 2012), consente di comprendere che si trattasse delle elezioni regionali in cui, effettivamente, Salerno per la prima volta viene eletto consigliere regionale».
A chiamare in causa il politico serrese, però, c'è anche un altro collaboratore di giustizia, Andrea Mantella: «Io mi ricordo negli anni passati che Nazzareno Salerno, un onorevole diciamo della politica e tramite Damiano Vallelunga chiese appoggio su Vibo Valentia a noi intesi come clan Lo Bianco di votarlo e noi abbiamo passato la parola ai vari clan, cioè Carmelo Lo Bianco e Pizzini...In cambio dell'appoggio elettorale ci diede dei soldi e dei posti di lavoro sia all'interno dell'ospedale di Vibo Valentia e sia ai depuratori. Mi attivai anch'io in prima persona essendo, credo, un esponente del clan Lo Bianco, io facevo parte della “società maggiore” del clan e quindi ero a conoscenza di tutti i particolari di una certa rilevanza criminale...». Per Mantella, inoltre, Nazzareno Salerno «era intimo amico di Damiano Vallelunga. So che alcune volte si sono visti in agriturismo lì a Spadola dove ci incontravamo pure noi con questo Nazzareno Salerno. So che gli hanno bruciato qualche macchina, hanno fatto qualche intimidazione, il clan dei “Viperari” alla parte avversa di Nazzareno Salerno per farlo desistere a imporsi contro Nazzareno Salerno...». Quest'ultimo, sempre a giudizio di Mantella, «si impegnava per conto degli amici degli amici, pure i fondi della Comunità europea, per prendere i fondi, queste cose qui sì...faceva fare delle pratiche...per prendere “inappropriatamente” i fondi dello Stato».
Secondo i giudici, «emblematica risulta, inoltre, la captazione di un dialogo fra Valeria Maria Grillo e Bruno Calvetta, nel cui contesto Grillo, riferito al Salerno, afferma: «Tanto, a me, di te, possono dire quello che vogliono, ma per quanto mi riguarda il rapporto tra me e te, non abbiamo affari, non abbiamo nessuno...io a te non...ti ho chiesto cose, non me le hai fatte, non me le hai potute fare, capisco che non le puoi fare, punto...non è dire che mi ammazzo...però devo dire che il rapporto è sempre garbato...poi c'è un rapporto familiare...non è che posso dire cose...cosa vuoi che ti dica? Le stesse cose dico di lui, con lui c'è un rapporto di più, perché facciamo politica insieme, gli ho dato una mano in campagna elettorale...gliela darò...quando lui ha qualche problema personale viene da me questo è il rapporto che ho, di straordinaria amicizia e affetto...poi per il resto, se lui fa frequentazioni che io non ho, non sono responsabile...».
Nel verbale del 22 gennaio 2014 anche il testimone di giustizia Pino Masciari individua Salerno come «soggetto vicino a Damiano Vallelunga».
Per i magistrati, insomma, il consigliere regionale di Forza Italia «ha dimostrato di essere endemicamente inserito in ambienti legati alla criminalità organizzata dei quali non disdegna di avvantaggiarsi per raggiungere i propri obiettivi egoistici: egli infatti, attualmente membro del Consiglio regionale della Calabria, ha costruito da quasi trent'anni un sistema di relazioni collaudato nei contesti delinquenziali, dimostrando di poter contare sempre sul loro appoggio».
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