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Direttore responsabile: Bruno Greco
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Un rapporto dedicato allo studio epidemiologico dei siti contaminati della Calabria, frutto di un lungo percorso di collaborazione fra l’Istituto Superiore di Sanità (Iss) e la Regione Calabria, che traccia – per la prima volta – dati concreti rispetto alla quantità e alle cause delle morti sul territorio regionale.
L’ISS, in particolare il Dipartimento di Ambiente e Connessa Prevenzione Primaria, ha definito dei criteri e delle linee guida di riferimento per un utilizzo ottimale delle procedure di Analisi di Rischio da effettuare nel contesto dei siti contaminati che richiedono interventi di bonifica, analizzando nel rapporto diversi territori considerati critici, anche grazie all’ausilio di strumenti quali il progetto Sentieri e il progetto Miapi (quest’ultimo condotto grazie all’ausilio dell’Arpacal ed ancora in corso).
L’attenzione dell’Iss si è dunque concentrata sui territori di Crotone (dove è stato identificato un sito di interesse nazionale compreso nel triangolo Crotone-Cerchiara-Cassano); alcuni siti ricadenti nella provincia di Catanzaro (nei territori di Davoli e Lamezia Terme) e la vallata dell’Oliva (un fiume, nel Cosentino, che attraversa i Comuni di Aiello Calabro, Amantea, Cleto, Domanico, Grimaldi, Lago, Malito, San Pietro in Amantea e Serra d’Aiello). In tutti questi casi è emerso un eccesso significativo per le cause di morte rispetto al resto del territorio regionale.
Altro caso studio quello delle Serre Calabre, dove «appare ben documentata una sovra mortalità rispetto alla Regione Calabria alla quale concorrono in modo particolare i tumori totali e specialmente quelli gastrici». In relazione a ciò sono stati considerate, in particolare, due cause di contaminazione ambientali : «Un traffico internazionale illegale di scorie tossico-radioattive», emerse a seguito della desecretazione del “Dossier 588/3” e l’invaso dell’Alaco, il cui utilizzo «è messo in discussione alla luce di valutazioni contrastanti della qualità dell’acqua e dell’idoneità dell’impianto di potabilizzazione».
In esame vengono, dunque prese le mortalità di diversi decenni di studio, dal 1980 al 2012, sui casi sia di genere femminile che maschile, per fasce d’età dai 4 ai 99 anni. Il dato più preoccupante propone un trend che pare stia consolidandosi in particolare nell’ultimo decennio – dal 2003 al 2012 – con, sul territorio di Serra San Bruno, analizzati 481 casi di mortalità generale, dei quali 122 per tumori. Insomma, negli ultimi anni ogni quattro persone decedute una è morta per tumore, con particolare rilevanza all’apparato gastrointestinale.
Per visualizzare il dossier completo clicca qui (caso studio delle Serre Calabre da pagina 111 a 123).
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