Mercoledì, 13 Settembre 2017 09:09

Oggi Pasquale Andreacchi avrebbe compiuto 26 anni

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SERRA SAN BRUNO – Avrebbe dovuto godersi la giovinezza, come un qualsiasi altro giovane della sua età. E ancora: passare le giornate in compagnia di papà Salvatore, della madre Maria Rosa, delle sorelle, dei fratelli e dei suoi amati cavalli.

Pasquale Andreacchi, però, tutto questo non lo potrà mai più fare, perché da ormai 8 anni si trova lì, dentro quel loculo del cimitero di Serra San Bruno, dove i familiari si recano per fargli visita. Oggi il “Gigante buono” (era stato ribattezzato così non solo per la sua altezza ma, soprattutto, per la sua proverbiale timidezza e per i modi gentili) avrebbe compiuto 26 anni. Una data, questa, nella quale per la famiglia Andreacchi riaffiorano i ricordi, i momenti più belli vissuti assieme a Pasquale, scomparso nel nulla la sera dell’11 ottobre 2009, quando aveva da poco compiuto 18 anni, ed i cui resti furono rinvenuti due mesi più tardi, a dicembre, in un cassonetto dei rifiuti, in una zona alla periferia di Serra San Bruno.

Proprio la sera di quell’11 ottobre, dopo essersi ritirato dal maneggio in compagnia del padre Salvatore, Pasquale esce intorno alle 19 per comprare le sigarette in un tabacchino non molto lontano dalla sua abitazione. Quella sarebbe stata l’ultima volta che Pasquale usciva di casa, perché una volta uscito scompare nel nulla. La mattina seguente, la madre, Maria Rosa, non vedendo il figlio a letto, inizia a sentire parenti e amici per capire se qualcuno lo avesse visto, ma niente. I genitori, dunque, non riuscendo ad avere notizie, decidono di recarsi presso il locale Commissariato di Polizia per sporgere denuncia. Dalle attività investigative portate avanti dagli inquirenti – oltre ad alcune testimonianze che, alla fine, verranno ritrattate – è emerso un fatto di non poco conto: Pasquale, infatti, avrebbe acquistato un cavallo per festeggiare il suo ingresso nella maggiore età da un pregiudicato del luogo che, per il mancato pagamento, pare abbia minacciato più volte il giovane e i suoi familiari. Sospetti e nient’altro, anche perché da lì in avanti non è mai emerso nulla di concreto. Il 9 dicembre dello stesso anno, la notizia che tutti temevano: alcuni operai comunali trovano in un cassonetto un teschio umano con un foro da proiettile in fronte e un femore spezzato. Il 27 dicembre, poco distante dal cassonetto, un cacciatore trova altri resti umani: frammenti ossei e vestiti poggiati su una pagina di giornale. A gennaio, poi, con l’esame del dna ogni dubbio svanisce: quei resti appartengono proprio a Pasquale, picchiato brutalmente, fatto inginocchiare, ucciso con colpo di pistola in fronte e dato in pasto agli animali selvatici.

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