La trattativa – che sembrava nei giorni scorsi ormai definitivamente saltata – pare si sia inaspettatamente riaperta oggi, durante la discussione, l’ennesima, effettuata a Roma. Durante il vertice odierno si sarebbero, infatti, ribaltate le condizioni, con il gruppo Abramo, finalmente convinto ad ammorbidire la propria posizione. Un cambio di passo che potrebbe aprire uno spiraglio di “salvezza” anche per gli operatori dei centri periferici di Serra San Bruno e Stefanaconi, afferenti proprio alla sede centrale di Lamezia.

Durante l’ultimo vertice capitolino, quello del 31 marzo scorso, la trattativa – al contrario di quanto era avvenuto per il ramo aziendale di Rende – non sembrava fosse ormai orientata verso una risoluzione positiva fra le parti, con la Abramo in procinto di abbandonare il tavolo ed inviare formale lettera ai commissari per ufficializzare il ritiro dell’offerta formulata già diversi mesi prima. Cosa che avrebbe portato alla chiusura definitiva della negoziazione ed al licenziamento di tutti i lavoratori. Ora invece, secondo quanto fatto emergere dalla Uilcom Calabria per bocca del referente Stefano Caparotta, la Abramo avrebbe riaperto il dialogo, decidendo tra martedì e mercoledì prossimo di «avviare un’indagine con i vari committenti per verificare un eventuale aumento dei margini per sostenere la spesa dell’intero ramo dell’azienda una volta acquisita».

Soddisfazione, dunque, almeno per il momento, per i passi in avanti fatti. Lo stesso Caparotta si è inolotre dichiarato ottimista rispetto «alla chiusura dell’accordo con Abramo», che dovrebbe salvaguardare, si spera, anche la posizione dei lavoratori delle sedi periferiche, ciò nonostante nel corso dell’incontro i potenziali acquirenti abbiano posto l’accento sulle perdite annuali legate all’eccessivo costo del lavoro.

Il prossimo appuntamento per la definizione di un ipotesi di accordo è stato dunque fissato per il 16 aprile. Ciò non significa che la partite sia stata vinta, ma che quantomeno è riaperta e rimane ancora tutta da giocare anche per i lavoratori di Serra e Stefanaconi.