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Direttore responsabile: Bruno Greco
Redazione: Salvatore Albanese, Alessandro De Padova
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Emergono nuovi particolari dall'operazione che stamane ha portato all'arresto di ben 44 persone nell'ambito della seconda tranche dell'inchiesta su "Mafia Capitale", l'organizzazione mafiosa diretta dall'ex Nar, Massimo Carminati. In base, infatti, a quanto riportato dal “Corriere della Calabria”, ci potrebbe essere anche il sostegno del clan Mancuso di Limbadi dietro le 45mila preferenze che l'ex sindaco di Roma, Gianni Alemanno, ha ottenuto alle ultime Europee con la lista Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale.
Almeno questo è quanto emergerebbe dall'ordinanza di custodia cautelare emessa dal giudice per le indagini preliminari di Roma, Flavia Costantini, su richiesta del procuratore aggiunto, Michele Prestipino e dei pm, Giuseppe Cascini, Luca Tescaroli e Paolo Ielo.
In particolare, Salvatore Buzzi, ras delle cooperative e uomo vicino a Carminati, avrebbe contattato Giovanni Campennì, ritenuto dagli inquirenti l'uomo di riferimento del clan Mancuso, proprio per i suoi rapporti con l'ex estremista nero, Carminati. Campennì, dunque, sarebbe stato contattato da Buzzi il quale, a sua volta, si sarebbe mosso proprio al fine di ottenere il sostegno dei Mancuso alla candidatura di Alemanno al Parlamento europeo.
Lo stesso Alemanno, sempre secondo quanto riportato sul “Corriere della Calabria” «sin dalla fine del mese di marzo 2014», si era rivolto proprio a Salvatore Buzzi per chiedere un aiuto alle Europee che, a sua volta, si sarebbe adoperato, riferendo tutto a Carminati il quale, dopo un incontro con l'ex sindaco di Roma presso gli uffici della Commissione Commercio «pe' la campagna elettorale ... una sottoscrizione e poi se candida al sud», riferisce il tutto a Campennì che, su richiesta di Buzzi, si sarebbe messo subito al lavoro alla ricerca di voti per – riferisce Buzzi a Campenni nel corso di una telefonata - «dare una mano all'amico Alemanno».
Buzzi, però, sa benissimo che quella telefonata potrebbe essere intercettata e, dunque, cerca in qualche modo di far passare quella richiesta come innocua: «Basta che non sia voto di scambio .... tutto è legale ... uno pò votà gli amici???!!!». E aggiunge: «... mica può venire li!!! Scusa ... no perché la circoscrizione è grandissima .... è Abruzzo .... Campania .... la Calabria .... Puglia .... Basilicata ..... come cazzo fa? ... èèè ....)». Campennì, dunque, dopo aver compreso il senso della richiesta di Buzzi, aderisce prontamente: «Va bene .... allora .... è qua la famiglia è grande ... un voto gli si dà")», specificando che avrebbe lasciato i contatti suoi e «degli altri amici ...» al comitato elettorale «cosi ve chiamano ...», ricordandogli che tale appoggio era rivolto a un «amico nostro...».
Sempre secondo quanto indicato nell'ordinanza cautelare, dunque, Salvatore Buzzi, dopo aver rassicurato Alemanno sul fatto che sarebbe intervenuto in suo aiuto, prometteva l'inoltro a Claudio Milardi, membro dello staff dell'ex sindaco di Roma, di una mail all'interno della quale c'erano i nomi di alcuni «amici del Sud». Nella mail, però, erroneamente, erano riportati i nominativi di tutti i lavoratori della cooperativa che, all'improvviso, si vedono ricevere telefonate a pioggia dallo staff di Alemanno. I lavoratori, dunque, cominciano ad indignarsi e da qui l'ambientale riesce ad intercettare una lunga conversazione che avrebbe consentito non solo di individuare gli uomini delle 'ndrine che si sarebbero attivati per l'elezione dell'ex sindaco di Roma, ma anche per svelare il rapporto privilegiato che c'era tra Salvatore Buzzi e la 'ndrangheta.
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