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Direttore responsabile: Bruno Greco
Redazione: Salvatore Albanese, Alessandro De Padova
Reg. n. 4/2012 Tribunale VV
Comincia male il 2014 per le ricchezze architettoniche di Serra san Bruno. Nella notte che dava l’inizio al nuovo anno - così come riferito da alcuni abitanti del rione - dei vandali hanno sfregiato irrimediabilmente uno dei monumenti più caratteristici della comunità serrese, la fontana di “Bonsignuri”. Così denominata, probabilmente, perché era originariamente parte integrante del complesso architettonico del palazzo di Monsignor Peronaci, vescovo di Umbriatico. Solo in seguito, quindi, il monumento sarebbe stato rimosso dalla facciate anteriore dell’edificio per essere dislocato al centro della piazza, sita nel cuore del centro storico di Serra San Bruno, nel rione “Terravecchia”.
Il danno - presumibilmente arrecato da ragazzini inconsapevoli dell’importanza dell’opera – ha interessato in particolare il rosone centrale in granito, al centro del quale è allacciato il tubo di sbocco dell’acqua. Nell’intercapedine erano infatti presenti resti di petardi, usati di sicuro nel periodo di capodanno. Per quanto il granito possa sembrare duro e resistente, non ha quindi retto all’onda d’urto provocata dall’esplosione.
Lo sfregio è passato inosservato a chi avrebbe dovuto vigilare sul patrimonio artistico e culturale di questo paese, una delle poche risorse che possono dare un consistente contributo allo sviluppo economico e sociale di un territorio ormai deturpato sotto ogni aspetto. Certo, non ci si può sorprendere della mancanza, visto che tutta la piazza versa in uno stato pietoso: l’incuria la fa da padrone, tanto che ci hanno pensato le recenti piogge a portare via un po' di sporcizia.
Palazzo Peronaci è uno degli edifici più antichi di Serra, risalente – si presume – al Seicento. Le fonti più antiche che ne parlano risalgono al marzo 1811, quando il viceré del regno di Napoli, Gioacchino Murat, inviò il suo capo di stato maggiore, il generale Manhes, a punire la popolazione di Serra per la morte di due ufficiali francesi, uccisi dai briganti. Manhes – secondo quanto riporta la “Platea” – alloggiò proprio a palazzo Peronaci. La punizione che il generale impose in tal caso alla popolazione fu esemplare, tanto che l’episodio fu riportato dal celebre Francesco Saverio Nitti nel suo saggio “Eroi e Briganti” e da Alexandre Dumas (padre), autore de “Il Conte di Montecristo”. La struttura architettonica del palazzo all’epoca era diversa, ma ancora oggi risulta semplice risalire a quella originale. Sicuramente distrutto dal terremoto del 1783, l'edificio fu ristrutturato e abbellito con un imponente portale e con vari elementi in granito, provenienti con buona probabilità dall'antica certosa, distrutta anch’essa dal sisma. Parte estetica essenziale dell’edificio era la fontana, all’epoca posta a ridosso di una parete dell’atrio del palazzo e successivamente spostata nella piazza, forse per fornire acqua agli abitanti del rione.
La fontana è probabilmente attribuibile all’architetto Biagio Scaramozzino, famoso in tutto il regno per le sue opere: collaborò con Vanvitelli alla realizzazione della Reggia di Caserta, a Serra progettò e realizzò la chiesa dell’Addolorata, la chiesa Matrice ed altre importanti opere. Scaramozzino aveva una sua inconfondibile firma, un simbolo che richiama chiaramente un organo sessuale femminile, che gli valse il nomignolo “Patacchella”. Un segno inequivocabilmente presente anche sulla fontana di “Bonsignuri”. Probabilmente anche il palazzo è annoverabile fra le sue opere.
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