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Direttore responsabile: Bruno Greco
Redazione: Salvatore Albanese, Alessandro De Padova
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L’obiettivo ultimo sarebbe quello di “sbancare” le primarie del prossimo 22 febbraio, appuntamento utile a eleggere il candidato a sindaco della coalizione di centrosinistra per le imminenti elezioni comunali di Vibo Valentia.
Questo sarebbe lo scopo degli accordi “trasversali” che negli ultimi giorni hanno acceso un insolito via vai negli uffici dell’Aterp della città di Monteleone. Perché proprio mentre la nuova giunta regionale, giovedì scorso, approvava la decadenza dei cinque commissari provinciali alla guida delle aziende per l’edilizia residenziale pubblica, negli uffici dell’Aterp vibonese si registravano strani movimenti, quasi come se qualcuno ne stesse approfittando per avviare in extremis le ultime contrattualizzazioni prima di abbandonare definitivamente la direzione dell’ente. Insomma, ora o mai più, perché in ballo ci sarebbero state assunzioni ed incarichi dispensate all’ultimo minuto, perfino nelle ore antecedenti alla seduta di Palazzo Alemanni, che si sarebbero concretizzate con la deliberazione di 32 contratti di collaborazione esterna per complessivi 250mila euro.
Durante la prima riunione della giunta regionale a cadere sono state le “teste” dei commissari e dei revisori dei conti delle cinque aziende provinciali che si occupano dell'edilizia residenziale pubblica. Ma secondo le indiscrezioni emerse da più testate, in prossimità della seduta d'esordio dell’esecutivo guidato da Oliverio, all’Aterp di Vibo sarebbero stati reclutati i nuovi assunti che già una settimana prima avevano effettuato dei colloqui di lavoro. Risulta quantomeno anomala, dunque, la perfetta sincronia tra i due fatti: le nuove assunzioni effettuate proprio in contemporanea all’estromissione del management dell’ente ed in particolare del commissario straordinario Tonino Daffinà, uno dei massimi esponenti di Forza Italia nella città capoluogo di provincia.
Ma i fatti, oltreché al berlusconiano, vedrebbero coinvolti anche molti altri referenti politici in un “tutti insieme appassionatamente” capace di spaziare sull’intero scenario politico, dagli azzurri fino al Partito democratico, passando chiaramente dai centristi dell’Udc. Pietro Comito, direttore di LaCnews24 spiega come tra gli altri emerga, ad esempio, «il nome di Armando Mangone, ex vicesindaco di Mileto, sciolto per mafia e dichiarato incandidabile da una sentenza della Corte d'Appello di Catanzaro all'epilogo di un procedimento avviato dal Ministero dell'Interno». Mangone, figura di spicco del Partito democratico militese, è pero in buona compagnia. Tra le trentadue nomine fresche, sempre in stretta orbita democrats, emerge anche il nome dell’ingegnere Giovanni Russo, consigliere comunale di Vibo Valentia, ma pure quello di Filippo Lo Schiavo, anche lui consigliere comunale eletto però in quota Udc. «E poi – aggiunge Comito – c'è chi è più o meno vicino a Forza Italia, più o meno affine o imparentato con questo o quell'amministratore locale». Tutti assunti per un progetto che sarebbe durato due anni, rinnovabile a scadenza di ogni sei mesi. Ma resta, per molti, il sospetto che le infornate dell’ultima ora siano soprattutto una piattaforma utile a rafforzare il fronte a supporto di qualcuno dei candidati alle primarie di fine febbraio e, poi, presumibilmente, alle elezioni amministrative di maggio, quando i cittadini saranno chiamati a rinnovare l’assise comunale vibonese.
E visto che si parla chiaramente di primarie di centrosinistra; vista l’appartenenza politica del commissario Daffinà; vista anche quella del componente di commissione Giuseppe Raffele (candidato in quota Udc-Ncd alle recenti elezioni di “secondo livello” per l’elezione del presidente della Provincia di Vibo), l’ipotesi che più si sta facendo strada in queste ultime ore è che dietro ci sia un’allegra “combriccola” trasversalista. Strane cronache, dunque, animano gli uffici dell’Aterp vibonese, di certo non nuova ai paradossi, come – riporta il Corriere della Calabria – quello di acquistare la sede dell’ente vibonese per la modica cifra di 2,8 milioni di euro, proprio quando ormai la legge regionale 24/2013 aveva stabilito che le cinque Aterp provinciali sarebbero state accorpate in un'unica azienda regionale. Spese per le quali si è attinto da un tesoretto di 150 milioni di euro costituito dai fondi ex Gescal, accumulato per anni grazie alle trattenute dalla busta paga dei lavoratori dipendenti. Una somma che, piuttosto, sarebbe dovuta servire per la realizzazione di alloggi da destinare alle famiglie svantaggiate, la ristrutturazione di edifici esistenti o per l'esproprio dei terreni su cui edificare nuove case popolari.
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